Stipendi, Anief: nel DEF possono essere portati a livello europeo

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Comunicato Anief – L’Italia è sotto la media europea per l‘Infanzia di 3mila euro, per la primaria e la secondaria di secondo grado di 6mila euro e per la secondaria di primo grado di circa 5mila euro, dai dati riferiti al massimo della carriera.

Rispetto agli insegnanti italiani, i colleghi francesi, nella scuola dell’infanzia, guadagnano 9mila euro in più, stessa cifra che ci distanzia dai colleghi danesi della primaria. Per la scuola secondaria va anche peggio: in Spagna, per il primo grado lo stipendio al massimo della carriera è di 50mila euro, circa 13mila euro in più rispetto all’Italia; per il secondo grado, i docenti tedeschi percepiscono 33mila euro in più in confronto ai colleghi Italiani. Anief conferma l’azione giudiziaria mirata a sbloccare gli stipendi dei dipendenti della PA dal settembre 2015, come del resto ha previsto la Corte Costituzionale nel giugno di quello stesso anno. Tutti i lavoratori della PA interessati al ricorso contro gli aumenti stipendiali miserevoli possono ancora chiedere il modello di diffida al seguente indirizzo di posta elettronica [email protected]

Nella maggior parte dei paesi europei esiste una chiara divisione salariale tra i diversi livelli d’istruzione. Gli insegnanti della primaria, e soprattutto quelli della pre-primaria (Infanzia in Italia), guadagnano meno degli insegnanti di secondo livello. Gli stipendi iniziali più bassi non implicano necessariamente tassi di progressione più elevati e viceversa. Per contro, più lunga è la carriera dell’insegnante, maggiore è la differenza percentuale tra l’inizio stipendio e quello finale. In media, ci vogliono circa 28 anni per raggiungere il massimo stipendiale previsto per legge, ma in alcuni paesi questo richiede solo 10 anni.

Gli stipendi statutari degli insegnanti sono stati incrementati nella maggior parte dei paesi europei. I cambiamenti nei quadri retributivi hanno portato un aumento del 4% o più (rispetto ai salari del 2015/16) in Irlanda e in altri otto Stati membri dell’Europa centrale e orientale (Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Ungheria, Austria, Romania e Slovacchia). La contrattazione collettiva ha contribuito a determinare aumenti salariali di oltre il 3% anche in Danimarca, a Malta, in Svezia, in Islanda e a Montenegro. Se confrontiamo i dati del nostro paese con i più importanti stati europei il quadro è impietoso. La tabella sottostante è stata ricavata dal rapporto Eurydice “Teachers’ and School Heads’ Salaries and Allowances in Europe”.

L’Italia è sotto la media europea per l‘Infanzia di 3mila euro, per la primaria e la secondaria di secondo grado di 6mila euro e per la secondaria di primo grado di circa 5mila euro, dai dati riferiti al massimo della carriera. Rispetto agli insegnati italiani, i colleghi francesi, nella scuola dell’infanzia, guadagnano 9mila euro in più, stessa cifra che ci distanzia dai colleghi danesi della primaria. Per la scuola secondaria va anche peggio: in Spagna, per il primo grado lo stipendio al massimo della carriera è di 50mila euro, circa 13mila euro in più rispetto all’Italia; per il secondo grado, i docenti tedeschi percepiscono 33mila euro in più in confronto ai colleghi Italiani.

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, ricorda che “l’inflazione, il costo della vita, è l’unico parametro costituzionale da rispettare per stabilire se uno stipendio è equo. Stare abbondantemente al di sotto di questo parametro minimo significa non avere rispetto dei lavoratori pubblici. È lapalissiano: lo Stato pretende dai cittadini il rispetto delle leggi, ma poi è il primo a non dare seguito a quello che contengono. Per questo, come sindacato non possiamo esimerci dal ricordare che il ‘Documento di Economia e Finanza’ in via di approvazione dovrà essere dedicato a coprire tale gap stipendiale. In caso contrario, l’unica via rimane quella del ricorso”.

Nell’attesa di capire come si svilupperanno gli incerti eventi politici che porteranno alla nuova linea di Governo, il sindacato Anief conferma pertanto l’azione giudiziaria mirata a sbloccare gli stipendi dei dipendenti della PA dal settembre 2015, come del resto ha previsto la Corte Costituzionale nel giugno di quello stesso anno: in media, per legge ognuno dei tre milioni di lavoratori statali ha diritto ad avere 2 mila euro in più nel 2019 e 4 mila euro di arretrati se accolto il ricorso dalla stessa Consulta.

Tutti i lavoratori della PA interessati al ricorso contro gli aumenti stipendiali miserevoli possono ancora chiedere il modello di diffida al seguente indirizzo di posta elettronica:  [email protected]

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