Sostegno, Anief: scuola attribuisce meno ore e tribunale impone risarcimento 10mila euro

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Comunicato Anief – In poco più di dieci anni, gli alunni con disabilità sono raddoppiati, passando da 180mila a 255 mila. Peccato che la risposta dello Stato sia stata inadeguata: ogni inizio d’anno scolastico, tutti gli uffici preposti fanno a gara per assegnare alle scuole un numero di ore settimanali sensibilmente inferiore a quello richiesto a seguito delle diagnosi realizzate da medici specialisti del servizio sanitario pubblico, dell’esame del Gruppo di lavoro per l’inclusione e confermate dai docenti. Così, i dirigenti scolastici sono costretti a fare i salti mortali per limitare i danni, dividendo il “pacchetto” di ore accordato tra gli alunni disabili presenti nel proprio istituto e applicando una regola proporzionale per difetto. Scontentando tutti.

Per chi non vuole soccombere dinanzi a questa palese ingiustizia, non rimane che ricorrere al giudice: questi non potrà che dare ragione alla famiglia dell’alunno disabile, condannando l’amministrazione pubblica anche con risarcimenti consistenti. Come accaduto proprio ieri a Roma con il TAR del Lazio che emana un provvedimento monocratico d’urgenza in cui impone al Ministero l’attribuzione immediata delle ore di sostegno “per un numero di ore adeguato alla patologia dell’alunna, ovvero la copertura totale delle ore di sostegno”. Ma anche i tribunali ordinari sono dello stesso avviso, è il caso avvenuto nei giorni scorsi a Velletri, dove il tribunale ha reputato la triade Miur, Usr e Ambito territoriale, responsabili dalla mancata assegnazione ad un alunno portatore di disabilità grave, del dimezzamento delle 25 ore settimanali indicate dalla struttura medico-pedagogica statale: pesante anche il risarcimento danni.

Perché l’amministrazione scolastica deve ridimensionare l’apporto di ore di sostegno nonostante la diagnosi di grave disabilità del bambino redatta da medici specialisti del servizio sanitario pubblico? Perché lo stesso ufficio scolastico deve dimezzare le ore di sostegno richieste dalla scuola, attraverso il Gruppo di lavoro per l’inclusione con il Piano Educativo Individualizzato e ribadite dai docenti specializzati che operano ogni giorno con l’alunno, oltre che avallate dal Consiglio di Classe? È una domanda che si fanno in Italia tantissimi insegnanti, dirigenti scolastici e famiglie, perché queste ingerenze, attuate sulla pelle degli alunni più deboli, con l’aumento degli iscritti “certificati”, sono ormai all’ordine del giorno.

Ne sa qualcosa il sindacato Anief, che ogni anno con l’iniziativa “Sostegno, non un’ora di meno!” si trova a patrocinare un numero di casi molto più alto dell’anno precedente. L’incremento di situazioni gravi (nel 2006 gli alunni disabili certificati erano 180 mila, mentre oggi sono circa 255 mila), da inquadrare a scuola con il massimo delle ore previste dalla legge vigente (25 all’infanzia, 24 alla primaria e 18 nella secondaria) probabilmente è da arrecare alla crescita esponenziale degli alunni disabili “certificati” a cui non corrisponde una risposta adeguata da parte degli uffici scolastici preposti che si ostinano ad autorizzare alle scuole “pacchetti” di ore palesemente inferiori ai necessari e costringendo i dirigenti scolastici a dividerli tra i gli alunni disabili presenti nell’istituto, applicando una regola proporzionale per difetto. Scontentando, in tal modo, praticamente tutti.

A quel punto, quasi sempre, prende il via l’interessamento delle famiglie presso l’amministrazione scolastica superiore, dove però si alza sistematicamente un muro per via dei finanziamenti inadeguati, concessi dal Miur via Mef, con cui a loro volta i dirigenti dello Stato devono fare i conti. Per chi non vuole soccombere dinanzi a questa palese ingiustizia, non rimane che ricorrere in tribunale. Dove il giudice non può che dare ragione alla famiglia dell’alunno disabile, condannando l’amministrazione pubblica non solo alla somministrazione delle ore negate, ma anche a cifre risarcitorie sempre più spesso non trascurabili.

