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Scrittura a mano, uno strumento di inclusione. “Le maestre corrono troppo”

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“Questo piccolo manuale nasce dal mio lavoro e dalla mia esperienza giornaliera di esperta che lavora con bambini in difficoltà e dalla volontà di diffondere l’importanza della scrittura come abilità ancora fondamentale per lo sviluppo cognitivo dei piccoli”.

“Voglio far riflettere sulla complessità di tale abilità e di come in realtà sia possibile, nella stragrande maggioranza dei casi, presentare ai bambini un avviamento alla scrittura accessibile anche in caso di Dsa, o altre difficoltà, senza escludere a priori il corsivo”. Michela Vandelli ha 45 anni, è di Castelvetro in provincia di Modena ed è un’esperta nei processi d’apprendimento, Game trainer, iscritta all’albo dei professionisti formati da Erickson. Lavora con i bambini della scuola primaria e potenzia nel suo Centro Anemos, a Maranello, gli aspetti di base delle abilità scolastiche con particolare riferimento alla scrittura nella sua dimensione grafomotoria, ma anche ortografica. Si occupa inoltre di comprensione del testo e di metodo di studio. Il suo libro appena pubblicato e venduto da Amazon con il titolo “La scrittura a mano: uno strumento d’inclusione”, nasce, spiega lei, “dal mio lavoro e dalla mia esperienza giornaliera e dalla volontà di diffondere l’importanza della scrittura come abilità fondamentale per lo sviluppo cognitivo dei piccoli. Ho iniziato ad interessarmi, molti anni fa, soprattutto dell’aspetto grafomotorio dell’abilità di scrittura, avendo riscontrato nel mio lavoro con i bambini, molti punti carenti, anche riferibili alle loro capacità motorie che si sono modificate negli ultimi anni anche a causa di cambiamenti sociali molto evidenti, tra i quali mi sento di annoverare anche la tecnologia”. I bambini di oggi, aggiunge Vandelli, “raramente giocano come quelli di qualche anno fa e molto meno hanno la possibilità di sperimentare l’uso delle mani e del loro corpo in modo sufficiente per sviluppare alcuni prerequisiti che poi risultano fondamentali per l’apprendimento della scrittura. Hanno invece la possibilità, molto più di un tempo, di utilizzare strumenti tecnologici, a volte in età precocissima. La coordinazione motoria, la spazialità e le abilità motorie fini sono connesse alle abilità grafomotorie della scrittura, tutte abilità che si acquisiscono in età evolutiva anche grazie alla possibilità di muoversi, sperimentare il proprio corpo nello spazio e saperlo gestire bene nel movimento. Alcuni studi recenti hanno dimostrato che le percentuali di difficoltà di ordine grafomotorio si attestano circa al 20 per cento e che molti studenti risultano chiaramente in difficoltà rispetto la qualità e la leggibilità della loro scrittura, ma anche dal punto di vista della fluenza grafica e della correttezza strutturale della formazione delle lettere”.

Viviamo in un mondo liquido e veloce dove sembra che il fermarsi a scrivere, bene, sia una perdita di tempo, prosegue Michela Vandelli: “Viviamo in un mondo – insiste l’esperta – dove la scuola e l’educazione corrono a mille riempiendo i nostri ragazzi di progetti, attività, concetti sempre più complessi e sempre prima, dove la tecnologia pare la sostituta eletta perfetta ad impattare qualsiasi difficoltà, questo piccolo manuale mette in luce le enormi possibilità che invece ci sono per insegnare, e se necessario recuperare un gesto grafico corretto e una scrittura quanto più piacevole possibile. Mette in luce l’importanza delle attività antiche, dei giochi all’aperto, delle mani come primissimo strumento di apprendimento e dei prerequisiti necessari alla formazione del gesto grafico, che sono comunque connessi a tutti gli altri apprendimenti e che possono essere sviluppati e potenziati allo scopo di prevenire eventuali difficoltà future. La prevenzione diventa così uno strumento di facilitazione utile a limitare gli effetti di un eventuale Dsa poiché nella mia esperienza giornaliera ogni miglioramento si trasforma nel corso del tempo in qualcosa di positivo per il bambino stesso, anche se non rientra sempre nello standard stabilito dai criteri di diagnosi esistenti. Quando c’è comunque un miglioramento evidente, si innesca un circolo virtuoso utile all’autostima del bambino. Tanti consigli pratici su attività che possono agevolare il corretto gesto grafico dei vostri bambini, e il corretto sviluppo motorio utile alla scrittura e un più generale punto di vista sulla funzione importante che ha la scrittura a mano sullo sviluppo cognitivo dei nostri bambini., ma non solo, anche un punto di vista didattico pratico sull’acquisizione della letto scrittura e della corretta ortografia. È con questo spirito che ho voluto fortemente scrivere questo piccolo manuale d’aiuto”.

