Stop classi pollaio, Anief: bene, misura sia inserita nella legge di Bilancio

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Comunicato Anief – Anief plaude all’iniziativa legislativa presentata dal Movimento 5 Stelle, con la presentazione del DDL n. 877 presentato alla Camera a prima firma dell’on. Lucia Azzolina, attraverso il quale il primo partito di maggioranza parlamentare intende ridurre il rapporto alunni docenti di un punto percentuale rispetto all’onda lunga dei tagli ancora previsti nel prossimo triennio dalla Legge 133 del 2018.

Potrebbero esser ripristinati quasi 87 mila posti cancellati. Anief chiede al M5S di introdurre da subito nella Legge di Stabilità di fine anno anche altre disposizioni fondamentali per il ripristino di un sistema scolastico d’avanguardia, come gli organici differenziati, il ripristino del tempo scuola, il maestro prevalente.

Il M5S dichiara guerra alle classi pollaio, divenute quasi una prassi a seguito del progressivo innalzamento numerico degli iscritti per classe imposto dagli ultimi governi: il movimento lo fa con un progetto di legge, che si prospetta “difficile e ambizioso, al quale però i pentastellati affermano di volersi dedicare con caparbietà nel corso di questa legislatura”. Secondo Anief si tratta di un’iniziativa importante, anzi basilare per rilanciare il sistema scolastico italiano.

A questo proposito, il giovane sindacato chiede di inserire tale norma già nella prossima Legge di Stabilità, insieme al ripristino del tempo scuola, tagliato in ogni ordine e grado, al maestro prevalente e all’indizione di organici differenziati, sulla base delle effettive esigenze del territorio. Infine, va assolutamente riportato il numero delle sedi di dirigenza scolastica, quelle presenti prima del Ddl 81/09.

Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, quella presentata da alcuni deputati pentastellati, tra cui l’on. Luigi Gallo, presidente della VII commissione, “è una coraggiosa iniziativa che trova quindi pieno appoggio del nostro sindacato: introdurre nel dibattito politico la centralità degli apprendimenti degli studenti rispetto alle spese che occorrono per garantire il diritto all’istruzione è un tema imprescindibile, se davvero si vuole voltare pagina nell’istruzione pubblica”.

Se, infatti, con la Legge voluta dall’ex Ministro dell’Economia, Gilio Tremonti, per risparmiare due miliardi di euro si decise di innalzare di un punto il rapporto alunni-docenti, con la conseguente soppressione di 86.931 cattedre, oggi questa proposta di legge potrebbe rimettere le cose a posto: perché da una parte intende riportare il rapporto alunni docenti entro il 2022/23 a quello attivato nell’anno scolastico 2007/08, prima dei tagli Tremonti-Gelmini, mentre dall’altra intende adottare un tetto massimo al numero di 22 alunni per classe, rispettivamente agli attuali 26 per la scuola dell’infanzia, 25 per la primaria, 25 per la scuola secondaria di primo grado e 28 per quella di secondo grado. Con un tetto invalicabile di 20 alunni in caso di presenza di alunni con handicap grave e certificato.

Nella lettura della proposta del disegno di legge, che reca anche le relative coperture finanziarie, si legge pure come tale controriforma possa partire già il prossimo anno scolastico, con apposito decreto da emanare entro 60 giorni dalla conversione in legge e che andrebbe a modificare non solo i parametri restrittivi imposti dal comma 1 art. 64 legge 133/2008, ma anche quelli disciplinati dal ddl 81/2009.

Ma è proprio sul decreto relativo al dimensionamento scolastico, denunciato con forza da Anief fin dalla sua assurda approvazione, che si chiede di intervenire: da una parte con il ripristino del tempo scuola (4 ore settimanali cancellate in ogni ordine e grado), delle sedi di presidenza (tagliata 1 su 4), del maestro prevalente in moduli (eliminato in 2 casi su 3). Tutte risorse eliminate per sempre, per mere ragioni di finanza pubblica, senza mai preoccuparsi sull’impatto fortemente negativo che hanno poi avuto sui livelli di apprendimento degli studenti e come certificato dalle indagini internazionali.

Riguardo alla volontà, sempre espressa nel disegno di legge, di portare a 20 alunni il livello minimo per la formazione delle classi, ad avviso di Anief questa disposizione deve essere comunque contemperata con le esigenze di tarare gli organici alle esigenze del territorio circostante ogni singolo istituto. Specialmente in quelle zone dove le scuole risultano isolate, ad alto flusso migratorio o ancora in zona economicamente depresse o ad alto tasso di disoccupazione, dispersione o criminalità. In tale circostanze, potrebbe essere concessa la possibilità di derogare al numero minimo e assegnare degli strumenti validi agli insegnanti, per far raggiungere il successo formativo di ognuno dei nostri alunni indipendentemente dal contesto economico e sociale in cui si trova l’istituzione scolastica.

“Considerato che sta per essere presentato il prossimo Disegno di Legge di Stabilità 2019 – conclude il presidente Anief – ci aspettiamo che i contenuti della proposta del M5S e le richieste annesse dell’Anief possano essere inserite in esso sin da subito, in modo da inviare anche un chiaro segnale politico di coerenza rispetto alle dichiarazioni e agli annunci resi in campagna elettorale”.

25 settembre 2018

Ufficio Stampa Anief

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