Storia di un esame, dalla tragedia alla satira

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Prof.ssa Eva Battiloro – C’era una volta la scuola Gentile,
esami severi, prof esigenti,
saperi profondi e col fucile
venivano cresciuti gli studenti,
e rimandati persino agli esami,
a giugno pochi ma a ottobre gli sciami!

Pochi i vecchietti tuttora esistenti,
memoria vivente d’un tempo che fu,
se non mi credi puoi chiedere a quanti
han conservato il ricordo quaggiù.

Mio padre raccontommi piano piano
che c’eran due versioni allo scientifico:
la prima dal latino all’italiano,
l’altra dal gergo nostro a quello arcaico.

Mamma raccontommi che al suo classico
nel corso di due giorni avean l’orale:
nel primo lo scibile umanistico,
e poi le scienze, prova non banale.

Ma il cambio d’un era era in agguato,
il ’68 un poco indiavolato
non ammetteva più differenze:
“merito” al bando, parola indecente.
Cambiaron gli esami senza prudenze
sceglievan materie, due solamente.

La simonia allor si diffuse
le carte in gioco venian confuse
“Voto più alto e quello che ho scelto,
minore voto al resto, fo svelto”.

Mercato dei voti quasi a contratto,
la commissione in tal guisa, infine,
a mani legate non può dar atto
ad un cambio improvviso di discipline…..
ciò è quel che spera ogni discente
ma invece smentito è di sovente!

Passarono anni e generazioni,
ma gli onorevoli senza dottrina
il loro segno da sporcaccioni
nel libro di storia volean lasciare,
una sol cosa contava per loro:
riforme inutili dal marchio d’oro.
E senza curarsi della sapienza
degli studenti e del loro futuro,
demagogia senza coscienza,
roba da sbatter la testa al muro!

E dopo un po’ d’anni ecco l’esame
con commissione interna al completo.

Sul dizionario ricerco “esame”:
leggo “indagine d’un candidato”
di cui s’ignora e scoprire si vuole
le conoscenze, le sue virtù.

E mi domando stupita ed incerta:
com’è possibil che interni docenti
facciano finta con grande scoperta
di giudicare i loro discenti
che da un quinquennio non sono un tabù?

Chiamarono “esame” codesta farsa,
fu il tempo dell’ennesimo scrutinio,
ancora una volta riforma scarsa
che ignorava il suo etimo latino.

Ed arrivò il colorato Arlecchino,
chè tanto ormai parèa Carnevale:
la commissione a tavolin divisa
tra interni ed esterni era ormai fatale.
L’allievo intento a sciorinar tesine,
un degno percorso al PC impostato
e millantando un milion di dottrine,
ma è in verità uno studente ammaestrato,
e a ben guardar la realtà è più meschina
volgar copia-incolla è quella tesina.
70 S’annoia il docente e senza rispetto
sbadiglia irrequieto del suo siparietto.

Ed ecco arrivato il quiz in TV,
il voto di un lustro è ora affidato,
cari studenti, non certo a virtù,
ma ad un caso ed ad un lotto screanzato
e la cultura non c’entra ormai più.

In busta chiusa è il destino vostro,
invece a noi prof il MIUR dà i tormenti,
ahimè, d’impostare il percorso “nostro”
quasi che fossimo noi i maturandi!

E la chimera che il MIUR ha in mente
tutti si sforzano d’indovinare,
spediti a dei corsi di aggiornamento
che il ministero non sa pur spiegare!
Beh, sta riforma è proprio ‘na sòla
Tutto l’opposto di “buona scuola”.

Moratti, Fioroni, Gelmini, ohibò,
Profumo, Giannini, Fedeli, lo so,
e ora Bussetti è colui che sta qua:
chi è diplomato, chi analfabeta,
chi è avvocato, chi il medico fa,
chi il sindacato elegge a profeta,
nessuno di loro è insegnante, si sa,
tutti ministri, ognun padreterno,
per noi l’esame divenne un inferno!

Che sanno questi dei nostri ragazzi,
dei meriti e guai, talenti e sollazzi?

Povera Italia e povere genti,
antichi fasti e un glorioso passato
lettere illustri e grandi portenti,
di scienze maestri ma non in grado
di giudicare un proprio discente.

Ormai l’esame per sempre è perduto
che vilipeso, violato, dolente,
pallida imago del nostro passato,
con gran mestizia allo Stige s’avvia,
deh, prolungando la propria agonia.

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