Scuola media buco nero, quale ricetta

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red – La Fondazione Giovanni Agnelli ha presentato ieri il "Rapporto sulla scuola in Italia 2011", dedicato alla scuola media. Il ritratto è impietoso, la scuola secondaria di primo grado rappresenta un vero e proprio buco nero tra la primaria e le superiori. Quali le ricette.

red – La Fondazione Giovanni Agnelli ha presentato ieri il "Rapporto sulla scuola in Italia 2011", dedicato alla scuola media. Il ritratto è impietoso, la scuola secondaria di primo grado rappresenta un vero e proprio buco nero tra la primaria e le superiori. Quali le ricette.

Una delle problematiche messe in luce dallo studio della FGA sulla scuola media, forse la più importante, riguarda l’equità sociale. E’ proprio tra la prima e la terza media che esploderebbero i divari di apprendimento legati all’origine socio-culturale degli studenti. Il ritardo nello studio, infatti, risulta più accentuato negli alunni che hanno genitori con una licenza media, addirittura quattro volte superiore. Per non parlare di un alunno straniero che accumula un ritardo venti volte superiore rispetto ad un italiano. Diseguaglianze che diventano irrecuperabili alle superiori e che segnano il percorso scolastico e lavorativo.

Per la Fondazione c’è qualcosa che non va.

Quali le cause? Le abbiamo elencate ieri: età dei docenti, formazione specifica, precarietà, discontinuità didattica, scarse risorse.

Quali le ricette? La Fondazione non si limita a mettere in risalto le problematiche, ma mette nero su bianco anche le soluzioni.

Andrea Gavosto, direttore della Fondazione, in una intervista rilasciata ad Italia Oggi, tiene a precisare che la soluzione non è l’abolizione della scuola media e che il modello scandinavo, che consta di due soli cicli, non è applicabile in Italia e che la scuola media deve mantenere la sua specificità.

Ma con i dovuti aggiustamenti, una ricetta con cinque ingredienti per riportare la scuola media alla sua originaria missione:

  1. un forte orientamento alla personalizzazione dell’insegnamento da realizzarsi attraverso un’estensione del tempo scuola con una vera “scuola del pomeriggio”;
  2. maggiore attenzione alla progettazione comune degli insegnanti;
  3. un arricchimento della “cassetta degli attrezzi” dei docenti che permetta loro soluzioni didattiche che integrino o sostituiscano la lezione frontale (ad es. il cooperative learning);
  4. una valorizzazione pedagogica del modello dell’istituto comprensivo (e del curricolo verticale)
  5. una seria riflessione nazionale sul tema dell’essenzializzazione delle materie.

Soluzioni che richiedono investimenti e di conseguenza una inversione di tendenza rispetto alla dieta che la scuola italiana, e in particolare la scuola secondaria di secondo grado, è stata sottoposta in questi anni.

A vederla in questo modo è Francesco Scrima. "I tagli al personale – ha scritto in un comunicato giunto in redazione – e l’assenza di un progetto moderno di istruzione hanno fortemente penalizzato le medie, bruciando quanto di buono fatto alle elementari, sia in termini di apprendimento dei ragazzi che di equità sociale".

Quindi investimenti che si affianchino, conclude, ad "una revisione complessiva del modello didattico e organizzativo che consenta, valorizzando l’autonomia scolastica e la libertà di insegnamento, di creare una scuola accogliente, equa e democratica, motore di sviluppo per i ragazzi e per il Paese".

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