UDU e Rete: cambia il governo, ma sul DEF continuano i tagli all’istruzione

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UDU e Rete – Il nuovo governo si appresta a presentare la sua prima Legge di Bilancio alla Camera, incardinata per il 20 ottobre, ma già le indiscrezioni e le prime uscite fanno emergere le storture di una manovra che continua nel solco di condoni, di manovre spot di assistenzialismo e di incentivi alle imprese nella speranza della risoluzione della disoccupazione.

La sfida ingaggiata con le istituzioni europee per aumentare il deficit al 2,4%, invece di essere una manovra espansiva per aumentare gli investimenti pubblici in settori strategici come istruzione, infrastrutture e politiche attive al lavoro, si limita ad essere una semplice manovra elettorale in vista delle europee. Non si parla ai giovani, al futuro del paese e, forse, la bocciatura da parte dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio sulle previsioni di crescita nei prossimi anni del governo, definite ottimistiche, non è da considerarsi una casualità.

“Cambia governo ma la ricetta rimane sempre la stessa” dichiara Giammarco Manfreda, coordinatore della Rete degli Studenti Medi “ l’istruzione e la formazione in questo paese continuano ad essere capitoli di spesa dove risparmiare invece che investire. Non si parla di una scuola accessibile a tutti, non si investe in diritto allo studio, non si investe in sicurezza ed edilizia scolastica. Si vogliono finanziare le videocamere nelle scuole e i controlli antidroga a tappeto, ma non ci si interroga su come risollevare un sistema che negli ultimi dieci anni ha subito tagli di più di 8 miliardi e che non riesce più ad essere strumento di formazione e crescita delle nuove generazioni e, i dati sull’abbandono, lo certificano. Il governo continua ad essere sordo di fronte alle necessità su cui da tempo, le studentesse e gli studenti di questo paese, chiedono una risposta.”

Continua Enrico Gulluni, coordinatore dell’UDU – Unione degli Universitari: “Il governo continua nella sua azione fatta sostanzialmente di slogan senza mettere in campo alcuna proposta concreta. Anche nella nota di aggiornamento al def, nelle sole 8 righe dedicate all’Università, si danno delle linee di azione molto generiche che possono essere anche in parte condivisibili, ma sulle quali non c’è un piano strutturato e sulle quali non sono previsti maggiori investimenti. Basti pensare che si parla di superamento del numero chiuso senza accennare minimamente all’aumento del Fondo di Finanziamento Ordinario, vedo nodo della questione se si vuole realmente superare l’attuale sistema di accesso. Non si accenna minimamente ad investimenti sul Fondo Integrativo Statale, necessari per risolvere la vergognosa questione degli idonei non beneficiari delle borse di studio e si parla di ampliamento della no tax area facendo finta di non sapere che servono anche in questo caso dei fondi per coprire i mancati introiti. Non c’è una visione prospettica sull’istruzione e non si danno le risposte necessarie per risollevare la condizione dell’Università pubblica italiana, ed è inaccettabile.”

Concludono Manfreda e Gulluni: “ Non investire in Scuola e Università significa non investire nelle nuove generazioni, non investire sul futuro di questo paese. I giovani continuano ad essere, anche a fronte di un cambio di governo, i dimenticati della politica. Non si investe nel formarli e nel prepararli ad una società in continuo mutamento, non si investe per risolvere il problema della disoccupazione giovanile, anzi il reddito di cittadinanza, da nuove indiscrezioni, diventerà una manovra diversa di incentivo alle assunzioni per le imprese, che tratterranno il reddito dei nuovi assunti. Siamo stanchi di essere relegati ai margini di una politica che vuole parlare per noi, ma non ci ascolta e ci dimentica finite le passerelle elettorali. Chi ha paura di cambiare? Noi no, il governo sembra proprio di sì. Per questo il 12 ottobre scenderemo in tutte le piazze di Italia per ribadirlo.”

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