Smartphone in classe, uso corretto passa anche per il suo divieto. Lettera

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Inviato da Mauro Fradegradi – Cari di OS, per quel che può valere, volevo poter dire la mia sull’utilizzo degli smartphone in classe e sul divieto esteso anche ai docenti.

1) Come ormai dicono tutti gli studi recenti sul fenomeno, e i medici e gli psicologi in sedi diverse, lo smartphone danneggia la salute dei ragazzi e la loro percezione della realtà, oltre che stimolare pratiche deliquenziali come il cyberbullismo o perfino pornografiche.

L’insegnamento di un utilizzo sano e responsabile dello smartphone passa quindi anche per il divieto ad usarlo in luoghi predisposti ad altro, come la scuola, e a perderne progressivamente l’interesse per riavvicinarsi alla vita reale, al materico.

Se oggi assistiamo a un’emergenza educativa e sociale è proprio perché i più giovani, e purtroppo anche molti adulti, si sono affidati ai social, alla virtualità, per comunicare e informarsi, invece che restare presenti e attenti nel mondo reale.

2) io insegno spesso attraverso l’uso della LIM e non è richiesto l’uso dello smartphone. Una didattica innovativa non deve necessariamente prevedere l’uso del cellulare, quanto piuttosto l’uso di strumenti tecnologici che veicolino l’attività didattica. Usiamo la LIM? Bene, non c’è però bisogno che i ragazzi usino il cellulare. Anzi, più i ragazzi scrivessero sui loro quaderni e più leggessero da cartaceo, meglio apprenderebbero e meglio starebbero di salute. Non lo dico io, ma, oltre il buon senso, lo dicono gli studiosi.

3) su instagram seguo e sono seguito da diversi ex alunni e nelle loro stories vedo e rivedo foto e filmini girati in classe, alle superiori, addirittura con i docenti sorridenti. Questa è la conferma che l’utilizzo dello smartphone in classe non è utile per nulla ai fini didattici, tutt’altro. Sconfinando anche nel penale se si tratta di minorenni.

4) estendere il divieto ai professori è assurdo e fuori luogo. Noi siamo docenti e loro alunni, e non siamo sullo stesso piano. E questo va rimarcato. Pur avendo un rapporto confidenziale e sano con i miei alunni, loro devono ricordarsi sempre che sono un loro professore, che sono un adulto e rappresento un’autorità. Quindi, metterci sullo stesso piano, come vorrebbe irresponabilmente la “nuova pedagogia” dei banchi a isola o del professore come mero esecutore o mediatore in aule con i divani, non è affatto un bene. I ragazzi, e ce lo comunicano in modi diversi, vogliono essere aiutati a stare al mondo attraverso regole che altrove non gli vengono insegnate né proposte. Una giusta distanza quindi va rispettata.

Detto questo e tornando al divieto esteso anche ai docenti, va detto che al di là della compilazione del registro elettronico, noi docenti possiamo utilizzare il cellulare in casi estremi e sempre utili per la didattica. Per esempio, durante una verifica in cui i ragazzi dovevano descrivere un quadro di Salvador Dalì mi ero dimenticato la chiavetta a casa con l’immagine del quadro. Dato che sulla verifica questo quadro era in bianco e nero, ho fatto prima a passare tra i banchi mostrandogli il quadro a colori dal mio cellulare. Inoltre, insegnando lingua straniera, mi capita a volte di ricorrere in classe durante la lezione a wordreference per leggere con gli alunni il significato di una parola e ascoltarne la pronuncia. Si può fare con la LIM, ma se questa è spenta, è molto più agile ricorrere al cellulare che perdere minuti preziosi ad accendere, caricare, collegarsi, etc…

Queste critiche sull’uso dello smartphone in classe, arrivano da un docente che è anche referente di plesso per le TIC e che quindi conosce bene il valore che possono avere. Inoltre, come detto, utilizzo la LIM, ma non solo, utilizzo piattaforme online come Edmodo e Classroom e il successo formativo è in crescita. Non sono quindi un oltranzista conservatore, ma vietare lo smartphone è solo una questione di salute ed educazione dei più giovani che tanto ho a cuore.

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