Trasferimenti e assunzioni docenti: quanti anni di vincolo

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Libero Tassella – Una norma inserita nel Def 2019 impedirebbe ai neoimmessi il ruolo la mobilità per ben 5 anni.

Mentre una norma introdotta nel contratto di lavoro 2018, e che sarà inserita nel prossimo contratto triennale sulla mobilità impone, a chi ottiene il trasferimento su scuola indicata nella domanda come preferenza analitica, la permanenza in detta scuola per almeno tre anni prima di poter fare una nuova domanda di trasferimento.

Non si é soggetti a tale vincolo nel caso si ottiene una scuola, esprimendo come preferenza il comune che sarà reinserito tra le preferenze o la provincia nel caso dei trasferimenti interprovinciali.

I sindacati richiedono anche la reintroduzione della preferenza distretto come indicato nei Bollettini Ufficiali vigenti prima dell’introduzione degli ambiti che saranno eliminati, si veda in proposito il DDL Granato che abolisce gli ambiti territoriali e la chiamata diretta e disciplina l’organico dell’autonomia e in particolare quello funzionale gestito in modo discrezionale dai DS o per liberare dall’insegnamento il collaboratore vicario e il loro staff oppure per togliere ore di curriculare ai docenti scomodi sottomansionandoli a tappabuchi.

Cattive notizie arrivano dal tavolo contrattuale per quanto riguarda la mobilità dei docenti titolari su posto di sostegno che, terminato il quinquennio, (ricordo che per il compimento del quinquennio vale l’anno in corso) decidono di trasferirsi nella fase provinciale dei trasferimenti da posto di sostegno a posto comune.

Mentre fino allo scorso anno era a loro disposizione il 100% dei posti ora l’amministrazione, contrari i sindacati, vorrebbero mettere a loro disposizione solo il 50% dei posti.

Quindi la possibilità di passare per trasferimento da posto di sostegno a posto curriculare di fatto si dimezzerebbe.

Questo per evitare la fuga di personale specializzato in un settore strategico dove scarseggiano i docenti in possesso di titolo e si deve ricorrere a supplenti sprovvisti di titolo di specializzazione o a personale di ruolo non specializzato in assegnazione provvisoria su sostegno.

L’amministrazione scolastica, benché i sindacati si oppongano, é decisa ad andare avanti.

Potrebbero variare, rispetto allo scorso anno, anche le aliquote per le immissioni in ruolo, i trasferimenti interprovinciali e i passaggi di cattedra e di ruolo provinciali e interprovinciali ad oggi rispettivamente: 60%, 30%, 10%.

Le aliquote si applicano al totale dei posti dopo la fase provinciale. Si é parlato di un fifty fifty, 50% alle immissioni in ruolo e un 50% ai trasferimenti interprovinciali e alla mobilità professionale.

Alle immissioni in ruolo sarebbe sottratto un 10% dei posti e sarebbe favorita oltre la mobilità professionale ora molto ridotta, la mobilità interprovinciale in particolare dal Nord al Sud che in alcune province, penso alla mobilità nella primaria, é limitata a volte solo ai beneficiari della legge 104/92.

La mobilità interprovinciale fa Nord a Sud per la scuola primaria dovrebbe essere favorita anche dal Def, infatti nella legge di bilancio 2019 é previsto un incremento di organico di 2.000 posti per incentivare il tempo pieno al Sud, anche se l’autorizzazione deve ancora passare al vaglio del Mef.

Ben poca cosa ma meglio di niente.

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