Michela Vandelli, partiamo da un dato oggettivo. Sempre più spesso i bambini della prima primaria vengono avviati alla scrittura attraverso lo stampato invece che con il corsivo. E’ corretto, questo metodo, secondo lei?

Secondo me sì. I bambini di oggi hanno delle abilità motorie fini, grafomotorie e di motricità generale del corpo che sono più scarse che nel passato. Questo perché si stanno perdendo i giochi all’aperto, quelli che invece si facevano una volta normalmente per le strade e nei cortili, il pallone, i giochi con l’elastico, il gioco della campana, solo per fare qualche esempio, stiamo crescendo bambini sempre più in ambienti chiusi e che hanno sempre meno possibilità di sperimentare il proprio corpo. Inoltre si usano meno le mani, quelle che un tempo si usavano per fare l’unicinetto o che cucivano, che costruivano, che sperimentavano. Tutto questo incide sulla motricità fine, quella che consente di adoperare le mani con abilità, di impiegare le mani in maniera fluente ed efficace. Avendo così minori abilità di motricità fine, si innescano difficoltà che si riflettono sulle abilità grafomotorie , sull’impugnatura corretta che è quella con la presa a pinza, con pollice, indice e medio in appoggio, vedo infatti che i bambini di oggi impugnano nel modi più svariati: come se avessero una zappa in mano, oppure con il terzo dito funzionale, cioè usato per scrivere, e non come appoggio. E tante volte vedo impugnature con il pollice in avanti”.

Dunque?

Dunque a mio parere va bene partire con lo stampato perchè altrimenti si rischia di mandare in crisi i bambini che hanno fragilità di base nei prerequisiti. Bisogna cambiare il paradigma nella scuola dell’infanzia. Occorre lavorare diversamente per poter insegnare direttamente il corsivo in prima primaria. Vedo errori educativi con scritture in corsivo insegnate in maniera sbagliata, e impostate anche troppo precocemente, si rischia così di insegnare a scrivere in maniera scorretta e poi occorre recuperare. Ci tengo tanto al corsivo alla primaria, sottolineo, non bisogna eliminarlo, non ha senso anche se purtroppo succede, soprattutto in presenza di diagnosi. Osservando i miei bambini ho potuto notare che troppo spesso non si pone la giusta attenzione alla formazione delle lettere, mi capita molto frequentemente di avere bambini che scrivono con programmazioni motorie scorrette sia per quanto riguarda lo stile stampato che quello corsivo, troppo spesso questa parte di struttura costruttiva e motoria del gesto utile a formare una lettera viene considerata in modo marginale, capita così che i bambini acquisiscano alcuni automatismi scorretti che poi risultano poco efficaci per una scrittura corretta e fluente e che possono portare a situazioni dove è necessario un lavoro di rieducazione della scrittura”.

La scrittura si impara, ma le difficoltà non sono poche.

