Una tavola rotonda di onorevoli tutta per loro. I lavoratori della scuola di Quota 96

Di Lalla
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di Giuseppe Grasso – Lo scorso 22 maggio si è svolta al teatro dell’Angelo di Roma la terza tavola rotonda promossa dal Comitato Civico «Quota 96» a tutela degli interessi pensionistici dei lavoratori della scuola (insegnanti e Ata) che hanno maturato il requisito nell’anno scolastico 2011/2012. Il teatro era gremito di oltre 300 persone mentre altre 400 seguivano l’evento in diretta streaming da tutta Italia.

di Giuseppe Grasso – Lo scorso 22 maggio si è svolta al teatro dell’Angelo di Roma la terza tavola rotonda promossa dal Comitato Civico «Quota 96» a tutela degli interessi pensionistici dei lavoratori della scuola (insegnanti e Ata) che hanno maturato il requisito nell’anno scolastico 2011/2012. Il teatro era gremito di oltre 300 persone mentre altre 400 seguivano l’evento in diretta streaming da tutta Italia.

Uno stato maggiore di onorevoli di diversi schieramenti ha sostenuto energicamente le loro rivendicazioni: Luisa Gnecchi, Manuela Ghizzoni e Francesca Puglisi per il Pd, Elena Centemero per il Pdl, Annalisa Pannarale per Sel, Manuela Serra e Michela Montevechi per il M5S. Una linea politica trasversale concorde nel riconoscere l’«errore tecnico» commesso dal governo Monti e intenzionata a porre fine all’annoso problema.

Francesco Boccia, presidente della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, ha fatto pervenire un’importante comunicazione al Comitato che va letta come una pubblica assunzione di responsabilità affinché si possa colmare in tempi brevi la ferita ancora aperta dalla riforma Fornero.

«Non appena in Commissione Bilancio arriverà il primo provvedimento in materia pensionistica – ha scritto il deputato del Pd – sarà mia priorità raccordarmi con il presidente della Commissione Lavoro, Cesare Damiano, per proporre al governo una modifica che colmi, in tempi brevi, la grave lacuna sui cosiddetti ‘Quota 96′. Già nei mesi scorsi ho avuto modo di seguire, in prima persona, l’importante battaglia portata avanti dal comitato civico degli esodati della scuola e mi sento di esprimere, ancora una volta, una forte vicinanza a tutti i lavoratori che si sono dovuti scontrare con quel ‘mostro esodati’ creato dalla recente riforma Fornero. Non è mancato provvedimento che avesse attinenza con il tema delle pensioni nel quale il Partito Democratico non abbia tentato, con emendamenti appositi, di porre rimedio a questo evidente errore. E oggi, anche alla luce del nuovo esecutivo appena insediato, voglio ribadire il mio impegno perché questa vicenda trovi, finalmente, la giusta soluzione».

La peculiarità del Comparto Scuola, intorno alla quale tanta letteratura è proliferata negli ultimi diciotto mesi, è stata messa in risalto da Antonio Pa ne, segretario del Comitato, il quale ha messo a nudo le incoerenze della legge Fornero che ha negato, nello specifico, la discrasia fra anno solare e anno scolastico sulla quale il giudice del lavoro di Siena ha invece richiamato l’attenzione, lo scorso luglio, facendo notare che quella norma non avrebbe distinto, rispetto alla data del 31 dicembre 2011, con particolare riguardo al settore scolastico, il «dies ad quem della maturazione dei requisiti pensionistici secondo la normativa previgente».

Il governo Monti, cioè, non avrebbe tenuto conto della specificità della scuola nello stilare l’ultima riforma previdenziale e avrebbe assimilato le leggi speciali che regolano questo settore alle leggi generali di tutti gli altri settori del pubblico impiego dimenticando che l’anno scolastico non coincide con l’anno solare e che si colloca a cavallo tra due anni solari. Di qui la sospensione del giudizio da parte del giudice senese e la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale in cui ha dichiarato «rilevante e non manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell’art. 24».

Annalisa Pannarale ha usato toni duri contro il governo Monti facendo rimarcare che sui diritti imprescindibili di ogni lavoratore non si transige perché ne va di quella sovranità interiore che è alla base della dignità umana. «In un paese civile e democratico – ha detto l’agguerrita deputata di Sel – l’illegittimità e l’ingiustizia non possono essere normate mai e i diritti, quando sono tali, acquisiti e riconosciuti, devono valere sempre, per ognuno e ognuna, e non solo quando la copertura finanziaria lo consente. È necessario essere in campo da domani per coordinarsi e attivarsi in tutte le sedi preposte, a cominciare dalle Commissioni, affinché un disegno di legge specifico venga calendarizzato subito. È stata predisposta una interrogazione urgente che vuole tenere il faro puntato sull’urgenza della questione». Parole taglienti e gravide di tensione emotiva che hanno infiammato la platea dando nuova fiducia.

Manuela Ghizzoni, sostenitrice da sempre di questo mini-popolo di educatori, ha affrontato con realismo e senza troppi giri di parole la questione. Secondo lei ci sono due vie percorribili: o una proposta di legge da calendarizzare a breve alla commissione Lavoro, proposta di legge da lei già presentata alla Camera, o un’azione normativa da collegare al primo provvedimento utile in materia pensionistica. La deputata democratica non ha mancato di sollevare il problema della copertura finanziaria che ammonterebbe a circa 100 milioni di euro. Su questo punto – ha comunque rassicurato la Ghizzoni – ci sarebbe una convergenza con il governo espressa dal viceministro all’Economia Fassina. Anche Francesca Puglisi ha ribadito questa duplice possibilità accennando a un colloquio intercorso col ministro Carrozza.

La senatrice Manuela Serra ha confermato il suo appoggio e quello del Movimento Cinque Stelle alla causa dei Quota 96 dicendosi pronta a ogni tipo di soluzione utile pur di sanare il loro diritto calpestato. Ha giudicato l’incontro un momento di crescita personale riaffermando, oltre all’incongruenza di una pensione cancellata per errore, che le voci del mondo dell’educazione esigono concretezza e attuazione non più differibili.

Di particolare rilievo l’intervento dell’avvocato Domenico Naso che difende da oltre un anno questi circa quattromila lavoratori. La riforma Fornero, in realtà, non ha abrogato la specificità del Comparto Scuola supportata da leggi tuttora in vigore e quindi una «interpretazione autentica» della norma, a suo dire, potrebbe ripristinare la specificità del Comparto Scuola saltata solo per l’anno scolastico 2011-2012. Intanto la Corte Costituzionale ha calendarizziato la discussione in merito alla «questione di legittimità costituzionale» per il prossimo 19 novembre. A questo punto la politica dovrebbe saper anticipare il verdetto della Consulta con un’apposita circolare (ossia con una clausola di salvaguardia) in grado di correggere l’errore commesso dalla Fornero.

Un coro di voci non rassegnate ha ravvivato il dibattito durato oltre tre ore. Una prova che il mondo dell’educazione sa organizzarsi e far valere i propri diritti. L’impressione generale, malgrado i pareri discordanti e gli inevitabili scetticismi, è che l’occasione sia stata propizia e foriera di accadimenti. Mai come ieri maggioranza e opposizione hanno manifestato tanta solidarietà e comprensione. Non bisogna dimenticare che, collocando a riposo i lavoratori della conoscenza interessati, si libererebbero alcune migliaia di posti di lavoro ai quali potrebbero accedere altrettanti giovani precari che costituiscono l’asse portante della politica economica del governo Letta.

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