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Studenti hanno fame di regole, autodisciplina, disciplina

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Ciò che maggiormente contraddistingue i giovani di oggi è, a mio modo di vedere, una fame insaziata di regole. Soprattutto di regole rispettate.

Chi lavora nella scuola e osserva con attenzione i volti degli studenti si accorge di avere di fronte per lo più individui disorientati. La ragioni di tale smarrimento sono molteplici ma riconducibili nella sostanza ai comportamenti degli adulti di riferimento. In parole povere – pratica quotidiana ed esperienza confermano – uno studente problematico è tale principalmente perché eredita i problemi, gli atteggiamenti e i valori degli adulti, non ultimi i genitori.

Scuola e società, dal canto loro, sembrano aver rinunciato a educare alla disciplina, puntando molto di più sul dialogo e sulla tolleranza.
Mi affretto subito a precisare che dialogo e tolleranza vanno senza dubbio incoraggiati e sono imprescindibili per una sana maturazione degli individui. Quello che manca – e non passerà molto tempo prima che ci si renda conto di questo – è l’educazione alla disciplina e prima ancora all’autodisciplina.

Autodisciplina e disciplina da non intendere come fini bensì come strumenti. Chiarisco: la mente umana ha bisogno di gioia per funzionare bene. Potremmo dire che la gioia – intesa come tranquilla e piacevole sensazione di appagamento, non certo come l’euforia estrema cui l’industria di Hollywood ci ha ormai abituati – fornisce energia psichica.

Ecco, la mente umana è felice sia quando riesce a rispettare una regola che si è data e che pertanto proviene dall’interno (autodisciplina) sia quando rispetta una regola condivisa all’interno di un gruppo (disciplina).

Tradotto in pratica: se uno studente lancia una sfida a se stesso (nell’ora di Storia tengo il banco ordinato, niente fogli svolazzanti, solo il materiale occorrente) e la vince (al termine dell’ora si rende conto di aver rispettato la regola), ecco che la sua mente esulta. Questa è autodisciplina e fra i tanti vantaggi che offre c’è quello di migliorare l’autostima. Se lo studente arriva in orario a scuola, anche in questo caso il rispetto della regola, stavolta proveniente dall’esterno, genera carburante di buona qualità per la psiche.

Non solo: chi rispetta una regola sociale si sente al sicuro in quanto percepisce di far parte di una comunità ordinata, in cui tutti fanno il proprio dovere, tutti hanno diritti, tutti rispettano tutti.

Educare la mente significa dunque anche questo: stabilire regole e rispettarle. La scuola dovrebbe pertanto muoversi in due direzioni: 1) aiutare gli studenti a sviluppare autodisciplina, un vero balsamo per la mente; 2) fissare regole – poche, chiare – da far rispettare con coerenza, determinazione, serietà.

C’è bisogno di dialogo, c’è bisogno di tolleranza e comprensione (che non sfocino chiaramente in permissivismo), ma prima ancora c’è bisogno di regole rispettate. Regole – ribadisco e sottolineo perché estremamente importante – come mezzo, assolutamente non come fine. È la natura della mente umana a indicare questa direzione.

È possibile allora trasformare gli sguardi smarriti e disorientati degli studenti di oggi in volti che comunicano serenità, sicurezza e gioia di vivere? Occorre tempo, ma certamente sì. Almeno due le condizioni: gli adulti assumano piena consapevolezza della necessità delle regole e soprattutto si impegnino a farle rispettare. Magari cominciando a dare l’esempio.

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