Gli studenti italiani sono tra i più svegli nel problem solving secondo i dati Ocse

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GB – I quindicenni italiani sono tra i migliori al mondo nel problem solving, cioè nella capacità di risolvere problemi pratici legati alla vita reale: lo hanno dimostrato i dati di una ricerca Ocse, un nuovo tomo di 254 pagine, stilato sulla base di dati provenienti da 44 Paesi e dal titolo "Creative problem solving: students’ skills in tackling real-life problems".

GB – I quindicenni italiani sono tra i migliori al mondo nel problem solving, cioè nella capacità di risolvere problemi pratici legati alla vita reale: lo hanno dimostrato i dati di una ricerca Ocse, un nuovo tomo di 254 pagine, stilato sulla base di dati provenienti da 44 Paesi e dal titolo "Creative problem solving: students’ skills in tackling real-life problems".

Conquistano il decimo posto tra i 34 Paesi industrializzati (Corea prima con 561 punti) e il 15esimo se si allarga l’orizzonte a 44 Paesi, inclusi i soliti fuoriclasse di Singapore (562 punti), Cina e Hong Kong (540).

Con 510 punti, per una volta la media italiana è superiore a quella Ocse (500) e la Penisola supera pure la Germania (509), gli Stati Uniti (508) ed è poco distante dalla Francia (511).

Anche qui emergono differenze geografiche:i ragazzi del Nord-Ovest sono all’ottavo posto mondiale e terzo nell’Ocse per ‘problem solving’ con 533 punti, seguiti dagli studenti del Nord Est al decimo posto mondiale e la quarta Ocse con 527 punti.

Il Centro-Italia si mantiene nella parte alta della classifica con 514, mentre il Sud scivola in basso con 486 punti a poca distanza dalla Slovenia, ultima con 476 punti.

Nel test i ragazzi sono stati sottoposti ad una serie di problemi pratici quali l’acquisto di un biglietto del treno da un distributore automatico o il far funzionare un Mp3 o un condizionatore senza avere le istruzioni oppure trovare il percorso più breve tra due destinazioni in una mappa in base al traffico.

Il test valuta la capacità generale di ragionamento degli studenti e la loro voglia di utilizzarla, di mettersi in gioco per trovare la soluzione. E gli studenti italiani hanno mostrato di sapersela cavare bene, anche i meno bravi a scuola.

Infatti, anche in presenza di voti bassi nelle materie curriculari, la capacità di ragionamento e la voglia di mettersi in gioco dei 15enni italiani sono ben sviluppate. Il test evidenzia i benefici che derivano in termini di capacità generali dalla molteplicità delle materie di insegnamento della scuola italiana, un aspetto che non trova espressione nei test internazionali tradizionali.Da  sottolineare la performance degli istituti professionali e tecnici che hanno ottenuto un punteggio di 11 punti superiore alla previsione.

Tra le altre particolarità dell’Italia, la differenza tra maschi e femmine: 18 punti separano i ragazzi dalle ragazze a svantaggio di queste ultime, un gap superiore alla media Ocse che si ferma a 7.

Svantaggiati anche gli studenti con un background di immigrazione rispetto agli italiani.

Anche la dimestichezza con il pc aiuta molto nel problem solving: apre la mente, insegna a procedere con invenzione, tentativi ed errori, intuizione.  In questo i 15enni italiani sono in gamba, ma non sono i soli: in 29 paesi su 33 l’uso del pc, costituisce un vantaggio relativo quando si tratta di affrontare i problemi della vita reale e di trovare soluzioni.

Il rapporto tra uso del computer a scuola e abilità di problem solving è positivo in 11 casi (Olanda, Australia, Norvegia, Svezia, Slovacchia, Serbia, Shanghai, Taipei, Spagna e Belgio); negativo in sei (Israele, Uruguay, Singapore, portogallo, Danimarca, Estonia); irrilevante in 16 Paesi.

Quasi tutti gli adolescenti (il 95%), possono contare su pc o laptop a casa. Non però, a sorpresa, quelli che vivono in Giappone (in casa ne hanno uno a disposizione l’81,4%) e Shanghai (85,5%), o in Corea (83%) e Cile (87%).

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