Suicida dopo bocciatura, genitori chiedono risarcimento: Cassazione respinge
La Cassazione non ha riconosciuto il risarcimento da parte della scuola ai genitori di un alunno, che si è suicidato dopo essere stato bocciato al secondo anno di liceo.
I genitori, secondo quanto riporta IlSole24Ore, avevano fatto ricorso perché la scuola non aveva dato comunicazione preventiva della possibile bocciatura.
Il ragazzo ha saputo dai quadri dei voti pubblicati; dopo aver chiamato la madre, che era al lavoro, aveva cercato conforto nell’insegnante privato, che gli aveva dato ripetizioni nel corso dell’anno. Ma arrivato nel giardino del professore, che non poteva riceverlo immediatamente, aveva bevuto un solvente “letale” da un contenitore trovato sul posto.
Per la Cassazione non c’è un nesso tra il suicidio e il mancato rispetto da parte degli insegnanti dell’ ordinanza ministeriale che prevede di preannunciare ai genitori l’esito degli scrutini, in modo da preparare i ragazzi all’insuccesso.
Per la Suprema corte “statisticamente” non rientra nella “regolarità causale la condotta di uno studente che, a fronte di una bocciatura, decida tragicamente di porre fine alla sua vita”.