Scrutini, valutazione asservita a risultati dirigenti scolastici. Lettera a Mattarella

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Inviato da Guglielmo De Maria – Egr. Sig. Presidente, da poco si sono conclusi gli scrutini e parte della classe docente, quella libera nel pensiero e nell’azione, quella seria che ancora si lascia ispirare dal giusto e dal merito, quella che reagisce sdegnata agli abusi di potere dei Dirigenti e alla cupidit asserviendi dei propri colleghi, prova un profondo senso di amarezza.

Il duro lavoro di un intero anno scolastico si compie nella valutazione finale, il momento clou nel quale lo studente è chiamato con senso di responsabilità a fare un bilancio del proprio rendimento scolastico e della propria condotta, i genitori a interpretare con gli occhi dell’istituzione scolastica la crescita culturale e comportamentale dei propri figli, e i docenti stessi a confrontarsi con i risultati del proprio lavoro e a interrogarsi sul proprio operato.

Ebbene, la normativa, rendendo il voto del docente solo una proposta e sovrano il Consiglio di classe, consente il parziale o addirittura totale stravolgimento delle valutazioni finali, con una interminabile serie di discutibili motivazioni che rendono la scuola italiana sempre più una fabbrica di diplomi il cui valore è solo legale e l’impegno dei docenti seri e preparati vano e privo di senso.

Dirigenti interessati soltanto alla conferma della poltrona e alla propria buona valutazione e ossessionati dal numero degli iscritti, totalmente disinteressati al primo e vero fine della scuola, la formazione delle giovani generazioni, orientano i consigli di classe, rendendoli ridicole aste, spudorati giochi al rialzo, ove il merito è sacrificato al numero dei crediti, alle fasce, alle bande, e via discorrendo.

Perché leggere il discorso meritocratico di Pericle agli ateniesi? Perché leggere la Repubblica di Platone e le sue riflessioni sulla giustizia? Perché leggere le entusiastiche parole di Kant sulla morale e sul dovere? La filosofia è così trasformata in ipocrita e vuota chiacchiera. E come crescono i giovani? Con quale idea di Stato, se la prima istituzione pubblica da loro quotidianamente vissuta si regge su condotte che alla formazione morale e civile antepongono i biechi interessi della famigerata scuola dell’autonomia?

Presidente, intervenga! Sani un sistema malato e infetto! Restituisca alla classe docente almeno l’anelito alla dignità e salvi i giovani italiani dal peggiore dei mali civili, la normalizzazione dell’ingiusto.

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