Salute, sicurezza, previdenza e contratto docenti: lettera aperta al Ministro

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Gentile Ministro, non ricorrerò a giri di parole perché lei è stato un insegnante, proviene dal mondo della scuola ed è ormai titolare del MIUR da sufficiente tempo per passare all’azione.

In pochi punti toccherò le leve che consentono di ristabilire condizioni e decoro sufficienti per gli insegnanti che rappresentano senza dubbioil cuore pulsante della Scuola Pubblica italiana a lei affidata.

    1. SICUREZZA ALUNNI E INSEGNANTI. Non passa oramai giorno in cui si annunciano casi di presunti maltrattamenti di alunni da parte delle loro maestre, scatenando l’opinione pubblica in sterili dibattiti sul posizionamento o meno di telecamere nelle aule. Il mio pensiero in proposito è più che noto: la responsabilità dell’incolumità degli alunni rientra di diritto tra le incombenze medico-legali dei dirigenti scolastici. Così è stato per il passato e dovrà essere per il presente e il futuro. Strattonamenti, scappellotti, improperi ed altri sistemi deprecabili, semmai comprovati, sono affrontabili da parte del preside senza dover scomodare Forze dell’Ordine, magistrati, avvocati e periti ingolfando ulteriormente il sistema giudiziario. La scuola è ambiente sicuro, assai più delle mura domestiche come ci insegna purtroppo la cronaca, e nessun addetto ai lavori a essa esterno può scongiurare meglio i maltrattamenti o gli abusi dei mezzi di correzione. Non è altresì tollerabile l’altissimo numero di aggressioni fisiche e verbali di docenti da parte di genitori e/o studenti. Per queste ragioni occorre un immediato tavolo interministeriale MIUR-MGG (Ministero di Grazia e Giustizia) per affrontare con criterio le suddette emergenze. Una prima ipotesi potrebbe essere quella che i genitori sporgenti una denuncia per presunti maltrattamenti al figlio venissero reindirizzati al dirigente scolastico che è sempre e comunque primo titolare e responsabile dell’incolumità dell’utenza. Circa le aggressioni ai docenti da parte dell’utenza occorrono invece provvedimenti punitivi standardizzati e d’ufficio evitando risoluzioni a “tarallucci e vino” o, peggio ancora, ricorsi a improvvidi encomi istituzionali di circostanza, quasi ci si trovasse di fronte a missionari o volontari anziché a lavoratori qualificati.
    2. MALATTIE PROFESSIONALI E PREVENZIONE. Siamo all’alba del terzo millennio e ancora non sono state riconosciute ufficialmente le malattie professionali degli insegnanti. Eppure gli studi a disposizione ci dicono che le cause di inidoneità all’insegnamento presentano diagnosi psichiatriche nell’80% dei casi con un’incidenza 5 volte maggiore rispetto alle comprensibili disfonie. In Europa poi siamo gli unici a non disporre di risultati di studi su base nazionale, pur disponendo di dati presso l’Ufficio III del Ministero Economia e Finanze (MEF) che da oltre tre anni si rifiuta di fornirli persino ai sindacati di categoria (Gilda e Anief nel Giugno u.s.) con l’insulsa motivazione di non disporre di un sistema informatico atto a estrarre i dati richiesti (diagnosi, giudizio medico-legale, anzianità di servizio, professione etc). Pur sforzandoci di dare credito alle difficoltà del MEF, la rimozione del problema è di semplice soluzione e poca spesa attraverso un banale intervento di un programmatore informatico che esegua un upgrade sul sistema. Anche in questo caso, un incontro operativo MIUR-MEF sbloccherebbe la situazione e avremmo in pochi mesi il riconoscimento ufficiale delle malattie professionali degli insegnanti. Una volta acquisiti i dati ufficiali dallo studio nazionale è possibile attuare un serio programma di prevenzione che è basato su diagnosi collegiali e non su termini equivoci di nessun valore medico quali “burnout, rischi psicosociali, stress lavoro correlato” che diagnosi non sono. Concludo il punto sottolineando che anche la prevenzione ha un costo, a cominciare dalla formazione obbligatoria per legge, che deve rendere edotti gli insegnanti circa i rischi per la loro salute, nonché i diritti e doveri nel tutelarla. Ebbene, signor Ministro, non le sarà sfuggito che il DL 81/08 nelle scuole non è mai stato finanziato con un solo euro, lasciando lettera morta l’indispensabile prevenzione di legge delle malattie professionali. Occorre intervenire subito, posto che anche il contratto appena rinnovato e già scaduto inserisce la tutela della salute negli argomenti di contrattazione e di confronto tra dirigente scolastico e RSU.
    3. PREVIDENZA. Si fa un gran parlare della rivisitazione della riforma Fornero, pur ricadendo nel solito errore di voler riformare le pensioni al buio, cioè senza considerare età anagrafica, anzianità di servizio e malattie professionali. Queste ultime invece dipendono direttamente dall’anzianità di servizio che comporta un aumento progressivo dell’altissima usura psicofisica del docente quale principale esponente delle cosiddette helping profession. Di recente è stato riconosciuto psicofisicamente usurante l’insegnamento alla Scuola dell’Infanzia mentre gli studi a disposizione ci confermano che l’usura psicofisica è identica in tutti i livelli d’insegnamento. Se dunque si è compiuto un passo corretto verso le maestre delle “materne”, si è perpetuato un torto nei confronti di tutti gli altri docenti. Nel giro di 20 anni (1992-2012) siamo passati dalle insostenibili baby-pensioni agli intollerabili 67 anni della Monti-Fornero: il tutto – si badi bene – senza un solo controllo della salute della categoria professionale che oggi cade a pezzi. Restare in cattedra oltre i 60 anni, alle condizioni odierne, appare davvero poco compatibile con l’attuale condizione di salute dei docenti, con gli insegnanti più anziani d’Europa e con un corpo docente femminile all’83%. Prorogare un simile sistema di maestre-nonne equivale a calpestare l’art.28 del negletto DL 81/08 che esige la tutela della salute del lavoratore considerando anche le due fondamentali variabili quali il genere e l’età.
    4. RINNOVO DEL CONTRATTO. Il pietoso contratto appena rinnovato è già scaduto e molti ministri (lei incluso) hanno affermato giustamente che i docenti meritano un salario affatto diverso. Raggiungere la media degli stipendi dei colleghi europei rappresenta l’obiettivo primo di politici, istituzioni e sindacati. L’attuale governo (in particolare la componente M5S) è stato ampiamente sostenuto dal voto degli insegnanti che non pietiscono un “reddito di cittadinanza” ma chiedono il giusto “reddito di acculturamento delle nuove generazioni”.

Come vede, caro Ministro, pochi punti ma circostanziati e operativi.

Non se ne avrà a male se metto in copia i presidenti delle Commissioni Cultura di Camera e Senato che sono certo la vorranno aiutare nell’arduo lavoro.

Da parte mia, per l’esperienza maturata in 26 anni di studi sulla salute degli insegnanti e in materia di sicurezza, posso garantirle tutto l’appoggio che riterrà necessario.

Con stima, fiducia e tanta speranza.

www.facebook.com/vittoriolodolo

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