Sexting, per studenti è normale inviare e ricevere foto a sfondo sessuale

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Comunicato ScuolaZoo – Questo weekend si è tenuto il secondo dei tre weekend di formazione messi a disposizione da ScuolaZoo, la community di Studenti più grande d’Italia, per i Rappresentati d’Istituto ScuolaZoo – R.I.S.: l’unico network di Rappresentanti d’Istituto d’Italia, per migliorare la scuola dall’interno, con e per gli studenti.

In occasione del II Weekend R.I.S., ScuolaZoo e Pepita ONLUS, la cooperativa sociale di educatori esperti in interventi educativi e sociali a favore degli adolescenti, rivelano quanto emerso dalle interviste fatte al primo Weekend di formazione, tenutosi a ottobre, a 100 Rappresentanti d’Istituto ScuolaZoo, di età compresa fra i 17 e i 18 anni. I ragazzi non solo sanno cos’è il sexting, per loro è la norma inviare e ricevere foto a sfondo sessuale, ma non sanno difendersi da quella che è una piaga sociale della loro generazione.

UN’IMMAGINE DICE PIU’ DI MILLE PAROLE

La Generazione Z tende a utilizzare le immagini al posto delle parole, anche per comunicazioni semplici e ordinarie. Un selfie è più diretto, immediato e meno fraintendibile della parola scritta. Una generazione molto visiva, quindi, caratteristica che si accompagna a quella della velocità nel condividere contenuti, che, a volte, impedisce loro di riflettere prima di premere “invio”.

UNA FOTO PER LA POPOLARITA’

Che si tratti di sconosciuti, di conoscenti, di fidanzate/i o di interi gruppi di amici, lo scambio di foto di nudo, per questa generazione, è all’ordine del giorno. Le mandano principalmente attraverso Direct, il sistema di messaggistica istantanea di Instagram, o tramite Whatsapp. Perché lo fanno? Per farsi accettare e per mettersi in mostra: non è che un gioco. Si fidano facilmente dei destinatari, “mandare foto è talmente normale e quotidiano che non pensi a cosa stai mandando, lo fai e basta”.

E QUANDO LA SITUAZIONE SFUGGE DI MANO?

I ragazzi intervistati da una parte dicono di non sapere come sia possibile che le persone si ritrovino coinvolte in situazioni sgradevoli senza accorgersene, visto che tutti sanno che le foto, prima o poi, girano; dall’altra però mandano e ricevono contenuti a sfondo sessuale di continuo, ingenuamente contribuendo alla diffusione delle immagini stesse. Coscienti del rischio, quindi, non si rendono conto di contribuire al fenomeno. Ci sono poi quelli che “non si vergognano” e che, per egocentrismo, quando la diffusione diventa virale, la vedono come una forma di popolarità, pensando alle conseguenze nel breve e non al futuro.

INTERVENIRE O NON INTERVENIRE QUESTO È IL DILEMMA

Emerge un dilemma morale evidente: “cosa farei se vedessi che qualcuno pubblica foto che potrebbero nuocere a qualcuno?” Una decisione difficile. Tendenzialmente l’istinto è quello di intervenire in difesa di chi è vittima, denunciando il cyber-bullo, ma poi sorgono i dubbi: “dipende se è tuo amico o no…; con quale autorità giudico le foto di un’altra persona? ma poi cosa facciamo? mica posso risolvere io il suo problema; …sì però dobbiamo intervenire per forza, mica possiamo far finta di niente!”.

LA NECESSITA’ DI UNA GUIDA

I focus group hanno lamentata la mancanza, di una guida, che insegni loro ad acquisire il senso del limite. Pur sentendosi grandi ed essendo in una fascia di età senza dubbio difficile, dicono che a fargli da guida dovrebbe essere la comunità di adulti, che nonostante tutto rimane il punto di riferimento quando ci sono problemi da risolvere.

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