Riforme. UIL, non è il sistema scuola che deve cambiare, ma il mercato del lavoro

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L’ultimo rapporto sull’istruzione diffuso oggi dalla Commissione europea “è la più eloquente dimostrazione che non è il sistema di istruzione ad avere bisogno di modifiche ma è il mercato del lavoro che non funziona”. L’osservazione è del segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi.

“Il sistema formativo italiano sforna ‘cervelli’ che trovano
lavoro e opportunità fuori dal paese. L’ottica secondo la quale
leggere il capitolo relativo all’Italia è dunque quella – spiega
il sindacalista – di una insufficienza produttiva o di una
carenza strutturale e istituzionale nell’offrire agli studenti
del nostro Paese pari opportunità rispetto ai ragazzi degli
altri paesi e prospettive positive di carriera. In entrambe i
casi vanno superati i pregiudizi sul livello di efficienza del
nostro sistema di istruzione italiano che rappresenta un modello
da esportare e non da omologare: ecco cosa ci dice l’Europa”.
“L’elemento fondamentale costitutivo dell’istruzione italiana
è quello di una scuola libera indipendente che con lo studio
delle conoscenze, dello sviluppo e dello spirito critico, ha
mostrato – afferma Turi – che la misurazione delle competenze,
tramite test standardizzati, porta alla massificazione,
affievolisce fino ad annullare ogni forma di inventiva e di
creatività che è ciò che caratterizza il nostro ingegno, il made
in Italy, apprezzato nel mondo”.
Un tale quadro di analisi “se messo in relazione alle ultime
dichiarazioni del Premier Renzi sulla scuola”, secondo il leader
della Uil scuola “dovrebbe indurre il ministro Giannini a una
(ri)considerazione degli elementi su cui è stata costruita la
riforma scolastica. La riapertura del contratto nazionale di
lavoro e le riunioni tecniche previste nelle prossime settimane
al ministero – conclude Turi – potranno essere l’occasione per
dare un segnale di attenzione al personale scolastico che
attende risultati di cambiamento concreto”.

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