In tempi di tagli selvaggi, come fare a dotare le nostre scuole di laboratori informatici adeguati? Semplice: impariamo dai paesi poveri!

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di Carmelo Ialacqua – La maggior parte delle scuole, è risaputo, ha bisogno di attrezzare laboratori informatici efficienti; ma mancano i soldi e spesso anche gli spazi. In tempi di tagli selvaggi e di evidente dismissione dell’istruzione pubblica, quali soluzioni possono adottarsi per mantenere dignitosa l’offerta formativa informatica? Per il software, si sa, esiste la soluzione di Linux e dell’open source: si azzerano i costi, ottenendo una dotazione di programmi al pari di costosi sistemi proprietari.

di Carmelo Ialacqua – La maggior parte delle scuole, è risaputo, ha bisogno di attrezzare laboratori informatici efficienti; ma mancano i soldi e spesso anche gli spazi. In tempi di tagli selvaggi e di evidente dismissione dell’istruzione pubblica, quali soluzioni possono adottarsi per mantenere dignitosa l’offerta formativa informatica? Per il software, si sa, esiste la soluzione di Linux e dell’open source: si azzerano i costi, ottenendo una dotazione di programmi al pari di costosi sistemi proprietari.

Ma per l’hardware, per  i computer, come fare? Molte scuole hanno puntato al riutilizzo di computer rigenerati, dismessi da banche o privati; altre hanno inventato svariati modi per raccogliere i fondi necessari agli acquisti di nuovi pc; ci sono poi i fondi ministeriali residui, i finanziamenti europei, le ultime dotazioni degli enti locali. Ma diciamocelo chiaro: di soldi, nei prossimi anni, per le scuole, ne arriveranno sempre di meno e sarà sempre più difficile attrezzare classi e laboratori con computer adeguati.

Sarà bene cominciare a ispirarsi quindi a quei paesi che, al contrario del nostro, non hanno alcuna difficoltà ad ammettere la  loro misera condizione nell’istruzione pubblica; parlo dei paesi poveri o in via di sviluppo, i cui sistemi educativi assomigliano molto al nostro, almeno sul piano delle dotazioni informatiche. Documentandomi a tal proposito sulla rete, mi sono imbattuto in una soluzione geniale, pluripremiata anche in USA, ma che in Italia è molto poco conosciuta ed, ovviamente, del tutto sconosciuta al nostro  Ministero dell’Istruzione, impegnato piuttosto a firmare inutili convenzioni con multinazionali informatiche. La soluzione è quella di Ncomputing, che ha ingegnerizzato una specie di thin client, una “scatoletta” del valore  di 70 euro, capace di sostituire in tutto e per tutto un costoso pc; collegando queste “scatolette” ad un unico computer (dual core o quad) si possono realizzare fino a 30 postazioni di lavoro, sulle quali lavorare, in maniera indipendente, su applicativi office o su Internet. Sulle varie configurazioni proposte da NComputing e sul funzionamento di questi dispositivi, torneremo presto con altri articoli e prove sul campo. Per avere un’idea grafica del sistema, si guardi questa immagine esplicativa, relativa alla configurazione da 11 postazioni di lavoro:

 

 

11 utenti totali : 1 PC host con installati 2 Kit Ncopmuting X550 che includono le 2 schede e 10 stazioni periferiche

La geniale soluzione di NComputing è stata adottata da numerosi paesi in via di sviluppo, i  cui governi, al contrario del nostro, hanno puntato sull’istruzione reale delle giovani generazioni, pur non disponendo di adeguati fondi. Sul sito di Ncomputing è presente un’apposita lista di casi, corredata di schede esplicative molto interessanti: si tratta di esperienze realizzate nel terzo e quarto mondo, ma anche in aree rurali e non avanzate del mondo occidentale, che potrebbero/dovrebbero essere importate in Italia. Vi segnalo anche di seguito i link a dei video (purtroppo solo in lingua inglese) presenti su Youtube, che illustrano importanti esempi di applicazione della soluzione di Ncomputing:

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