Telecamere in classe, c’è disegno di legge Lega. Toccafondi: giacobinismo portato ghigliottina giacobini

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La deputata della Lega Elena Murelli, relatrice del provvedimento sulla videosorveglianza a circuito chiuso nelle scuole e nelle Rsa approvato oggi alla Camera, è intervenuta per commentare la proposta di legge.

“Chi maltratta, abusa o violenta ci fa schifo e va sbattuto in galera. A maggior ragione chi lo fa a danno dei soggetti più deboli come minori, disabili e anziani. Con l’approvazione di questo provvedimento abbiamo compiuto un atto di responsabilità verso questi soggetti più indifesi. Per maltrattamenti, abusi e violenze intendiamo anche quelli di natura psicologica: un crimine tanto grave quanto odioso che va contrastato il più possibile con misure deterrenti. Ben venga dunque l’obbligo di videosorveglianza a circuito-chiuso nelle scuole e nelle Rsa, sia pubbliche che private. Le famiglie hanno diritto di avere tutte le garanzie sulla sicurezza dei propri cari nelle strutture in cui vengono affidati”.

“La pdl – spiega l’esponente leghista- disciplina la raccolta di dati utilizzabili a fini probatori in sede di accertamento e regolamenta l’utilizzo rigoroso di sistemi di videosorveglianza per garantire la protezione della privacy. L’utilizzo di webcam è vietato. Inoltre, fermo restando quanto previsto dalla normativa sul sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino al termine della scuola dell’infanzia, il provvedimento delega il Governo sulla formazione obbligatoria iniziale e permanente del personale impiegato in queste strutture e sulla definizione di modalità della valutazione attitudinale per l’accesso alle professioni educative e di cura”.

Commenta anche Gabriele Toccafondi, deputato di Civica Popolare: “Il giacobinismo alla fine ha portato sulla ghigliottina gli stessi giacobini, per questo il buon senso è sempre preferibile alla demagogia”.

“La proposta di legge votata alla Camera – spiega il parlamentare fiorentino – ha molti punti positivi: dalla formazione alla valutazione, dai concorsi e quindi dalla selezione alle verifiche sulle strutture. Ma l’art. 5 della legge prevede la possibilità di installare telecamere in ogni stanza e angolo delle strutture. Una risposta costosissima e impraticabile che non aiuta e non risolve i problemi di sicurezza. Meglio, molto meglio lavorare ed investire su formazione, selezione, controlli. Non possiamo permetterci di far decadere nel sospetto permanente i rapporti fra familiari dei bambini e degli anziani e insegnanti e operatori”.

“Per affrontare il tema reale dei maltrattamenti in strutture per infanzia e anziani non dobbiamo usare la demagogia giacobina, ma il buonsenso. Serve serietà e serve investire sulle strutture e sulla selezione e formazione degli educatori e operatori che non possono essere considerati dei criminali da tenere costantemente sotto i riflettori, ma professionisti da aiutare e seguire nel loro lavoro quotidiano” conclude Toccafondi.

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