XI Giornata Braille: chi era Braille, come nasce il metodo? Intervista esclusiva a Gianluca Rapisarda

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In occasione della Giornata Nazionale del Braille, evento giunto alla sua XI edizione e celebrato il 21 febbraio di ogni anno ai sensi della Legge 126 del 2007, il nostro Giornale rende omaggio al grande “genio” di Louis Braille, con un’intervista al Direttore scientifico dell’I.Ri.Fo.R. dell’UICI Gianluca Rapisarda.

Chi era Louis Braille?

“Louis Braille nacque a Coupvray, un villaggio non lontano da Parigi, il 4 gennaio 1809. A tre anni, giocando nel laboratorio paterno, il bambino si ferì gravemente ad un occhio con una lesina che gli procurò un’infezione che, propagandosi rapidamente anche nell’altro occhio, lo portò alla cecità assoluta.

A dieci anni, egli fu accolto nell’Istituto Reale per i Giovani Ciechi (Institut National des Jeunes Aveugles – INJA) di Parigi, fondato dal benefattore Valentin Haüy nel 1784.”

E fu proprio all’INJA di Parigi che Braille creò il suo geniale metodo di letto-scrittura. Non è vero?

“Esattamente. In quel tempo, il piccolo mondo dell’Istituto parigino fu emotivamente conquistato dall’invenzione di un ex ufficiale di artiglieria, Charles Barbier de La Serre, il quale aveva ideato un sistema di scrittura, che egli chiamò scrittura notturna, costituita da punti in rilievo che, secondo lui, avrebbe consentito ai militari di leggere al buio, per non essere individuati dai nemici.

Barbier pensò di far testare la sua invenzione agli allievi dell’Istituto per i ciechi di Parigi, che accolsero con entusiastico interesse l’esperimento, tant’è che alcuni di loro (e tra questi Louis Braille)iniziarono addirittura una corrispondenza con Barbier, utilizzando il suo laborioso sistema ed adeguandolo sempre più alle esigenze tattili dei disabili visivi.”

Quando nacque esattamente il metodo Braille?

“Eravamo nell’anno 1825. Braille aveva appena sedici anni ed il suo sistema a 6 punti a rilievo poteva dirsi virtualmente compiuto.

Nel 1829, egli pubblicò: “Procedimento per scrivere le parole, la musica e il canto corale per mezzo di punti in rilievo ad uso dei ciechi ed ideato per loro”.

Si tratta dell’opera con la quale egli faceva conoscere la scrittura da lui inventata e che è quella ancora oggi utilizzata dai ciechi di tutto il mondo.”
Qual è l’importanza del metodo Braille nell’odierna società digitale?

“I nuovi strumenti tecnologici hanno sicuramente innalzato il livello dell’autonomia delle persone con disabilità visiva (basti pensare alle sintesi vocali ed alle barre Braille per i PC ed agli smartphone con sistemi vocali).
Tuttavia, nei miei interventi, io sottolineo sempre l’aspetto “complementare” degli ausili tecnologici, che non potranno mai prendere il posto e soppiantare l’insostituibile ruolo primario di “alfabetizzazione” svolto dal Braille per i non vedenti.

Rammento infatti ai tanti genitori e docenti per il sostegno che sostengono che il sistema Braille è ormai superato (e per questo, tra l’altro, troppo spesso ne giustificano la loro “deleteria” non conoscenza) che immaginare una persona (e dunque anche un non vedente) che non possieda un suo codice di letto-scrittura è impossibile. A loro e non solo ricordo invece che lo straordinario sistema di letto-scrittura inventato da Louis Braille ha consentito ai ciechi di uscire dalla “preistoria”, ovvero di leggere, scrivere e lavorare, partecipando ed includendosi attivamente nella vita culturale della società.”

Quest’anno, le vostre iniziative “celebrative” della Giornata del Braille saranno prevalentemente destinate ai giovani. Per quale motivo?

“Ricordare oggi l’attualità e l’importanza storica e culturale della figura di Louis Braille e della sua eccezionale “invenzione” soprattutto tra le studentesse e gli studenti degli Istituti di ogni ordine e grado può certamente servire per sedimentare nella loro coscienza e nella loro sensibilità una nuova e costruttiva “cultura” della disabilità e dell’inclusione, nella speranza che essa, dai banchi di scuola, si propaghi in tutta la società, rendendola finalmente “for all”.

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