Valutazione insegnanti: migliorare gli insegnamenti o gli apprendimenti?

Di Lalla
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di Vincenzo Pascuzzi – «Comincerei con una domanda: qual è il principale obbiettivo della valutazione degli insegnanti? La risposta sembra ovvia: innalzare la qualità media dell’insegnamento e quindi della scuola». Così esordisce l’intervento che il prof. Giorgio Ragazzini, a nome del “Gruppo di Firenze”, ha svolto il 16 marzo scorso al convegno “Qualità, merito e innovazione nella Scuola, un traguardo per la Nazione”, promosso
dalla Fondazione Liberamente (cioè dalla stessa ministra Gelmini che perciò ha giocato in casa).

di Vincenzo Pascuzzi – «Comincerei con una domanda: qual è il principale obbiettivo della valutazione degli insegnanti? La risposta sembra ovvia: innalzare la qualità media dell’insegnamento e quindi della scuola». Così esordisce l’intervento che il prof. Giorgio Ragazzini, a nome del “Gruppo di Firenze”, ha svolto il 16 marzo scorso al convegno “Qualità, merito e innovazione nella Scuola, un traguardo per la Nazione”, promosso
dalla Fondazione Liberamente (cioè dalla stessa ministra Gelmini che perciò ha giocato in casa).

Quindi – dice Ragazzini – valutare gli insegnanti serve per migliorare gli insegnamenti. Ciò è di sicuro consequenziale e, a prima vista, sembra anche logico, utile e risolutivo. Ma solo a prima vista. Intanto non è né esaustivo né prioritario. Vediamo perché.

Quando c’è un qualsiasi problema, prima questo deve essere identificato, analizzato e studiato e poi se ne cerca la soluzione. Ugualmente quando c’è una malattia, viene prima la diagnosi, poi la terapia.

Ora è convinzione comune che la scuola italiana non funzioni in modo adeguato e soddisfacente. E la riprova sta principalmente: 1°) negli scarsi apprendimenti degli alunni (testimoniati anche da indagini internazionali) e 2°) nell’alta percentuale di abbandono o dispersione scolastica (è intorno al 20%). Ci sono anche altri aspetti ma meno importanti dei due indicati.

Allora il problema prioritario è – non c’è dubbio – come migliorare gli apprendimenti e ridurre gli abbandoni. Gli studenti devono cioè essere aiutati, indotti (magari e al limite anche costretti, secondo chi crede nella efficacia della severità e delle bocciature) a studiare di più, a ottenere voti più alti, a migliorare le loro performance, e a non abbandonare la scuola anzi tempo. La “valutazione degli insegnanti” viene dopo e più che terapia è parte della diagnostica, assomiglia a un termometro che, di per sé, non fa calare la febbre, non cura e non guarisce. “Innalzare la qualità media dell’insegnamento” può essere una terapia, meglio una delle terapie o una parte dell’approccio terapeutico complessivo.

Vediamo allora in che modo e con quali azioni potrebbero migliorare gli apprendimenti degli alunni. Si potrebbe agire su quattro aspetti: alunni, docenti, didattica e ambiente scolastico.

1) gli alunni potrebbero essere assistiti, controllati, motivati maggiormente:

con idonei corsi o altre attività di recupero sia durante la normale attività didattica che nei mesi estivi;
con dopo-scuola assistiti; scuola aperta tutto il giorno, tutti i giorni, tutto l’anno, sabato e domenica compresi;
con iniziative innovative di assistenza e verifica didattica individuale a distanza, via internet e via telefono;
con lezioni multimediali registrate;
limitando gli alunni per classe a 18 o 24, invece dei 30 o anche 35 attuali (consideriamo che il 31°alunno ha cinque file di compagni davanti!);

2) i docenti potrebbero certamente migliorare la qualità delle loro lezioni:

con periodici corsi di aggiornamento – a cura del Miur – sulle discipline e sulla didattica;
se le classi fossero – come già detto – meno affollate;
se venisse assicurata continuità didattica e stabilità dei docenti stessi: già solo assorbendo tutti gli insegnanti precari migliorerebbero sicuramente sia gli
insegnamenti che gli apprendimenti;
se le retribuzioni venissero allineate alle medie Ue, in quanto la professione docente diventerebbe più interessante e appetibile anche per i migliori laureati;

3) la didattica dovrebbe venire innovata e attualizzata:

con lezioni supportate da attrezzature multimediali;
con adeguati laboratori;
con possibilità di scelta delle materie non fondamentali;
con opportune flessibilità;

4) gli ambienti scolastici adeguati e gradevoli:

prima di tutto a norma;
spaziosi, puliti, illuminati, porte e finestre non disastrate;
servizi igienici efficienti, puliti,accuditi e sorvegliati;
biblioteche, palestre, …

Gli aspetti indicati nei quattro punti detti richiedono scelte, programmazione, finanziamenti. Al contrario, la scuola italiana sta andando nella direzione opposta in quanto è destinataria di ingenti e assurdi tagli imposti dal governo, la ministra Gelmini non dispone assolutamente di risorse economiche e deve risparmiare, anzi tagliare, tagliare, tagliare. È quello che sta facendo e la meritocrazia sbandierata non è altro che un inganno, un diversivo, un paravento, una cortina fumogena.

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