Verso un nuovo ruolo per gli insegnanti di sostegno

Di Lalla
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di Francesco Iesu* – Da sostegno dei disabili a consulenti socio-psico-pedagogici per tutte le diversità.

di Francesco Iesu* – Da sostegno dei disabili a consulenti socio-psico-pedagogici per tutte le diversità.

La Scuola del terzo Millennio, nell’era della globalizzazione planetaria che si manifesta in ogni campo, da quello politico a quello economico, da quello lavorativo a quello culturale, non può non avere riflessi significativi anche nella sua stessa organizzazione, in quanto le nostre scolaresche non sono più formate da soli alunni italiani, ma anche da alunni provenienti da altri Paesi e da altre culture.

La Scuola del terzo Millennio, quindi, deve creare una cultura di comprensione, accettazione, valorizzazione ed integrazione di tutte le differenze e le diversità, non solo di quelle dettate da condizioni fisiche, psichiche o sensoriali (disabilità organiche), ma anche da quelle dettate da condizioni relazionali (svantaggi affettivo-familiari, specialmente dei ragazzi e minori in affido), da condizioni sociali (disagi che portano alle tossicodipendenze), da condizioni di cittadinanza (immigrati extra comunitari), da condizioni economiche (povertà, disoccupazione), da condizioni etniche(profughi provenienti da Paesi dilaniati da guerre civili), da condizioni religiose (islamismo, buddismo, ebraismo, ecc), da condizioni di razza (nera, gialla, ecc) e da quant’altro.

Dobbiamo finalmente convincerci che le diversità non esistono nei diritti, uguali per tutti, ma nei bisogni, differenziati secondo, le esigenze, i ritmi e le caratteristiche personali. Pertanto, il nuovo slogan didattico vincente dovrebbe essere: Educare differentemente per integrare tutte le differenze.

Se, dunque, la cultura e la metodologia dell’integrazione di tutte le diversità deve diventare concretamente un patrimonio comune per tutti i docenti, va necessariamente rivista la figura ed il ruolo dei docenti di sostegno. Sarebbe un grave errore continuare ad utilizzarli per la sola integrazione dei disabili, quando tutti gli insegnanti di ogni ordine e grado dovrebbero trovare nella propria formazione professionale quegli elementi pedagogici, sociologici, didattici e psicologici che consentano loro di realizzare interventi mirati ed efficaci per integrare ogni tipologia di diversità.

D’altronde, già con la legge 104/1992, i docenti di sostegno hanno assunto la contatitolarità delle sezioni e delle classi in cui operano, partecipano alla programmazione educativa e didattica, alla elaborazione e verifica delle attività di competenza dei consigli d’interclasse, dei consigli di classe e dei collegi dei docenti. Ciò comporta che essi, oltre a valutare gli alunni disabili, debbono valutare tutti gli alunni della classe, ponendo così fine alla vetusta prassi di considerarli assegnati solo ai disabili.

Del resto già oggi il docente di sostegno per i disabili non rappresenta più l’unica figura professionale nuova.

Da tempo, infatti, la scuola, oltre agli insegnanti specializzati per il sostegno ai disabili, utilizza :
– i docenti referenti per la prevenzione degli alunni dalle tossiche dipendenze, nell’ambito dell’educazione alla salute;
– i docenti per realizzare programmi di prevenzione e recupero della dispersione scolastica e degli insuccessi formativi (DI.SCO);
– i docenti per attività di sostegno e di integrazione per assicurare la formazione scolastica dei figli dei cittadini comunitari residenti in Italia, di quelli extracomunitari e dei figli degli emigrati italiani che tornano in Italia, ai sensi del T.U. n.297/1994;
– i docenti per le “funzioni obiettivo”, una delle quali riguarda specificamente il coordinamento delle attività di compensazione, integrazione e recupero per gli alunni, nonché per la programmazione delle le attività connesse al POF.

Corriamo, quindi, il rischio di vedere assegnati ad una sola classe o a taluni alunni tanti docenti, specialisti o non, quante sono le diversità.

L’integrazione di tutti gli alunni, a vario titolo emarginati, deve diventare invece un impegno indivisibile di tutto il sistema scolastico integrato, in modo che ogni docente sia responsabile dell’integrazione di tutti, anche dell’ultimo dei suoi alunni. La figura del docente di sostegno, dunque, isolato nello svolgimento dei propri compiti ed unico delegato dell’integrazione, in quanto specializzato, non può essere più sostenuta. Ciò, però’ non significa che l’azione educativa di tutti i docenti a favore degli alunni “diversi” non abbia necessità di un sostegno o aiuto. L’ipotesi di un superamento della figura del docente di sostegno a se stante, che consente anche agli altri docenti l’assunzione e la gestione diretta di tutte le problematiche educative, comprese quelle collegate all’handicap psicofisico, deve comprendere la creazione di nuove figure di docenti specializzati, con compito di sostegno socio-psico-pedagogico a tutte le scuole, per affrontare e risolvere qualsiasi difficoltà di apprendimento, legata a disabilità o a disagio di varie cause.

