Stipendi. I maestri dovrebbero guadagnare 455 euro in più per raggiungere i colleghi europei

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Secondo l’Ocse tra il 2010 e il 2015 in Italia gli stipendi di un docente (scuola secondaria di primo grado con 15 anni di servizio) sono diminuiti, mentre in Francia, Giappone e Belgio hanno conosciuto una perdita meno consistente, in Gran Bretagna, Scozia, Austria, nella Finlandia e in Grecia sono decresciuti maggiormente.

Ci sono nazioni che hanno continuato a investire, anche durante la crisi economica, sulla loro classe docente: in Ungheria (straordinariamente), quindi in Israele, Turchia, Portogallo, Germania, in Corea, Danimarca, Norvegia e Spagna. Ne parla Repubblica.

In Italia un docente di scuola primaria con 15 anni di servizio guadagna un terzo esatto in meno di un laureato in altro settore. Un professore delle medie inferiori guadagna il 72 per cento, uno delle superiori il 76 per cento.

Per arrivare agli stipendi Ue un docente d’infanzia ed elementari di una scuola italiana dovrebbe conoscere un aumento di 455 euro (il 20,5 per cento in più), un professore di medie dovrebbe veder crescere la busta paga di 363 euro (più 14,9 per cento) e uno delle superiori di 439 euro (più 17,6 per cento). Servirebbero, solo per questo, 6,8 miliardi (la Buona scuola, tra il 2015 e il 2017, ne ha investiti quattro).

La percentuale di spesa per la scuola rispetto all’intera amministrazione pubblica in otto anni (2005-2013) è scesa dall’8,1 per cento al 7,3: quattro punti percentuali sotto la media Ocse, due punti e mezzo sotto la media Ue.

La spesa per studente in Italia (dalla scuola primaria alla secondaria) è pari a 8.926 dollari quando la media europea è di 795 dollari superiore.

Seguendo il Conto annuale 2016 redatto dalla Pubblica amministrazione, nella scuola si è passati da un milione e 128 mila occupati nel 2008 (docenti, dirigenti scolastici, personale amministrativo) a un milione e 13 mila nel 2012 (115 mila persone espulse) per risalire a un milione e 116 mila nel 2016 recuperando nelle ultime quattro stagioni quasi tutte le uscite delle precedenti quattro (il saldo negativo è di 12 mila unità).

A otto anni di distanza il taglio sui numeri del personale amministrativo è del 10,6 per cento: di conseguenza si è passati da un costo di 46,5 miliardi l’anno nel 2008 a 41,6 nel 2016, cinque miliardi di euro in meno per un saldo negativo del 10,7 per cento.

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