Scuola italiana: ancora troppo pochi gli investimenti

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L’annuale rapporto dell’Ocse evidenzia quanto l’istruzione italiana abbia risentito dei continui tagli alla spesa relativa al settore.

Il Pil italiano negli ultimi 5 anni è sceso dell’8% ma se si guarda in particolare alla scuola la perdita è stata di 14 punti percentuali, quasi il doppio.

Il rapporto annuale dell’Ocse bacchetta l’Italia sottolineando che la nostra scuola si trova agli ultimi posti della classifica europea per troppi ambiti. Gli esperti dell’Ocse sostengono che per un’istruzione di qualità c’è bisogno di finanziamento e proprio sulle risorse messe a disposizione per l’istruzione l’Italia negli ultimi anno ha fatto enormi passi indietro grazie agli interventi dei governi che si sono succeduti dal 208 ad oggi pronti a tagliare il bilancio della scuola pubblica ad ogni occasione. A questo proposito, però, le assunzioni previste dall’attuale governo per l’anno scolastico 2015/2016 potrebbero “potenzialmente cambiare la distribuzione generale dell’età in Italia sia nell’istruzione primaria che in quella secondaria”.




La spesa pubblica dell’Italia riferita alla scuola in 5 anni è calata, infatti, del 14% mentre per altri servizi pubblici la contrazione è stata di appena il 2%.

Non solo la spesa pubblica: l’Italia risulta essere, tra l’altro, anche il paese con il corpo docente più vecchio e con il minor numero di uomini. Il salario dei docenti, in termini reali, è sceso del 7% rispetto ai salari medi OCSE. Molto spesso la scelta di lavorare come insegnante in Italia è legata all’impossibilità di trovare un lavoro migliore. Al livello invece, di dirigenza l’Italia registra un’alta discriminazione di genere con un’età media di molto superiore alla media Ocse.

Anche i NEET sono aumentati molto più che negli altri Paesi : ancora è troppo alta la disuguaglianza in termini di successo scolastico e non si limita soltanto agli studenti di origine straniera poichè in Italia, più che altrove,  è il livello di istruzione familiare ad avere un grosso peso nella riuscita negli studi e laddove gli adulti hanno basse competenze l’abbandono scolastico sembra essere maggiore.

In Italia, inoltre, permane la differenza di genere e le donne che affrontano percorsi matematico-scientifici  sono sempre minoritarie anche se risultano essere in numero maggiore quando si esaminano gli iscritti all’Università

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