A settembre torna il “tormento” registro elettronico, per gli studenti utile solo per il controllo e la repressione

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Francesca Picci, coordinatrice nazionale dell’Unione degli studenti commenta le novità del nuovo anno scolastico, illustrate dal Sole 24 Ore.

Una delle novità è la messa in campo di 15 milioni per estendere il registro elettronico a tutte le classi del primo ciclo. “Occorrono misure più sostanziose – è il commento dell’Unione degli Studenti – il piano del ministero è del tutto insufficiente e ci conferma la volontà del Governo di non voler risolvere nel profondo le criticità, anzi in certi frangenti le aggrava, si pensi ai 15 milioni destinati ai registri elettronici, strumenti utili soltanto al controllo e alla repressione degli studenti.”

“L’ABC del governo ci consegna un’idea di sviluppo della scuola ancora escludente, autoritaria, e lontana dalle soluzioni concrete che gli studenti rivendicano da anni” afferma Francesca Picci, coordinatrice nazionale dell’Unione degli studenti: “Le misure per il diritto allo studio continuano a essere del tutto insufficienti: i 30 milioni, aggiunti ai 40 già stanziati, sono cifre ridicole considerando che per raggiungere la gratuità dell’istruzione occorrerebbero 14 miliardi.  Lo stesso discorso vale per edilizia scolastica, che richiederebbe un finanziamento simile a quello per il diritto allo studio e l’alternanza scuola lavoro: le misure messe sul piatto dal governo non sono bastevoli e ben si allontanano dalle risorse che sarebbero necessarie per raggiungere una scuola sicura e di qualità”.

Per quanto concerne l’alternanza scuola lavoro, l’introduzione della Carta dei diritti e dei doveri “non è sufficiente in quanto si eludono i temi più caldi e di interesse per gli studenti. Mancano ancora delle garanzie reali sui percorsi rispetto allo sfruttamento degli studenti, alla tutela dell’ambiente e alla gratuità dell’esperienza”. Per Francesca Picci, il portale online “che permetterà agli studenti di segnalare i cattivi casi di alternanza, invece, rischia di essere soltanto un canale per sfogare le proprie brutte esperienze, e ha ben poco a che fare con la necessità di dare spazio e responsabilità agli studenti nella decisione e programmazione delle proprie esperienze di alternanza “.

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