Uil, card prof c’è ma con il trucco. Perché verifiche non vengono affidate a organi d’istituto

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"Una cosa buona rovinata da una procedura burocratica che addirittura prevede l'esame dei revisori dei conti".

"Una cosa buona rovinata da una procedura burocratica che addirittura prevede l'esame dei revisori dei conti".

Lo afferma il segretario generale della Uil scuola, Pino Turi, riferendosi alla card di 500 euro per i prof. "Vogliono trasformare la scuola, luogo di aggregazione, socialità, formazione, istruzione, libertà e responsabilità, in una sede burocratica in cui costringere una professione, come quella docente in un recinto angusto. Dov'è la scuola dell'autonomia di cui tanto si parla? Perché le regole, anche di verifica interne, non vengono decise dagli organi della scuola, invece che da una procedura tracciata dalla penna di qualche burocrate ministeriale? Anche questo – dichiara il sindacalista – diremo oggi al ministro: pensavamo che fosse un segnale nuovo. Un po' troppo bello per essere vero". E in merito ai temi che saranno oggetto dell'incontro di oggi pomeriggio con il ministro, Turi spiega: "vogliamo evitare il muro contro muro con il Governo.

Verificheremo se vi è una vera volontà di aprire un confronto, che finora non ci è stato. Siamo di fronte a una riforma non-riforma, dove l'impianto ordinamentale resta lo stesso, mentre vengono introdotte norme, tra loro contraddittorie, che riguardano soprattutto la gestione e poco la didattica. Quel che stiamo rischiando – anticipa Pino Turi – con questo tipo di intervento legislativo, tutto orientato sulla gestione del personale, è di trovarci con docenti senza titolarità, con la possibilità di un utilizzo improprio rispetto alle proprie competenze e abilitazioni. Fatto inedito e senza precedenti. Sarebbe una sorta di demansionamento senza garanzie, legato – avvisa Turi – a una ipotetica valutazione del dirigente. Una valutazione che, se svolta in maniera autoritaria, senza regole senza consenso, sarà fonte di demotivazione e di condizionamenti che incidono sulla libertà e sulla qualità della didattica. Noi questi scenari – conclude – vogliamo assolutamente evitarli.

Questo è un percorso che, se non sarà governato con il consenso, partecipazione e condivisione, si rileverà un ulteriore flop e si scaricherà sulle scuole che hanno invece bisogno di certezze e riconoscimenti del lavoro fatto e da fare in seguito. Se si comincia a discutere senza pregiudizi e concretamente nel merito è positivo. E' un punto di partenza per poi trovare le soluzioni per fare funzionare le scuole".

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