Sul reclutamento dei docenti CL scarica la Gelmini

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dp – "Genuflessa davanti ai sindacati", è quanto sostiene Francesco Magni, presidente del CLDS (Coordinamento Liste per il Diritto allo studio) che durante il meeting di Rimini di Comunione e Liberazione ha attaccato duramente il Ministro sul nuovo reclutamento e TFA.

dp – "Genuflessa davanti ai sindacati", è quanto sostiene Francesco Magni, presidente del CLDS (Coordinamento Liste per il Diritto allo studio) che durante il meeting di Rimini di Comunione e Liberazione ha attaccato duramente il Ministro sul nuovo reclutamento e TFA.

Secondo Magni la Gelmini, accontentando i sindacati, sta favorendo soltanto i vecchi precari, coloro che l’abilitazione l’hanno già ottenuta, tagliando fuori le nuove generazioni.

La polemica nasce dai numeri proposti dal MIUR sui nuovi docenti da abilitare. Difatti, al fine di evitare la formazione di nuovo precariato il MIUR ha comunicato che per la formazione di nuovi docenti "sono stati messi a disposizione il 50% dei posti a pensionamento, incrementati del 40%, mentre, il restante 50% sarà riservato ai docenti iscritti nella graduatoria ad esaurimento".

Insomma, agli ultracattolici di CL, che non disdegnerebbero di dialogare di nuovo con Berlinguer, non va giù il 50% riservato ai docenti precari di lunga data, non si accontentano del 50% + 40%, ma vogliono tutto il piatto. In tempi di carestia spezzare il pane non è conveniente.

Lo stesso Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà e fondatore della Compagnia delle Opere, ha appoggiato il punto di vita del CLDS chiedendosi se fosse giusto "assumere i precari e sbarrare le porte ai giovani" e considerando il modo di agire del Ministro come "statalista, in contraddizione con la natura di un governo che si dice liberale".

Da canto suo la Gelmini ha sottolineato come "lo Stato non può più creare artificialmente posti di lavoro che non esistono, come ha fatto irresponsabilmente per decenni".

Alle parole provenienti dal meeting, hanno risposto anche i sindacati.

La CISL afferma che "su reclutamento e precariato serve agire con equilibrio, realismo e saggezza, invece siamo alle visioni mistiche di chi dipinge una Gelmini “genuflessa davanti ai sindacati”. In attesa di assistere a qualche miracolosa conversione, vorremmo ricordare che alle graduatorie del personale precario è riservato, da tempo immemorabile, il 50% dei posti disponibili per le assunzioni: il resto va alle graduatorie dei concorsi ordinari", e che "chi è in graduatoria non merita di passare per privilegiato, quando ha magari davanti a sé ancora anni e anni di attesa. Chi attende di abilitarsi deve poterlo fare ed avere presto la sue opportunità di concorrere al lavoro nella scuola."

Il comunicato continua mettendo in evidenza come "l’esperienza, ma anche la semplice conoscenza dei dati (230.000 precari abilitati, almeno 300.000 in attesa di abilitarsi), ci dicono che in ogni caso sarà complicato gestire un così drammatico squilibrio tra domanda e offerta di lavoro. Ecco perché – si conclude – non bisognerebbe mai, su questi temi, introdurre nuovi elementi di tensione, ce ne sono già a sufficienza."

Anche la UIL è intervenuta sull’argomento, affermando che "l’idea di bandire corsi di abilitazione senza nessun riferimento ai posti disponibili, creerebbe solo nuove file di precari. Significherebbe – commenta Massimo Di Menna, segretario generale Uil Scuola – ripetere l’errore di prospettare nuove abilitazioni prescindendo dal numero dei posti disponibili ricostituendo inevitabilmente un sistema di graduatorificio permanente." Per affrontare serenamente il problema è necessario procedere su un duplice binario "far partire subito i tirocini formativi per la fase transitoria e i corsi di laurea a numero programmato e contestualmente bandire i concorsi per la copertura immediata di tutti i posti nelle province dove sono esaurite le graduatorie".

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