La scrittura non è innata, non è uno degli apprendimenti fisiologici che impariamo con l’esposizione, come il linguaggio. La scrittura non è così, ha delle regole che occorre seguire, non basta osservare. Non basta scrivere alla lavagna. Il corsivo va insegnato in maniera strutturale, bisogna insegnare i movimenti e far vedere come si agganciano le lettere, una a una, altrimenti sarebbe come dare una chitarra a un bambino dicendo: copiami. Non serve, e non è utile per imparare le regole di una scrittura corretta. Vale lo stesso concetto per lo stampato, perché la scrittura anche qui ha una specifica programmazione motoria. Scrivere dal basso verso l’alto come vedo quasi sempre, può portare a una scrittura poco fluida e faticosa e peggiore sul piano della qualità. La scuola, invece di andare troppo velocemente , dovrebbe impostare la scrittura non solo dal punto di vista grafico ma anche lavorare sul piano della decodifica cioè della corrispondenza fonema/grafema. Non ha senso far copiare le parole intere al bambino nella prima primaria, poiché in questo modo non si lavorerebbe sul suono e sulle abilità fonologiche”.

La scuola potrebbe correggere ma non sempre lo fa?

Non bisogna colpevolizzare nessuno, la colpa è anche del sistema. In realtà la responsabilità è in chi sta sopra di noi. Da parte politica non c’è più alcun interesse ad educare in maniera corretta. Sono i politici che decidono il sistema scuola. Tutti i governi che si susseguono nel tempo dicono di voler fare meglio e invece non hanno una visione pedagogica nel lungo periodo. Nessuno porta avanti una pedagogia utile per i bambini del ventunesimo secolo. Non c’è nessuno che porti avanti una visione nel lungo periodo e a mio parere c’è anche carenza di formazione specifica in merito. Per quanto riguarda la scrittura si può correggere partendo dalla scuola dell’infanzia perché tutti i prerequisiti della scrittura sono precedenti all’ingresso alla scuola primaria. Lo si fa sviluppando la coordinazione motoria generale e specifica del corpo, la spazialità, la lateralizzazione, la coordinazione oculo manuale le abilità fonologiche e la memoria”.

Poi è tardi?

Dopo la scuola dell’infanzia non è tardi, solo che occorre ripartire da capo e bisogna recuperare ciò che non è stato recepito e andare a colmare ciò che non è stato sviluppato nel miglire dei modi”.

Eppure non tutti sono d’accordo sull’opportunità di una scolarizzazione precoce.

Non si tratta di prescolarizzare. Non si devono insegnare le lettere dell’alfabeto o insegnare la lettoscrittura Si tratta di sviluppare alcune abiltà di base, e peraltro questo dovrebbe rientrare nei compiti della scuola dell’infanzia. Per esempio occorrerebbe insegnare a impugnare matite e altri strumenti usati per dipingere o disegnare e sarebbe compito della scuola dell’infanzia, anche se questo punto non è chiarito in modo preciso, non ci sono cioè linee guida specifiche, quindi capita che ognuno agisca come meglio crede, bisognerebbe inoltre sviluppare la coordinazione del corpo, la motricità fine con giochi e attività, lavorando anche sulla rappresentazione del proprio corpo, che è precedente alla scrittura. Prima viene il disegno poi la scrittura delle lettere o dei numeri”.

Il libro quindi cerca di porre l’accento sui prerequisiti importanti che sono anche la giusta impugnatura che sarebbe di competenza della scuola dell’infanzia, e la giusta postura nell’atto scrittorio.

