Scuola, imparare dai propri errori: la ricetta in 5 mosse

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Spesso i giovani vivono la scuola come il luogo dove far mostra di ciò che si sa già piuttosto che il luogo dove apprendere ed imparare. L’attenzione è rivolta principalmente alla prestazione e al voto anziché sui progressi e sui processi che hanno condotto ad un determinato risultato.

L’obiettivo fondamentale diventa non commettere errori ma, come ben sappiamo, l’errore ci spinge a trovare nuove soluzioni e quindi a migliorarsi e ad apprendere. E’ quello che sostiene anche l’esperto di educazione americano Eduardo Briceño, il quale mette in evidenza come “puntando tutto sulla prestazione non si mette a rischio solo la capacità di imparare e migliorare ma in ultima istanza anche la qualità della performance”.

Briceño, sottolinea l’importanza degli errori nel processo di apprendimento. La sua ricetta per insegnare ai giovani a sbagliare traendone dei vantaggi in un decalogo di 5 mosse, come riportate dal “Corriere della Sera”:

  • (rivolto agli insegnanti): meglio non finire il programma che correre avanti senza essere certi che tutti abbiano capito; (rivolto ai ragazzi): alzare la mano per chiedere spiegazioni, non per dare la risposta esatta;
  • (rivolto ai genitori): i genitori, a casa non devono trasmettete ai figli il messaggio che la propria opinione di loro dipenda esclusivamente dai loro successi, bisogna incoraggiarne i tentativi anche maldestri;
  • (rivolto agli insegnati): piuttosto che ripetere sempre gli stessi esercizi a senso unico finché i ragazzi, avendo imparato a eseguirli quasi meccanicamente, non commettono più errori, è meglio sfidarli con problemi complessi che non hanno un’unica risposta giusta, così l’errore non sarà più percepito come un fallimento ma come parte del gioco per arrivare alla soluzione finale;
  • (rivolto agli insegnati): evitare la valutazione di una performance semplicemente con un voto secco e lapidario, meglio una correzione ad alta voce;
  • (rivolto a insegnanti e genitori): trasmettere ai ragazzi il modello di un adulto non fermo sulle proprie conoscenze (e convinzioni) ma aperto al confronto con loro, magari su terreni dove sono più competenti di degli adulti (come le nuove tecnologie). Bisogna far passare il messaggio che, anche se la scuola per gli adulti è finita da un pezzo, il lavoro e la vita ci costringono a metterci continuamente in gioco e a commettere degli errori.

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