Veneto chiede autonomia scuola e finanziamenti in base a imposte regionali

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L’autonomia in Veneto anche in tema di scuola sarà oggetto delle riunioni del Consiglio dei ministri previste a partire già da questo mese.

Secondo indiscrezioni di stampa, sarà un disegno di legge a dare la luce ai maggiori poteri alle Regioni.

Il vice presidente del Consiglio, Luigi di Maio, ha confermato che “l’autonomia del Veneto si deve dare il prima possibile, perché i veneti hanno votato un referendum che non deve essere disatteso“.

Fra le competenze che si vogliono trasferire alle Regioni, nella visione del Governo legastellato, c’è anche quello che riguarda il settore dell’istruzione.

All’inizio di ottobre sembrava che l’istruzione sarebbe stata spezzettata. A lanciare l’allarme era stato l’assessore al Bilancio, al Lavoro e alle Attività Produttive del Comune di Napoli, Enrico Panini, con un annuncio su Facebook.

Poche settimane dopo, è un altro assessore ad aggiungere particolari, ma con una lettura opposta. In un’intervista, l’assessore regionale dell’Istruzione, Elena Donazzan, asseriva che la strada era quella di far passare l’intero organico scolastico alle dipendenze della Regione, nel rispetto del risultato referendario promosso in Veneto e Lombardia.

Nella visione del Governo, la regionalizzazione si pone la finalità di trasferire le competenze dell’istruzione alla Regione, secondo quanto previsto dall’articolo 116 della Costituzione.

Ad aggiungere particolari era stato anche il ministro Bussetti, secondo il qualeL’aspetto positivo  è che le due regioni promettono di mettere più risorse per gli stipendi degli insegnanti”.

A smentire le voci che gli insegnanti sarebbero diventati dipendenti regionali è stata la senatrice pentastellata, Bianca Laura Granato. In un’intervista ha affermato che “Nessun docente dipenderebbe dalle regioni, ma sempre dallo Stato non ci sarà differenza nel sistema di reclutamento. L’autonomia è un contenitore, bisogna vedere cosa si mette, magari più efficienza“. Ammetteva però che i docenti del Nord avrebbero potuto avere stipendi più alti.

A distanza di pochi giorni da quell’intervista è emerso un altro particolare: i fondi pubblici per la scuola potrebbero essere distribuiti in relazione al livello delle imposte regionali e non più sulla base del numero degli alunni.

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