Queste figure offriranno organicamente una particolare “consulenza” a tutti gli altri docenti ed alla scuola tutta, il sostegno necessario a tutti gli alunni “lenti ad apprendere”, in un’ottica che non privilegi unicamente l’integrazione dei portatori di handicap.

Si potrà, così, finalmente realizzare l’obiettivo prefisso dal Ministero, fin dagli anni 80, allorché si ravvisò la necessità di far entrare nella Scuola gli operatori psico-pedagogici con il compito di affrontare i problemi psico-pedogogici dell’età evolutiva, con le leggi n.270/82 , 426/1988 e 148/1990.

La prima, all’art. 14 prevedeva l’utilizzazione di docenti in attività didattico-educative e psico-pedagogiche di sostegno e di recupero scolastico per alunni non portatori di handicap, ma che, per ritmo di apprendimento o per situazioni scolastiche, psicologiche, familiari particolari, avessero uno scarso rendimento scolastico: erano intese come arricchimento dell’azione educativa, avente il fine di ampliare il campo degli interessi degli alunni.

La legge n.426/88, all’art. 5, prevedeva l’utilizzazione nella scuola dell’obbligo del personale docente per le attività di operatore tecnologico ed operatore psicopedagogico elaborate dal collegi dei docenti nell’ambito della programmazione educativa. Si trattava di due figure professionali trasversali agli altri insegnamenti: la prima, quali esperti dei linguaggi multimediali e logico-simbolici sui quali si fondono le specifiche applicazioni delle strumentazioni audiovisive ed informatiche; la seconda quali esperti delle interazioni comunicative e relazionali, che dovevano analizzare, elaborare e diffondere documentazione psicopedagogica e didattica, per progettare piani e modelli di aggiornamento, di sperimentazione strutturale e metodologico-didattica, di ricerca e di documentazione educativa.

La legge n.148/90 prevedeva per la prima volta interventi di esperti in campo psico-pedagogico in favore degli alunni stranieri, in particolare per quelli provenienti da Paesi extra comunitari.

Ma tali norme non sono mai state compiutamente applicate, per assoluta mancanza di docenti di ruolo, nei rispettivi ordini di scuola, in possesso dei titoli specifici o, comunque, non disposti ad accettare tale oneroso incarico, né a perdere la titolarità della sede.

A questo punto, sembra opportuno richiamare uno slogan del movimento femminile, oggi di moda: “ Se non ora, quando” si provvederà ad eliminare tali inadempienze normative? Speriamo che i nuovi governanti rispondano : “Adesso!”.

Se, però, l’attuale crisi finanziaria del bilancio statale rende impossibile, nell’immediato, provvedere al reclutamento diretto di “psicologi”, almeno si avvii il discorso nel senso auspicato, privilegiando, nell’organizzazione dei prossimi Tirocini Formativi Attivi che le Università si accingono ad istituire per le abilitazioni all’insegnamento, gli insegnamenti delle materie psico- pedagogiche e di didattica speciale.

All’uopo mi sembra opportuno far presente che l’Ordine Nazionale degli Psicologi ed il Comando Generale della Guardia di Finanza, già nel 2009, hanno stipulato un Protocollo d’intesa finalizzato all’organizzazione di seminari per i militari, al fine di garantire un sostegno psicologico contro il loro stress lavorativo. Se i finanzieri sono stressati dagli “evasori” fiscali, per cui hanno bisogno dello psicologo, figuriamoci quanto sia necessaria tale figura per gli stessi docenti, stressati in modo più pesante dai molti “Bulli” presenti in molte scuole.

Nel nuovo, più articolato e più complesso ruolo professionale di “consulenti socio-psico pedagogici” potranno rientrare a testa alta anche gli insegnanti attuali di sostegno”, ponendo fine al loro isolamento ed alla sindrome del bourn-out che li ha sempre colpiti, perché essi hanno già approfondito, sia nei corsi biennali di specializzazione gestiti da Enti all’uopo autorizzati, sia in quelli gestiti direttamente dalle Università, oltre agli studi nell’area delle minorazioni cliniche, anche quelli dell’area pedagogica, psicologica, sociologica, metodologica e didattica, talché hanno ampiamente acquisito le esperienze necessarie nella conoscenza dell’animo umano, nella costruzione di moduli didattici integrati, nell’utilizzo di modalità operative interdisciplinari e multimediali.

*(ex provveditore agli studi, consigliere ministeriale ed ispettore centrale – grande ufficiale al merito della Repubblica)

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