Sciopero, Anief: giusto, troppo poca l’attenzione del Governo sulla scuola

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Comunicato Anief – l mancato rinnovo del contratto e la regionalizzazione sono questioni fondamentali per il futuro della scuola e dei suoi lavoratori, per i quali, assieme al problema della stabilizzazione di oltre 100 mila precari e alla mancata equiparazione dei diritti di personale supplente e di ruolo, Anief si sta battendo da lungo tempo.

Ben vengano, dunque, le iniziative sindacali di lotta, perché stanno facendo emergere l’ennesima mancata presa di coscienza da parte del Governo e dell’amministrazione centrale sulle difficoltà in cui versa oggi la scuola pubblica italiana e la scarsa volontà per affrontarle e risolverle. Meglio ancora se sono mobilitazioni compatte e condivise, perché mettono l’Esecutivo e l’amministrazione scolastica davanti alle loro responsabilità. Spiace soltanto che ognuno proceda sempre per la sua strada senza concordare tutti insieme un percorso comune. Ad ogni modo, il tema è più importante di sterili polemiche e ben venga ancora una volta la mobilitazione.

Cosa dice il presidente Anief

“Il nostro sindacato – dichiara Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief –, pur se non invitato alle iniziative congiunte organizzate dalle altre organizzazioni di categoria, si dice oggi favorevole alla protesta unitaria programmata dai sindacati maggiori del comparto, soprattutto perché alla base della mobilitazione vi sono le nostre istanze, come il ricorso alla Corte di giustizia europea, oggi raccolte e rilanciate da altri. In ogni caso, ci dichiariamo da subito favorevoli ad una eventuale giornata di sciopero generale, da proclamare nel mese di maggio, perché tutti i cittadini italiani devono sapere che si sta portando la scuola verso un vicolo cieco”.

Nella fattispecie, Anief ricorda che un eventuale modello d’autonomia differenziata produrrebbe l’immediata accentuazione dell’attuale gap formativo tra Nord e Sud, con la nostra Penisola formata sempre più da due Italie: da una parte il Nord, dove il tempo pieno continuerebbe ad essere garantito per l’intera domanda, e i servizi, come gli scuola-bus, le mense, le istituzioni territoriali a supporto del sistema istruzione. Al Meridione, invece, il livello di servizi ed infrastrutture, a partire dalle grandi opere, continuerebbe ad essere arretrato, con l’unica certezza di garantire l’offerta formativa costituita dall’opera preziosissima ed encomiabile del corpo docente e del personale tutto in servizio in istituti dove si lavora in condizioni ambientali spesso disagevoli.

Oltre alla regionalizzazione

Nel contempo, rimangono da risolvere con urgenza i problemi del contratto nazionale, scaduto lo scorso 31 dicembre, e che lasciano oggi gli stipendi dei lavoratori della scuola ben al di sotto il costo della vita e dopo che negli ultimi anni il valore salariale si è ridotto ulteriormente, peraltro costringendo il personale a rimanere in servizio sino alle soglie dei 70 anni. Va inoltre attuata con sollecitudine l’immissione in ruolo di tantissimi precari, oltre 100 mila, già selezionati e formati, attraverso le GaE oppure con la stabilizzazione derivante dalla norma europea che fa scattare l’immissione nei ruoli dello Stato dopo 36 mesi di servizio. Una mancanza, quest’ultima, che a breve farà inevitabilmente esplodere il malcontento, con le richieste di risarcimento danni in tribunale destinate a moltiplicarsi.

Le soluzioni

Anief ricorda, a questo proposito, che la strada da percorrere è indicata anche nell’ultimo rapporto Pirls, attraverso il quale si chiede di ripristinare l’insegnamento per moduli alla primaria, anche reintroducendo i 30 mila posti tagliati a partire dal dimensionamento voluto dal Governo Berlusconi-Gelmini. Poi ci sono altre decine di migliaia di posti da introdurre a sostegno del sistema Scuola, attraverso quegli organici differenziati, di docenti e Ata, che permetterebbe finalmente di superare la formazione delle cattedre solo in base alla mera quantità delle iscrizioni: solo introducendo delle variabili di criticità del territorio, legate pure ai tassi di disoccupazione, al numero di Neet, oltre che di dispersione scolastica e il grado di criminalità, si riuscirebbe ad avere quella svolta che tutti vogliono ma che nessun Governo poi attua. Ovviamente bisogna riaprire le GaE, sbloccare le immissioni in ruolo del personale Ata, attuare le stabilizzazioni e adeguare l’organico di fatto a quello di diritto, specie su posti di sostegno, senza dimenticare i tanti docenti idonei e i precari con 36 mesi che aspettano l’assunzione, ma anche quelli di ruolo che aspirano a ritornare a casa o ai passaggi verticali.

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