Suor Anna Monia Alfieri: nelle scuole paritarie non ci sono più diplomifici. Perché le famiglie con reddito basso non possono iscrivere i figli alla scuola paritaria

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Commento di Suor Anna Monia Alfieri presidente FIDAE Lombardia all’articolo di lavoce.info sulla crisi della scuola paritaria.

“Ogni tanto siamo costretti a leggere servizi giornalistici sulle scuole paritarie sorprendenti e inaccettabili. Come quello apparso nella newsletter di Orizzonte Scuola che, a sua volta, cita un intervento di Lavoce.info del 24 gennaio.

Gi autori del testo si chiedono il perché della diminuzione di iscritti alle scuole paritarie. Cita i dati Miur ed esclude che i motivi siano economici.

“Parlando di finanziamenti – riferisce Orizzonte Scuola – l’articolo riporta questi dati, evidenziando che non c’è stato alcun calo nel tempo, nonostante la crisi di iscrizioni: nel 2016/17 le risorse a carico del bilancio dello stato erogate a beneficio delle paritarie sono state di 575 milioni, cifra simile a quella media annua spesa negli ultimi 15 anni, 530 milioni. A questo si devono aggiungere i finanziamenti delle regioni, come Lombardia e Veneto. Un ruolo importante è anche svolto dalla deducibilità fiscale di una parte delle rette d’iscrizione secondo la legge di stabilità 2017 (L 232/2016) che ha modificato il tetto massimo di spesa annua su cui calcolare la detrazione del 19 per cento, elevandolo a 564 euro per il 2016, 717 euro per il 2017, 786 per il 2018 e a 800 euro per il 2019.”

Fragili argomentazioni. Gli articolisti non dicono che per la scuola statale lo Stato ha speso, nel 2015-16, 49.418 milioni di Euro e per la paritaria 449 milioni; il che significa che il costo medio per uno studente della scuola statale è stato di 6.403 Euro (solo di spese correnti, il costo è ben oltre gli 8.000 euro) e quello per uno studente di scuola paritaria di 532 Euro. Aggiungiamo l’“importante” vantaggio della deducibilità fiscale che, tradotta in moneta, nel 2019 sarà di 150 Euro!

Chi paga la differenza tra i costi per un alunno statale e uno paritario? I genitori. I quali, a loro volta, hanno già versato le tasse anche per la scuola e quindi sono costretti a pagare due volte. È ovvio che in una situazione del genere, famiglie con redditi medi e bassi fanno fatica a iscrivere i propri figli a una scuola paritaria. In Lombardia sono aiutati in parte dal contributo della dote scuola, per ottenere la quale è necessario presentare l’ISEE.

È di fatto il motivo economico il vero deterrente per le famiglie italiane che non possono sostenere una ulteriore spesa scolastica e si sentono violate nei loro diritti perché non possono esercitare il diritto di scelta educativa per i loro figli.

Oggi c’è una proposta sul tavolo che la ministra Fedeli ha già istituito: quello del costo standard di sostenibilità per alunno. Se finalmente lo Stato si adeguasse ai parametri (e ai richiami) europei e attuasse tale costo standard potrebbe persino risparmiare significativamente sulla spesa scolastica globale.

Ma è nell’ultima parte dell’articolo che si legge qualcosa di sconcertante nel sito lavoce.info: “Sembra quindi esserci – scrive – un posizionamento del settore privato ai due estremi della distribuzione degli studenti per livelli di abilità: o nella parte alta, dove famiglie facoltose vogliono assicurare ai propri rampolli una formazione e un network di “qualità” (ricadrebbero in questa categoria per esempio molti dei licei a gestione religosa); oppure nella parte bassa, dove le famiglie che possono permetterselo “comprano” per i propri figli titoli di studio dai cosiddetti diplomifici.”

Lo scorso anno il Ministero ha realizzato uno screening di tutte le paritarie mediante l’invio di ispettori. Ritenere che vi siano ancora diplomifici all’interno del mondo paritario è un’affermazione che respingiamo nettamente.

Lasciamo parlare i numeri in modo trasparente. Bastano cinque minuti, Video “I Costi standard nella scuola”
https://www.youtube.com/watch?v=_4RiPuu04Mc”

Scuole non statali: l’origine della loro crisi non è economica

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