Stranieri in Italia: prosegue l’esperienza degli accordi di integrazione

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La UIL: la modernità della nostra scuola e il suo contributo alla crescita sociale e allo sviluppo è nel suo esser capace di rivolgersi ad adulti stranieri e di misurarsi con le sfide della globalizzazione e della multiculturalità.

La UIL: la modernità della nostra scuola e il suo contributo alla crescita sociale e allo sviluppo è nel suo esser capace di rivolgersi ad adulti stranieri e di misurarsi con le sfide della globalizzazione e della multiculturalità.

A studiare italiano è uno straniero su quattro.
Dei quasi centomila che hanno avuto accesso ai corsi, in 73 mila si sono presentati agli esami.
L’84% ha superato positivamente le prove.
Dei 12 milioni di euro del Fondo Europeo per l’immigrazione il 60% serve per la formazione linguistica

Gli accordi di integrazione attuati in Italia a partire dal 2010, per favorire l’inserimento attivo e consapevole degli stranieri che entrano per la prima volta in Italia, prevedono per gli stessi l’obbligo di acquisire crediti nel corso del biennio di validità dell’accordo:

  • Una conoscenza della lingua italiana parlata equivalente almeno al livello A2 nel quadro comune europeo di riferimento per le lingue;
  • Una conoscenza “sufficiente” dei principi fondamentali della Costituzione e delle istituzioni pubbliche nonché della vita civile in Italia: in particolare: sanità, scuola, servizi sociali, lavoro e obblighi fiscali.

Le competenze vengono acquisite, tramite la frequenza di corsi dedicati all’interno dei Centri Territoriali Permanenti per l’educazione degli adulti. I corsi si svolgono nelle scuole pubbliche. Un regolamento che dovrebbe essere approvato prossimamente prevede che i centri territoriali permanenti, strutturati anche su più sedi, abbiano per compito specifico quello dell’educazione degli adulti.

Questa esperienza – secondo la Uil Scuola – rappresenta un positivo esempio di proficuo investimento sull’istruzione e sulla educazione. Anche nella capacità di misurarsi con le sfide della globalizzazione e della multiculturalità si trovano opportunità di crescita sociale e di sviluppo.
Questi corsi – sottolinea il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna – rappresentano l’evoluzione più moderna delle vecchie 150 ore che si sono trasformate negli anni.

Un tempo – precisa Di Menna – erano frequentati da operai che volevano ottenere un titolo di studio, poi sono stati destinati all’educazione degli adulti, prevalentemente a quanti magari dopo l’abbandono scolastico volevano ottenere un titolo di studio, oggi si aggiungono gli adulti stranieri.
E’ un’opportunità di apprendimento che è cambiata insieme alla società italiana, che si è trasformata per dare risposta a nuove esigenze e nuovi bisogni.

Vale la pena di notare – aggiunge Di Menna – che l’elemento unificante, in questi corsi che sono frequentati da persone con identità e culture fortemente diverse fra loro, è l’italiano.

Ed è questo il punto strategico: l’insegnamento della lingua italiana e della nostra costituzione, elementi fondanti del nostro Paese, diventano base comune per l’integrazione.

Il bilancio di un anno di attuazione

Nel corso del primo anno di attuazione degli accordi ecco qual è la situazione rilevata e gli effetti sul sistema dell’istruzione degli adulti:

  • ll Ministero dell’Interno (riconosce il ruolo svolto dai CTP e, attraverso un tavolo tecnico con il Miur, procede all’attuazione delle misure che consentono l’acquisizione dei crediti da parte degli stranieri)
  • ha finanziato con 3 milioni di euro le attività di certificazione delle competenze linguistiche;
  • Circa 94.000 persone sono state convocate, a fronte di un potenziale bacino di quattrocentomila. In 73 mila si sono presentati agli esami;
  • 62 mila sono risultati promossi, per una percentuale pari all’84%;
  • l’attività è stata svolta da 384 CTP, equivalenti al 70% circa dei centri funzionanti attualmente sul territorio nazionale;
  • sul sito del Ministero dell’Interno è possibile reperire: le linee guida per la progettazione dei percorsi di apprendimento e di alfabetizzazione, anche per l’acquisizione di quella funzionale in lingua italiana;
  • lo stesso ministero mette a disposizione ulteriori risorse provenienti dal Fondo Europeo per l’Immigrazione equivalenti a 12 milioni di euro, di cui il 60% per la formazione linguistica, (con effetti che faticano a creare sistema) ripartiti nelle diverse regioni in base ad un indice di immigrazione.

A questi si aggiungono ulteriori 4 milioni;

  • Queste ultime attività vengono finanziate tramite avvisi pubblici di partecipazione;
  • Su questo tipo di finanziamenti e sul relativo accesso le organizzazioni sindacali non hanno avuto fin qui notizia.

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