C’è anche una postura nello scrivere. Vedo che la mano non dominante è dovunque tranne che sul quaderno. Invece deve stare sul quaderno, sul banco, poichè questo funge di aiuto alla mano che

scrive. Anche la seduta: se è sbagliata – se si è troppo vicini o troppo lontano – non va bene. L’altezza del banco e della sedia sono fondamentali, utile sarebbe il poggiapiedi,i gomiti devono stare appoggiati sul banco, non fuori, altrimenti non riesci a dirigere il movimento. Il quaderno dovrebbe essere piccolo, i bambini non riecono a vedere bene in un quadernone grande, eppure si usano questi. E quindi fanno fatica a scrivere e a guardare in modo corretto. Possono innescare anche problemi posturali e di vista. Il mio libro vorrebbe porre l’accento sulla scrittura come un’abilità non fisiologica, la scrittura non è il linguaggio, ma si apprende attraverso l’insegnamento di regole precise, vorrebbe porre l’accento sul fatto che è possibile insegnare una scrittura corretta anche nei casi di difficoltà di apprendimento senza eliminare a prescindere lo stile corsivo”.

Lei è stata discalculica. E’ migliorata rispetto al passato?

Io sono discalculica. Ho la diagnosi di discalculia e sono migliorata utilizzando il calcolo. Da grande ho trovato le strategie. Da piccola avevo il rifiuto totale, piangevo sulle divisioni e sui problemi, ne ho un ricordo molto vivido, con difficoltà che si sono protratte per tutto il mio percorso da studentessa. Da grande quando ho iniziato a fare questo lavoro, sono migliorata”.

Lei propone alcuni strumenti pratici per lo sviluppo dei prerequisiti grafomotori e motori, propone un percorso specifico d’insegnamento della scrittura, sia per quanto riguarda lo stile stampato che quello corsivo, ripreso dal Metodo Venturelli e qualche consiglio pratico per il recupero di scritture poco fluenti ed efficaci.

Nel mio libro propongo diversi strumenti pratici da un lato per lo sviluppo dei prerequisiti, come i giochi all’aperto, giochi antichi e comuni, per esempio “un due tre stella, palla al muro, oppure il palleggio, i percorsi sensoriali, il gioco della campana, che sviluppano i prerequisiti motori e spaziali che saranno poi utili per la scrittura e per gli altri apprendimenti futuri, Propongo lo stampato e il corsivo con una programmazione precisa, ripreso dal metodo Venturelli che propone la scrittura delle lettere partendo dall’alto verso il basso – ss a parte le lettere “a”, “m” e “n” – e le lettere rotonde che vanno assolutamente fatte in senso antiorario partendo da ore 2 dell’orologio, altrimenti succede che quando si passa al corsivo è praticamente impossibile riuscire ad unire le lettere tra loro. Un tempo – ai nostri tempi –si sapeva che la scrittura aveva delle regole, ora lo spontaneismo ha preso piede è diventato in questi anni recenti il nuovo paradigma in ambito educativo. Lo spontaneismo a scuola a cosa serve? Non forma. Si lascia fare i bambini come credono. Ma per imparare bene a scrivere sono necessarie regole precise, poiché questo fa la differenza tra una scrittura imparata bene e una scrittura imparata meno bene”.

Nel libro si pone l’accento sull’importanza de dettato. Il vecchio, caro e abbandonato dettato…

Il mio libro pone poi l’attenzione anche sull’importanza della sillaba per l’acquisizione della corrispondenza fonema/grafema alla base della lettoscrittura e di come il dettato, vecchio strumento per la competenza ortografica, risulti uno degli strumenti più efficaci per eliminare e diminuire errori ortografici persistenti anche in caso di disortografia. E’ uno strumento meraviglioso ma occorre utilizzarlo in maniera corretta. L’errore deve servire per imparare a non farlo più, è utile all’apprendimento Il dettato deve essere utilizzato favorendo l’autocorrezione del bambino ,con la relativa riflessione sulla parola corretta Pian pianino si riescono a eliminare gli errorri e funziona anche con i bambini Dsa. Purtroppo anche questo non sempre si mette in pratica, non si corregge”,

Non si corregge?

Abbiamo passato anni in cui il principio era: non si corregge! Ma il bambino non apprende se l’adulto non spiega che c’è l’errore. Il dettato si fa molto meno del passato e invece è uno strumento meraviglioso per la corrispondenza fonema/grafema. Scrivo ciò che sento, si decodifica il suono in grafema ma non si fa e e anche questo punto è alla base di alcuni problemi che vedo. Si fa copiare troppo. E poi si corre, si corre”.

