Stabilità alla scuola non si dà bloccando i docenti per cinque anni. Lettera

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inviata da Luca Gallo- Per dare stabilita’ alla scuola bisogna innanzitutto  che i docenti siano messi nelle migliori condizioni di vivere e lavorare, sono gli insegnanti con il loro sapere e con le proprie motivazioni che cercano in tutti i modi di istruire ed educare al meglio le nuove generazioni, ad essi sono riposte le speranze di valorizzare ed orientare i giovani nei percorsi di vita che  vedranno la luce una volta terminato il percorso scolastico, ma l’ insegnante non e’ un “missionario” come qualcuno dice,  l’ insegnante non e’ votato alla santita’,  i docenti sono dei professionisti che operano in un settore strategico, per dare il massimo nel loro lavoro, hanno bisogno di stabilita’ e serenita’, come tutti i lavoratori per’altro.

Stabilita’ e serenita’ non vogliono  dire soltanto  avere un contratto a tempo indeterminato, cosa per’ altro non proprio facile nella scuola, ma  soprattutto la possibilita’ di lavorare finalmente vicino al proprio luogo di residenza, ovvero vicino alle proprie famiglie.

Sono tanti i problemi che attanagliano la scuola, dalle classi pollaio, alla maleducazione imperante dei ragazzi, all’ ingerenza dei genitori, agli stipendi bassi ,agli edifici fatiscenti,  al fatto che non ci sia un sistema  unico e stabile di reclutamento degli insegnanti, etc; Ma per dare stabilita’ alla scuola  si pensa soltanto alla continuita’ didattica che rende ancora una volta la vita degli insegnanti difficile e piena di amarezza.

Ma come e’ possibile pensare di bloccare ad esempio per 5 anni coloro che sono stati immessi in ruolo a partire dal 1^ settembre 2019, a causa del famigerato DM 631 che ha creato un bel po di disagi, soprattutto ai primi in graduatoria delle grame 2018, che per via dei pochissimi posti disponibili hanno dovuto accettare delle sedi distanti centinaia di km dal proprio luogo di residenza.

Tale blocco e’ stato retroattivo rispetto al bando 2018 riservato agli abilitati, in piu’ chi ha avuto la fortuna di fare l anno di prova la scorso anno, puo’ gia’ quest’ anno chiedere la mobilita’, mentre la dove ci sono stati ritardi nella procedura del concorso e sono stati assunti quest’ anno, pur provenendo dallo stesso concorso e’ previsto tale blocco, che condanna  molti docenti, non piu’ giovani, a dover rinunciare per sempre di poter vivere e lavorare vicino ai propri cari.

Qui cari onorevoli della repubblica non avete neanche tentato di capire quali ripercussioni si celavano dietro tale provvedimento introdotto con la legge di stabilita’ del 30 dicembre 2018, noi docenti abilitati abbiamo il sacrosanto diritto di partecipare alla mobilta’ 2020; molti di noi la continuita’ didattica l’ abbiamo garantita per tanti anni da precari, spesso nella stessa scuola, io personalmente avevo i famosi 3 anni di servizio nel 2009, poi a causa  della chiusura delle GaE, ci sono voluti altri dieci anni per entrare in ruolo, ed ora assunto su un’ altra provincia non posso partecipare alla mobilita’ che mi darebbe la “possibilita'” finalmente a 46 anni di tornare a casa dopo una vita di sacrifici, anche perche’ tanti sono stati i pensionamenti quest’ anno e tanti c’ e’ ne saranno dal 1^ settembre prossimo anche per via di quota 100, sarebbe un’ autentica beffa se quei posti venissero occupati con i nuovi concorsi, anzi sarebbe inaccettabile; la continuita’ didattica potrebbe valere se un docente decide spontaneamente di andare in una determinata scuola, e poi perche’ la continuita’ didattica per quest’ anno non vale per chi proviene dalle GaE?

Per questo e per molti altri motivi, che ci sia per quest’ anno una deroga a tale vincolo, in attesa di un accordo con i sindacati che metta tutti d’ accordo, non si puo’ intervenire cosi’ da un anno all’ altro in questo modo determinando una sentenza pesantissima per molti di noi che per forza di cose saranno costretti a scegliere tra il lavoro e la famiglia quando sarebbe un sacrosanto diritto sancito dalla costituzione  salvaguardare entrambe le cose.

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