Scuole cadenti al sud, fondi al nord

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dp – La storia si ripete, le furbizie a trazione padana per arraffare soldi sottraendoli al sud per "svilupparsi" è stato il filo conduttore di 150 anni di convivenza tra le regioni del sud e quelle del nord. Come in un film rivisto migliaia di volte, non fanno eccezione i finanziamenti per l’edilizia scolastica, la lunga mano invisibile ha dirottato i soldi destinati allo sviluppo del Sud verso l’alto. Fenomeno detto di "evaporazione finanziaria", un ramo della finanza creativa.

dp – La storia si ripete, le furbizie a trazione padana per arraffare soldi sottraendoli al sud per "svilupparsi" è stato il filo conduttore di 150 anni di convivenza tra le regioni del sud e quelle del nord. Come in un film rivisto migliaia di volte, non fanno eccezione i finanziamenti per l’edilizia scolastica, la lunga mano invisibile ha dirottato i soldi destinati allo sviluppo del Sud verso l’alto. Fenomeno detto di "evaporazione finanziaria", un ramo della finanza creativa.

Badiamo bene, si tratta di soldi destinati al Sud per definizione, trattandosi dei fondi Fas, eppure così non è andata. Anzi.

Secondo quanto riferito dalla giornalista Cinzia Gubbini sul Manifesto, il Cipe ha sbloccato una seconda tranche di 358 milioni di euro per l’edilizia scolastica. Attenzione, in realtà ci vorrebbero 4 miliardi per far fronte all’emergenza.

Chiaramente le scuole con maggiori difficoltà sono al sud, perchè lì i soldi si vedono col lumicino, prima ci sono gli altri da accontentare. Lo stesso con i fondi per l’edilizia. Infatti, secondo quanto riportato sull’articolo "il criterio utilizzato per mettere in fila le regioni italiane sia stato quello della popolazione scolastica e del numero delle classi: prima in assoluto è risultata la Lombardia a cui andranno 50 milioni di euro." Certo, se avessero utilizzato il criterio delle scuole più sgarrupate avrebbero dovuto inviare più soldi al sud e magari avrebbero pure rischiato di risolvere, si fa per dire, il problema dell’edilizia scolastica. Questa volta per il Sud c’è qualcosa in più del nulla, la promessa che la prossima tranche riequilibrerà questo strappo. Siamo in pieno federalismo. Scusate la battuta.

Se qualcuno si chiede perchè a Sud la scuola va a rotoli dovrebbe prima dare un’occhiata alle "politiche economiche" (la virgolettatura è d’obbligo) a trazione padana che hanno caratterizzato l’Italia unita. Prendiamo un piccolo esempio, riportato da Terroni, il bestseller di Pino Aprile. "Nel 1856 e nel 1886 si vararono norme per aiutare i comuni piccoli e poi quelli poveri, perchè piccoli. Così, il Sud, dove prevalgono i centri popolosi (nel 1861 erano il doppio che al Nord) ma poveri," perchè aveva visto le proprie risorse sottratte (aggiungo io) "è sfortunatamente fuori da entrambe le leggi, mannaggia". Cosa accade? Vediamo il caso scuola; "per finanziare l’istruzione inferiore, alla Liguria si danno 15.625 lire ogni diecimila abitanti, alla Calabria 80."

Bisognerebbe partire da qui, dall’inizio della storia di questo paese per capire il perchè a Sud nelle scuole piovono calcinacci. E non solo.

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