Sul collegato lavoro e per la difesa di tutti i precari

Di Lalla
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Davide Rossi * – Appena rientrato dall’Africa, continente in cui il sindacato pratica concreta solidarietà, con qualche giorno d’anticipo, per essere insieme agli studenti del SISA tra i protagonisti dello sciopero generale del 28 gennaio a Milano, il quale precede quello della scuola da noi indetto per l’8 marzo, ho raccolto, insieme al coordinamento, il cospicuo numero di risposte, positive e negative, seguite al preciso e puntuale intervento della responsabile nazionale precari del SISA Barbara Bernardi in merito al collegato lavoro.

Davide Rossi * – Appena rientrato dall’Africa, continente in cui il sindacato pratica concreta solidarietà, con qualche giorno d’anticipo, per essere insieme agli studenti del SISA tra i protagonisti dello sciopero generale del 28 gennaio a Milano, il quale precede quello della scuola da noi indetto per l’8 marzo, ho raccolto, insieme al coordinamento, il cospicuo numero di risposte, positive e negative, seguite al preciso e puntuale intervento della responsabile nazionale precari del SISA Barbara Bernardi in merito al collegato lavoro.

Il coordinamento ritiene necessario chiarire, ulteriormente, alcuni punti.

Per primo la forte preoccupazione rispetto a tutti i ricorsi. Noi stessi ne abbiamo immaginati un paio intorno ai quali abbiamo raccolto le pre – adesioni, tuttavia restiamo molto preoccupati perché non è la via giudiziaria che risolve i problemi dei precari. La storia giurisprudenziale della scuola italiana nell’ultimo quarto di secolo ha drammaticamente dimostrato come, quasi senza eccezione, il governo di turno sia riuscito a rendere inefficaci le sentenze favorevoli ai lavoratori della scuola con modifiche legislative successive o con il ricorso, poi vinto dall’amministrazione, al successivo grado di giudizio.

In secondo luogo è preoccupante vedere riaccendersi la contrapposizione tra precari abilitati e non abilitati. il SISA da sempre li difende tutti, ma, nel solco di don Milani, a partire dai più deboli, ovvero i non abilitati. Noi ci battiamo per i diritti di tutti, nessuno escluso. Le guerre tra precari sono solo nell’interesse di chi, difendendone solo alcuni, è contro tutti i precari, perché la divisione degli uni dagli altri porta al risultato di ridurre la compattezza della lotta a favore di tutti, che dovrebbe essere condotta con maggiore determinazione, utilizzando gli scioperi e altre creative forme di lotta per rendere visibile questa che è e che resta una battaglia di civiltà. In ragione anche del fatto che, certo per un altro comparto rispetto alla scuola, tuttavia esiste una sentenza della corte europea sull’obbligo del passaggio a tempo indeterminato per precari della pubblica amministrazione con lungo servizio, di almeno tre anni con medesime mansioni.

Il SISA quindi nel suo lavoro quotidiano ha sempre presente quei lavoratori della scuola pubblica e comunale che non hanno maturato anni di servizio continuativo, spesso sono non abilitati, eppure da tre e più anni lavorano nella scuola, in modo spezzettato, eppure presenti a scuola quasi tutti i giorni, colleghi che al pari dei docenti con incarico annuale sono in classe e prendono le stesse decisioni e si assumono le stesse responsabilità dei precari con incarico annuale o a tempo indeterminato. La differenza – che diventa per l’amministrazione e per quanti non li vogliono difendere una “colpa” – è solo quella di avere un contratto di 5 mesi su maternità invece che su posto vacante, o di insegnare per 10 giorni su una assenza per malattia, restando a casa un paio di giorni per poi tornare a scuola a lavorare per due settimane.

In merito allo specifico dei ricorsi sul collegato lavoro il SISA ribadisce fortissima preoccupazione non solo per i dubbi giurisprudenziali di carattere generale sopra espressi, ma anche e soprattutto perché il governo Tremonti – Montezemolo che andrà a breve a insediarsi, appena conclusa la saga berlusconeide, dovrà dimezzare in meno di un anno il debito pubblico, come richiesto senza deroghe dall’Unione Europea. Presumiamo quindi che nell’eventualità di una vittoria giuridica dei ricorrenti si crei un cortocircuito tra tutti coloro che devono/dovrebbero essere immessi in ruolo e le cattedre che non ci sono/saranno. Per altro, tale vittoria, comunque auspicabile, aprirebbe una nuova guerra tra poveri, questa volta con i vincitori di concorso che si vedrebbero scavalcati.

Lo sconcerto del SISA, giustamente sottolineato dalla nostra responsabile nazionale precari, nasce dal fatto che questo collegato lavoro dimentica per strada migliaia di persone. Parliamo di persone che tramite lo stato o il Comune a partire dall’asilo nido, passando per la materna (comunale o statale che sia) e continuando il percorso per le elementari, medie e superiori (pubbliche e private) non avrà – al momento – mai la possibilità di riscattare la propria posizione e di cui nessuno, tranne noi del SISA, si ricorda. Persone che con diplomi abilitanti per legge, come quello Magistrale fino al 2002, ma disconosciuti dalle amministrazioni, quotidianamente aiutano i ragazzi italiani a diventare cittadini.

Il SISA rispetta e difende i precari, tutti, senza esclusioni. La storia del nostro sindacato insegna, a chi ci conosce e a chi inizia a conoscerci, che né in passato, né oggi, e possiamo assicurarlo nemmeno in futuro, agiremo strumentalizzando le difficoltà, vere, drammatiche e reali dei precari.
La nostra lotta è una battaglia quotidiana per i diritti e, possiamo assicurarlo, la condurremo, instancabilmente.

*Segretario generale

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