In una scuola di Roma insegnanti in sciopero della fame contro il #ddlscuola

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Irene Fusco – Le/gli insegnanti dell’Istituto Comprensivo Ferraironi di Roma, dando seguito a quanto stabilito durante l’Assemblea sindacale del 15 aprile, hanno lanciato uno SCIOPERO DELLA FAME a partire da giovedì 23 aprile.

Irene Fusco – Le/gli insegnanti dell’Istituto Comprensivo Ferraironi di Roma, dando seguito a quanto stabilito durante l’Assemblea sindacale del 15 aprile, hanno lanciato uno SCIOPERO DELLA FAME a partire da giovedì 23 aprile.

Lo sciopero è per ora a staffetta, della durata di uno o due giorni per ognuno, ed è rivolto a tutto il personale della scuola (precario e non), ai genitori, e a chiunque voglia partecipare per esprimere così il proprio dissenso al Ddl scuola. L’iniziativa sta raccogliendo un gran numero di adesioni. Tante sono anche le manifestazioni di solidarietà nei confronti degli scioperanti: sempre più genitori e insegnanti espongono un logo di “solidarietà agli insegnanti in sciopero della fame”.

Questa iniziativa di protesta nasce in un momento che riteniamo essere di estrema gravità per la scuola pubblica, che rischia di crollare sotto i colpi inferti dall’ennesima politica di tagli.

Tagli che stavolta spingono verso una sfacciata aziendalizzazione, conferendo ad un’unica figura, il preside manager, tutti i poteri, spazzando via gli organi collegiali e ogni forma di partecipazione democratica.

Tagli che lasciano fuori dalle assunzioni più di 100mila precari, non permettendo loro di lavorare più, una volta raggiunti 36 mesi di servizio.

Gli stessi precari delle Gae verranno (forse) assunti in numero decisamente inferiore ai 150mila di cui si parlava a settembre, e verranno assunti dietro ricatto: finiranno in degli albi territoriali in balia della chiamata diretta del preside, con contratti di tre anni. Un’ulteriore precarizzazione.

L’organico funzionale metterà molti di loro nella condizione di non poter insegnare nella propria classe di concorso, ma in altre, o di dover svolgere mansioni non meglio specificate, senza avere alcuna cattedra.

Si aprono le porte ai privati, subordinando così l’istruzione a logiche commerciali e aziendali.

E si finanziano le scuole private, mentre le nostre scuole continuano a crollare, e non si è in grado di fornire nemmeno beni di prima necessità, quali carta igienica e sapone.

Tutto ciò ci rende profondamente indignati, ma non per questo volti alla resa.

Andremo avanti, adottando tutte le forme di protesta necessarie in difesa della Scuola pubblica e della Costituzione.

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