Salvare il Pianeta con il lavoro. Orientamento, economia circolare e Green jobs

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La manifestazione globale del 15 marzo scorso ha portato all’attenzione mondiale la grave situazione per troppo tempo misconosciuta in cui versa il nostro pianeta.

Grazie alla giovane Greta Thunberg, ai suoi Fridays for Future e alla sua ostinazione, milioni di ragazze e ragazzi sono scesi nelle piazze di decine di Paesi per gridare ai governi internazionali il proprio dissenso e l’urgenza di fare qualcosa per il loro futuro, così da evitare che gli scenari più foschi prospettati dall’inquinamento e dal surriscaldamento globale possano realizzarsi.

Per far sì che tale inversione di rotta avvenga, è necessario agire tramite l’adozione di un sistema economico e produttivo più accorto e sostenibile che, almeno in parte, abbiamo già pensato; ma che non abbiamo ancora messo in pratica su larga scala. Pertanto, oltre a un rinnovato senso etico e a un drastico cambio dei comportamenti di tutti, c’è bisogno anche di una nuova generazione di professionisti capaci di dar vita concretamente a questa inversione di tendenza: la salvezza del pianeta (così come lo conosciamo) passa infatti anche attraverso il lavoro.

La parola d’ordine, in tal senso, sembra essere “economia circolare”, un modello produttivo trasversale che mira alla riduzione degli sprechi, al riutilizzo dei materiali e all’abbassamento del consumo energetico in tutte le fasi del ciclo produttivo.

In questo ordine di idee, una recente indagine condotta dall’Università di Padova e da Legambiente ha dimostrato che le imprese che adottano modelli produttivi di economia circolare sono in grado di raggiungere maggiore competitività sul mercato rispetto a quelle che seguono modelli produttivi più “tradizionali”: a ciò corrisponde la necessità, per oltre il 50% di tali imprese, di ampliare il proprio organico integrando professionalità forti di “competenze verdi” che hanno nel raggiungimento della sostenibilità la loro ragion d’essere.

Si tratta, in sostanza, dei cosiddetti Green jobs, figure professionali dotate di un elevato profilo tecnico-specialistico in grado di immaginare, programmare e gestire i nuovi processi produttivi. Figure professionali giocoforza in larga ascesa, almeno stando alle premesse con cui abbiamo cominciato, che d’altronde già oggi risultano decisamente presenti sul mercato del lavoro italiano: secondo l’ultimo rapporto GreenItaly, gli occupati a diverso titolo nella Green economy sono quasi 3 milioni (il 13% del totale).

Ma quali, tra i vari Green jobs, risultano essere quelli con le migliori performance in termini occupazionali? Quali quelli maggiormente richiesti dalle aziende? E verso quali profili indirizzare dunque il futuro professionale dei giovani in vista dell’entrata nel mercato del lavoro?

Gli Installatori di reti elettriche a migliore efficienza, per esempio, o i Programmatori agricoli di filiera corta, i Meccatronici green, ma anche gli Installatori di impianti di condizionamento a basso impatto ambientale, i Risk manager ambientali o gli Esperti in gestione dell’energia. Ma non solo. Insomma, un ampio spettro di possibilità per coniugare il futuro (occupazionale) del singolo con quello (generale) del pianeta: perché la sfida per salvare il genere umano dall’estinzione passa anche attraverso il lavoro.

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