Una tranquilla mattina in classe, ripasso di storia… Lettera

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Alfonso Indelicato – Dunque si tratta di ripassare il ’48 in vista della verifica di domani. Poche cose sono più noiose di un ripasso (forse le correzioni delle verifiche) e così mi metto a fare domande dal posto, risvegliando i giovanotti della mia lV AC dal sonno dogmatico della quinta ora, inferiore soltanto a quello della sesta e della prima (non suoni strano quest’ultima: non devono riprendersi dalle gozzoviglie notturne?).

In poche parole nella IV AC si può far lezione dalla seconda alla quarta ora, e quindi,  essendo come dicevo poche cose meno noiose di un ripasso, ecco che li scuoto fuori con la mia mitragliata di domande.

– Il ’48 viene chiamato la primavera dei po …, dei po …, dei po …? –

Non è una gran domanda, ma mi serve per scaldare l’ambiente. Silenzio. Matteo con il testone chino sul banco nemmeno fa cenno di avermi sentito, Vlad giochicchia col cellulare more solito, Lorenzo mi guarda di  sbieco dall’ultimo banco. Di sbieco, sì, come se quella domanda fosse un affronto personale rivolto a lui solo.

– … Dei polli!  – grida all’improvviso Kadijia.

Ora, voi non dovete pensare che la lV AC sia una classe di minus habentes. La spiegazione di questa apparentemente bizzarra risposta me la fornisce l’ insegnante di sostegno prof.ssa B…i, la quale ricorda che il giorno prima ho parlato di monarchici e mazziniani come dei famosi “polli di Renzo”. – Visto come ti ascoltano? – commenta sogghignando la collega.

-… Dei polipi! – urla ora Lorenzo dall’ultima fila, continuando a guardarmi torvo.

Faccio appello alla mia leggendaria  benevolenza  per trovare un briciolo di significato storico nella “primavera dei polipi” ma proprio non ci riesco, e rimango lì senza parole. Forse, penso, è solo una provocazione per scatenare la rissa, ma non abboccherò … Risolve la situazione Matteo, il quale sembrava dormire e invece era ben sveglio. Solleva la testa dal banco e con voce grave sentenzia: – la primavera dei porci – e torna ad abbioccarsi.

Questo indiretto parteggiare di Matteo  per il principe di Metternich mi lascia perplesso: non pensavo che sotto le apparenze scanzonate del millennial covasse un bieco reazionario. Ebbene sappi Matteo che la storiografia ha da tempo iniziato un processo di rivalutazione dell’Impero austro ungarico e del concetto stesso di mitteleuropa, quindi … Quindi quasi quasi, Matteo, ti metto un “più”.

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