Serafini, Snals: stipendio più alto con bonus 500 euro e progetti, precari 36 mesi vanno assunti con concorso riservato

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Intervista a Elvira Serafini, Segretario Generale Snals-Confsal sui principali temi del momento: Pensioni quota 100, stipendi, precariato, TFA sostegno. 

Pensioni quota 100: sembra esserci una chiusura, da parte dell’INPS, alla possibilità di utilizzare questi posti per la mobilità 2019. Quali margini potrebbero ancora esserci? E se non per la mobilità, almeno per le immissioni in ruolo? 

“Va subito detto che all’avvio del prossimo anno scolastico verranno a mancare ben 140 mila insegnanti. Un dato enorme che prospetta disservizi se non si farà tutto il possibile per ridurre questa cifra. La situazione è complicata anche dalle domande di pensionamento con quota 100.  L’INPS ha comunicato l’impossibilità di analizzare tutte le 16000 richieste del personale scolastico in tempi utili per la mobilità e per le immissioni in ruolo, poiché prevede di concludere l’esame delle domande entro agosto.
Il sindacato ha fortemente contestato questo scenario, chiedendo che vengano espletati tutti gli adempimenti in tempi utili per la mobilità. Abbiamo anche richiesto al Miur la costituzione di un tavolo tecnico con OO.SS., Miur e Inps allo scopo di individuare procedure e mettere in atto sinergie per semplificare e accelerare le operazioni relative alle domande di pensionamento, eventualmente ricorrendo a unità aggiuntive di personale da impiegare allo scopo.
Vedremo se il Miur manterrà la promessa di attivare un piano di interventi in tal senso.”

Il precariato docenti e ATA è una delle emergenze che avete posto come preminente nella piattaforma di mobilitazione strutturata insieme agli altri sindacati firmatari del Contratto. Qual è la vostra proposta? Concorso selettivo o anche concorso riservato a determinate categorie di docenti? 

“L’anomalia tutta italiana del precariato storico ci vede impegnati da anni in dure battaglie per la sua definitiva risoluzione. Quello che è mancato nel passato e manca anche oggi è una risposta al problema nella sua interezza: spesso la politica ha cercato di mantenere un equilibrio instabile tra interessi contrapposti di diversi gruppi di precari, con risultati insoddisfacenti.
Vedo un paradosso nell’enorme numero di cattedre vacanti a cui facevo riferimento e nella negazione del diritto all’assunzione dei docenti precari che da anni lavorano con contratti a termine. Lo Snals Confsal ritiene che dopo 36 mesi di rinnovi contrattuali a tempo determinato i precari abbiano diritto a essere assunti a tempo indeterminato con un concorso riservato e semplificato. Tuttavia, la legge di bilancio ha previsto per questi precari un concorso ordinario selettivo che, però, presenta delle incongruità che il nostro sindacato ha posto all’attenzione degli organismi parlamentari per la loro correzione.
In ogni caso, una soluzione organica al problema sarebbe rappresentata dalla copertura di tutti i posti vacanti, calcolati su base triennale ed eliminando le distinzioni tra organico di fatto e di diritto. Altri elementi risolutivi sarebbero rappresentati da un adeguato riconoscimento del servizio precario e dallo svuotamento delle Gae, ma soprattutto è indispensabile una programmazione costante e periodica di concorsi per cattedre ordinarie e per il sostegno.

Aumenti stipendiali: da aprile in busta paga tornerà l’indennità di vacanza contrattuale. Quali sono gli scenari che si prospettano? A fronte di un mancato avvio della contrattazione, su quali incentivi potranno contare i docenti? Il bonus 500 euro per l’autoaggiornamento e il bonus premiale docenti continueranno ad essere erogati nelle modalità consuete?

“Gli stanziamenti della legge di bilancio per il 2019 prevedono un incremento a regime delle retribuzioni per il triennio 2019-2021 pari all’1,95% complessivo: meno della metà dell’inflazione stimata dall’Istat per lo stesso periodo, pari al 4,1%. Si nega di fatto la possibilità di aprire la fase di contrattazione per il rinnovo del CCNL del Comparto istruzione e ricerca e diventa più lontano l’obiettivo di un adeguamento delle retribuzioni di tutto il suo personale. Si mantiene, dunque, la distanza degli stipendi dei docenti italiani rispetto alla media di quelli dei loro colleghi europei con una forbice che, già presente all’inizio della loro carriera, diventa più marcata al termine, soprattutto per i docenti della scuola primaria. C’è un’emergenza salariale e allora è urgente riconsiderare tutto il monte delle risorse a disposizione per i compensi, comprese quelle dei vari bonus e progetti, e avviare un confronto con il sindacato per individuare le misure più adeguate per il miglioramento retributivo. Resta ferma, comunque, la nostra protesta per ottenere più investimenti per il settore dell’istruzione e della ricerca, dove presta servizio un’alta percentuale di personale con contratti precari e che non vede neanche rispettato il diritto alla puntuale retribuzione.”

Le Università stanno predisponendo i bandi per l’avvio dei corsi di specializzazione per il sostegno: 14.000 posti per quest’anno, 40mila nel triennio. Una misura sufficiente a colmare i vuoti in organico? Cosa si potrebbe fare nell’immediato?

“Sono anni che denunciamo una cronica carenza di personale specializzato sui posti di sostegno, che è drammatica soprattutto nelle regioni del nord. I dati che abbiamo ci dicono che i posti per i corsi banditi dalle università sono del tutto insufficienti, soprattutto per la mancanza di una seria programmazione sul territorio. Esiste infatti un gap tra posti banditi al nord, di numero assai inferiore al fabbisogno di insegnanti specializzati, e posti messi a bando nelle università del sud dove la carenza di personale è più contenuta.
Anche per il sostegno occorre la stabilizzazione nell’organico di diritto per lo meno degli oltre 50.000 posti autorizzati tra organico di fatto e deroghe per quest’anno scolastico, peraltro coperti per circa il 36% da insegnanti privi di formazione specifica.
È, dunque, un’altra emergenza da affrontare con misure straordinarie e veloci, come quella di consentire l’accesso al TFA ai tanti docenti precari che da anni lavorano in questo settore con incarichi al 30 giugno e prevedere anche per i posti su sostegno una fase straordinaria di reclutamento per tutti gli ordini di scuola in numero adeguato al fabbisogno. Occorre garantire qualità e continuità ad un servizio rivolto a soggetti che ne hanno più bisogno e diritto.

C’è anche la questione dei costi per i corsi per la specializzazione sul sostegno, si arriva in Sicilia anche a 3.700 euro. gli aspiranti sono in agitazione, ritengono che le cifre siano eccessive. Qual è la vostra posizione?

“Il sindacato chiede la riduzione dei costi dei percorsi di specializzazione su sostegno, lasciati esclusivamente alla totale autonomia delle università, e l’incremento dei posti disponibili, soprattutto al nord, perché oltre al pagamento delle tasse occorre aggiungere anche le spese di viaggio, vitto e alloggio, che molti aspiranti sanno costretti a sostenere per le incongruenze nella distribuzione territoriale dell’offerta.
Anche in questo caso non c’è stato alcun confronto sulla necessità di coordinare l’offerta di formazione con i fabbisogni e la domanda sulla base di dati reali. Avrebbe portato a decisioni più risolutive, infatti, l’attento esame del numero dei soggetti disabili anche rispetto alla popolazione scolastica, il rapporto alunni/classi, il numero dei posti scoperti e il progressivo incremento dei posti di sostegno. È una situazione molto grave che genera ancora una volta disservizi, discriminazioni, mobilità involontaria e inutile.”

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