Tracce di Italiano per la maturità, il cambiamento atteso

Di Lalla
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SISA – A volte le tracce della maturità sono più potenti di circolari e programmi e quest’anno sentiamo di dover fare un grande e sincero plauso al ministro, che ha assestato una sberla sonora e giustificata a tutti quei docenti delle superiori che vivono, entrano a scuola e insegnano come se fossero i colleghi dei docenti dei romanzi di De Amicis e preparano i ragazzi come se dovessero sostenere l’esame di stato del 1890.
Le tracce della prova di Italiano per gli Esami di stato erano fattibili – dice il ministro Carrozza – ma non tutti i commenti sono favorevoli

SISA – A volte le tracce della maturità sono più potenti di circolari e programmi e quest’anno sentiamo di dover fare un grande e sincero plauso al ministro, che ha assestato una sberla sonora e giustificata a tutti quei docenti delle superiori che vivono, entrano a scuola e insegnano come se fossero i colleghi dei docenti dei romanzi di De Amicis e preparano i ragazzi come se dovessero sostenere l’esame di stato del 1890.
Le tracce della prova di Italiano per gli Esami di stato erano fattibili – dice il ministro Carrozza – ma non tutti i commenti sono favorevoli

Sono invece passati oltre cento anni e siamo addirittura due secoli dopo, anche se loro non se ne sono accorti, o peggio, fingono di non saperlo. Lo stesso Gentile, da noi del SISA certo molto lontano, nella sua riforma aveva meritoriamente stabilito di studiare gli scrittori di dieci anni prima, ovvero Pascoli e Carducci. Nelle nostre scuole si è quasi e ancora fermi lì. Un po’ di Montale, al massimo. Migliaia di ragazzi non han mai sentito parlare di Saba o Quasimodo, per non dire di Pasolini, Magris, Calvino, Erri De Luca.

Al SISA invece si discute in permanenza del viaggio come esperienza di conoscenza delle culture altre, si consigliano autori che questo argomento affrontano, si fanno conoscere i poeti del Novecento.

La traccia storica dice che Kennedy non può essere l’aggiornamento di un programma che staziona intorno alla seconda guerra mondiale. I pochi professori del SISA e i nostri coraggiosi studenti impongono di parlare di Cabral, Sankara, Lumumba, Allende e Deng Xiao Ping, perché senza capire quest’ultimo, non si capisce la Cina di oggi.

Noi, pochi, cerchiamo di imporre al dibattito, allo studio e al confronto i temi del declino dell’Occidente, della fine dell’unipolarismo a stelle e strisce, dell’emergere della Cina e della Russia quali nazioni che offrono spazi di democrazia planetaria e nuova multipolarità. La fondazione due mesi fa da parte dei paesi BRICS di una banca mondiale alternativa per noi è stato un evento storico, nell’indifferenza di media e maggioranza dei professori. Dalla decolonizzazione alle rivoluzioni di Portogallo, Iran e Nicaragua, dalla svolta bolivariana dell’America Latina al collasso ecologico, sappiamo di dover dare ai ragazzi strumenti per leggere il mondo in cui vivono, come don Milani ammoniva con forza, preferendo lui per i suoi ragazzi il contratto dei metalmeccanici alla relazione di parentela tra Giove e Minerva.

Ancora, altre tracce, la solidarietà come orizzonte culturale contro la competizione e il rapporto tra politica e violenza, che in Italia ha conosciuto, prima ancora del terrorismo, pagine sanguinose, quelle della strategia della tensione, iniziata il 12 dicembre ’69 in piazza Fontana a Milano. Pochi però han portato gli studenti sotto la lapide che ne ricorda i morti e presso quella antistante che ricorda Pinelli, quasi solo noi del SISA. Così come la critica pasoliniana alla società dei consumi che genera sviluppo ma non progresso, un tema per noi irrinunciabile.

È evidente che la sola scuola capace di futuro è quella che guarda al mondo, lo interpreta criticamente, lo conosce. È la scuola che noi del SISA chiediamo da tempo, pratichiamo con coraggio, ricevendo in molti casi feroci critiche da certi colleghi, certi presidi e certi genitori. Tuttavia sappiamo da sempre, anche prima di questa maturità 2013, che la strada è difficile, ma pedagogicamente corretta, perché la scuola non può essere una realtà ammuffita e incartapecorita dentro un mesto ripetere lezioni vecchie, che hanno l’orizzonte culturale e temporale di un piccolo mondo antico.

I ragazzi sono rimasti disorientati di fronte alle tracce proposte, ma dentro il loro cuore, non solo in quello delle ragazze e dei ragazzi del SISA, si è aperta la consapevolezza di rivendicare il diritto e di pretendere che anche la scuola entri nel XXI secolo. Hanno capito, con tutta evidenza, che non si tratta di mettere la cronaca al posto della cultura, ma di avere strumenti culturali approfonditi per comprendere quanto ci è più vicino, il solo modo per essere cittadini consapevoli di domani.

Per noi, nati per queste ragioni nel 2007, sono quindi giorni di grande gioia e di grande emozione, è il segno che il nostro costante lavoro culturale, le nostre più profonde convinzioni, stanno diventano l’orizzonte, auspicato, della scuola italiana.

San Pietroburgo – 21 giugno ’13
Dentro le dostoevskijane notti bianche

Davide Rossi
Segretario generale

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