Si contesta spesso ai maestri e alle maestre di correre troppo, di rinunciare alla didattica dolce. Lei seguendo i bambini ha un osservatorio privilegiato: sono davvero così veloci i docenti alla primaria?

Guardi, i bambini di oggi non sono tanto diversi da noi. Ma la velocità di oggi non consente di fissare gli apprendimenti. Non si fissano bene, gli apprendimenti, se in quattro mesi si fa tanta roba. Non si fissa bene la programmazione motoria delle singole lettere o della corrispondenza fonema/grafema. Se io non lavoro sul suono da tradurre in grafema ma faccio copiare al bambino un’immagine i bambini con fragilità non faranno questo passaggio e verranno ben presto fuori tutte le difficoltà. Bisognerebbe rallentare il ritmo e non saltare passaggi importanti e lavorare sul suono della sillaba, favorire l’unione delle sillabe per la formazione della parola. Invece succede ancora che si faccia copiare subito la parola intera saltando un passaggio o lavorando meno sulla corrispondenza fonema/ grafema Non esistono più i programmi ma si corre lo stesso. Non si sono i programmi ministeriali ma ci sono i programmi decisi all’interno della scuola. La velocità eccessiva è un po’ la caratteristica della scuola di oggi. Non c’è mai tempo di fermarsi sugli approfondimenti fondamentali”.

La paura di perdere tempo è il terrore dei docenti, sempre più spesso in preda a preoccupazioni e angoscia

In un mondo liquido e veloce dove sembra che il fermarsi a scrivere, bene, sia una perdita di tempo, dove la scuola e l’educazione corrono a mille riempiendo i nostri ragazzi di progetti, attività, concetti sempre più complessi e sempre prima, dove la tecnologia pare la sostituta eletta perfetta ad impattare qualsiasi difficoltà, questo mio manuale mette in luce le enormi possibilità che invece ci sono per insegnare, e se necessario recuperare un gesto grafico corretto e una scrittura quanto più piacevole possibile. Mi ripeto, ma con questo libro ho voluto mettere in luce l’importanza delle attività antiche, dei giochi all’aperto, delle mani come primissimo strumento di apprendimento e dei prerequisiti necessari alla formazione del gesto grafico, che sono comunque connessi a tutti gli altri apprendimenti e che possono essere sviluppati e potenziati allo scopo di prevenire eventuali difficoltà future. La prevenzione diventa così uno strumento di facilitazione utile a limitare gli effetti di un eventuale Dsa, poiché nella mia esperienza giornaliera ogni miglioramento si trasforma nel corso del tempo in qualcosa di positivo per il bambino stesso, anche se non rientra sempre nello standard stabilito dai criteri di diagnosi esistenti. Quando c’è comunque un miglioramento evidente, si innesca un circolo virtuoso utile all’autostima del bambino. Tanti consigli pratici su attività che possono agevolare il corretto gesto grafico dei vostri bambini, e il corretto sviluppo motorio utile alla scrittura e un più generale punto di vista sulla funzione importante che ha la scrittura a mano sullo sviluppo cognitivo dei nostri bambini. Non solo: presento anche un punto di vista didattico pratico sull’acquisizione della letto scrittura e della corretta ortografia. È con questo spirito che ho voluto fortemente scriverlo”.

Quali sono i risultati del suo lavoro con i bambini?

Ne vedo tanti. A volte sono risultati incredibili, quando lavoro ad esempio sulla scrittura. Molti bambini non riescono in prima/seconda primaria a scrivere sotto dettatura una parola come ‘cane’. Ma c’è il modo di colmare questa difficoltà. Anche sulla grafia è possibilissimo recuperare, mi son capitati diversi bimbi che hanno migliorato la capacità grafica e la fluenza della scittura”.

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