La situazione degli insegnanti di sostegno specializzati e dei bambini disabili nelle scuole italiane. Perché la politica non ci vuole?

Di Lalla
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Francesca Di Salvo – Sono un’insegnante di sostegno e vorrei che la gente sapesse ciò che accade oggi nelle scuole italiane. I bambini disabili sono vittime di un sistema che si occupa di mille questioni, ma non del loro benessere e della loro integrazione. Attualmente lavoro in una scuola della Lombardia e vorrei condividere con voi lettori alcune storie segnate da ingiustizie e da incompetenza da parte sia dei docenti, che dei politici che vanno avanti trascurando chi ha davvero bisogno e proponendo riforme che invece di migliorare il mondo dell’istruzione, lo peggiorano.

Francesca Di Salvo – Sono un’insegnante di sostegno e vorrei che la gente sapesse ciò che accade oggi nelle scuole italiane. I bambini disabili sono vittime di un sistema che si occupa di mille questioni, ma non del loro benessere e della loro integrazione. Attualmente lavoro in una scuola della Lombardia e vorrei condividere con voi lettori alcune storie segnate da ingiustizie e da incompetenza da parte sia dei docenti, che dei politici che vanno avanti trascurando chi ha davvero bisogno e proponendo riforme che invece di migliorare il mondo dell’istruzione, lo peggiorano.

S. ha 9 anni, pesa 85 chili, mangia tutto quello che trova e a volte fa male ai compagni. Sa essere affettuoso, anche se a modo suo, ogni tanto uno sguardo capace di emozionare chiunque, qualche volta un barlume di speranza attraverso un sibilo, qualcosa che potrebbe assomigliare ad un "ciao". S. è affetto da disturbo pervasivo dello sviluppo, in lista da due anni in un centro specializzato e con soltanto 12 ore di sostegno.

Per fortuna la famiglia è riuscita ad ottenere il supporto di un educatore per 10 ore settimanali, ma l’assistenza domiciliare ha subito un taglio drastico e i genitori sono costretti a mandare S. a scuola anche i pomeriggi perché lavorando non sanno come fare.

S. avrebbe diritto ad una maestra di sostegno qualificata, un docente che sia in grado di proporgli attività stimolanti, creative, manipolative e invece, è seguito da un’insegnante diplomata che non sa dove mettere le mani e chiede a chi ha il titolo cosa deve fare.

Io mi chiedo, al di là delle mille questioni politiche, perché gli insegnanti specializzati su sostegno sono fuori dalle graduatorie ad esaurimento e molti sono stati declassati in una quarta fascia assolutamente senza senso dato che chi vi è inserito ha un punteggio spesso superiore a chi si trova in III fascia? Perché chi ha più punti, quindi più titoli e più anni di servizio viene dopo chi ne ha di meno? Qual è il principio? E’ giusto che chi ha fatto più sacrifici abbia meno diritti di chi ne ha fatti meno? E’ giusto che abbiano la precedenza nell’assegnazione delle cattedre persone meno qualificate?

Io sono una maestra, non conosco bene le leggi, ma certamente conosco il significato di questo articolo della Costituzione:
"È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese."

Qui si parla di eguaglianza dei cittadini, ma di fatto, avviene l’esatto contrario.

Gli insegnanti di sostegno hanno conseguito una laurea in Scienze della Formazione Primaria e in più hanno sostenuto 12 esami, tirocini, laboratori e tesi per ottenere la specializzazione. Se in Italia ci sono tante persone qualificate che hanno scelto di lavorare con questo tipo di disagi, perché non devono essere trattate come gli altri? Perché chi ha più punti ha meno diritti di lavorare? Il concorso non prevede prove su sostegno.

Il mio alunno è ipoacusico, ha gli occhiali, cammina male per via di una brutta ischemia che ha avuto quando era piccolo e l’altro giorno ha fatto un disegno che nessuno ha capito. Ha disegnato se stesso e all’interno della vignetta ha scritto: "sono un figo"! Quel disegno è stato cancellato perché "figo" non si può dire, è una parolaccia, ma dietro questo piccolo gesto si nasconde il tentativo di un bambino di andare oltre la propria disabilità, di sentirsi come i propri compagni e di affermare se stesso in una società che non è in grado di ascoltarlo. Non sono stata certamente io a cancellare quel bellissimo disegno!

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