Come è accaduto a Velletri, in provincia di Roma, dove – grazie all’iniziativa Anief “Sostegno, non un’ora di meno!” – il tribunale ha reputato la triade Miur, Ufficio scolastico regionale e Ambito territoriale responsabili dalla mancata assegnazione ad un alunno portatore di disabilità grave del monte ore massimo possibile, attraverso l’assegnazione del docente di sostegno con il rapporto 1:1. La somma risarcitoria è scattata perché, secondo i giudici, le istituzioni scolastiche hanno palesemente discriminato e limitato il diritto all’istruzione dell’alunno affetto da grave disabilità attribuendogli un numero di ore dimezzato rispetto a quelle necessarie. Per tali motivi, dal momento che il Programma educativo individualizzato deve ritenersi valido per l’intero ciclo scolastico in corso, è stato dato ordine di “cessare immediatamente la condotta discriminatoria e garantire al minore, anche per il futuro, il numero completo di ore di insegnamento di sostegno settimanali pari a 25”.

Per il tribunale laziale, quindi, “tenuto conto delle esigenze formative e di sostegno rilevate dalla stessa amministrazione in ragione della tipologia e del grado di disabilità dell’alunno e della notevole discrepanza tra ore di sostegno individuate nel PEI e ore concretamente garantite, pari esattamente alla metà, si può sicuramente presumere che il bambino abbia subito un rilevante pregiudizio nella sua formazione ed istruzione, risultando frustrate le sue legittime esigenze di accrescimento, di apprendimento, di integrazione ed inserimento scolastico”.

Condannate, pertanto, tutte le Amministrazioni convenute: MIUR, ATP Roma, USR Lazio ed Istituto Comprensivo cui il Tribunale di Velletri ordina, “ciascuna per quanto di sua spettanza, la cessazione della condotta discriminatoria posta in essere e la conseguente attribuzione in favore dell’alunno di un insegnante di sostegno per n. 25 ore settimanali (rapporto 1 a 1)” oltre al risarcimento del danno liquidato in complessivi 5mila euro, con interessi legali fino al saldo effettivo e spese di soccombenza quantificate in ulteriori 3.500 euro, oltre spese generali forfettarie al 15%, IVA e CPA come per legge. Per un totale di oltre 10 mila euro.

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, ha ricordato che “il problema della mancanza di ore di sostegno è presente in tutte le nostre scuole. Poiché abbiamo oltre 8 mila istituti autonomi, cui fanno capo più di 40 mila plessi, e siamo convinti che vi siano almeno un paio di casi a scuola, siamo convinti che almeno un alunno disabile ogni tre, si trova in una condizione di questo genere: stiamo parlando di 80 mila allievi, che chiedono solo di espletare il loro diritto allo studio. Eppure, la sentenza della Corte Costituzionale n. 80/2010 ha con certezza escluso che esigenze di bilancio e di razionalizzazione delle risorse, benché pubbliche, possano giustificare la limitazione, se non la negazione, di un diritto fondamentale quale è quello della formazione degli alunni con disabilità”.

È in quest’ottica distorta che va inquadrata la decisione di mantenere in vita i posti in deroga sul sostegno, che per far risparmiare lo Stato sui mesi estivi e sugli scatti di anzianità, oltre che sulle ricostruzioni di carriera, ogni anno porta le metà dei docenti di sostegno a cambiare alunno, in barba alle più elementari regole di buon senso e alla tanto dichiarata continuità didattica. Ed è anche per questo che i tribunali ordinari riconoscono la lesione di diritti fondamentali degli alunni disabili e anche i tribunali amministrativi condannano l’amministrazione, come ha fatto il TAR Lazio attraverso un provvedimento monocratico emanato in tempi record proprio ieri, provvedendo senza riserve a sanare le illegittimità e ad imporre all’Amministrazione “il sostegno didattico per un numero di ore adeguato alla patologia dell’alunna, ovvero la copertura totale delle ore di sostegno”.

“La nostra iniziativa a sostegno degli alunni e delle famiglie vessate, che affrontano ogni giorno difficoltà di ogni genere per l’integrazione dei propri figli a scuola, è stata promossa proprio per ribadire, anche attraverso azioni legali mirate, che in Italia ci sono anche delle norme approvate proprio per garantire integrazione e sostegno agli studenti con disabilità. La cui rivendicazione, anche dinanzi al giudice, va a costituire – conclude Pacifico – concreta attuazione del fondamentale principio di uguaglianza sostanziale stabilito dall’articolo 3 della Costituzione italiana”.

Anief ricorda che l’indirizzo [email protected] è a disposizione di tutte le famiglie, dei docenti e dei dirigenti che necessitano di un intervento risolutore, al fine di ottenere per ogni alunno il corretto apporto di ore di sostegno prescritto dalla Programmazione Educativa Individualizzata, nel pieno rispetto della normativa e dei diritti degli alunni disabili.

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