Riforma sostegno, Anief: non risolve problemi ed è pure a rischio

WhatsApp
Telegram

Comunicato ANIEF – Le disposizioni di modifica del decreto legislativo n. 66/2017, già approvate dal governo gialloverde, rischiano di non entrare in vigore a causa della mancata approvazione dei decreti attuativi che, in caso di crisi dell’esecutivo, potrebbe non vedere mai la luce.

Lo ha rimarcato anche il sottosegretario all’Istruzione Salvatore Giuliano, ricordando che mancano le misure di accompagnamento, cioè la formazione del personale scolastico e l’esonero della docenza per circa 450 insegnanti, attraverso il quale far avviare i gruppi territoriali per l’inclusione che avrebbero dovuto supportare le scuole a elaborare il piano di inclusione degli alunni.

Secondo Anief, le osservazioni del sottosegretario Giuliano sono pertinenti, perché in effetti senza i decreti di attuazione le correzioni alla riforma prevista dalla Legge 107/15 non potranno essere adottate. Tuttavia, sono anche altre le disposizioni a rischio, come le nuove assegnazioni delle ore settimanali e la formazione delle commissioni mediche. Ma, soprattutto, rimane il rammarico per l’ennesima occasione mancata per andare a fare ordine in un sistema che regola la permanenza a scuola di 300 mila alunni disabili e oltre 150 mila docenti di sostegno: Anief ha rilevato più volte quali sono.

La probabile crisi di governo porterà alla mancata pubblicazione dei provvedimenti attuativi di diverse disposizioni di legge approvate negli ultimi mesi, nonostante siano già state pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale: tra queste, c’è anche il testo correttivo al decreto 66/2017 sull’inclusione scolastica approvato a luglio in via definitiva dal Consiglio dei ministri nei giorni scorsi. A farlo notare è il sottosegretario al Miur, Salvatore Giuliano, intervistato dalla Gazzetta del Mezzogiorno anche sulle conseguenze che potrebbero subentrare nel comparto Scuola proprio a causa dalla crisi di governo.

Le parole del sottosegretario

Da un lato – ha precisato Giuliano – mancano le misure di accompagnamento, cioè la formazione del personale scolastico alla luce del profondo rinnovamento del piano educativo individualizzatoDall’altro non sono partiti i gruppi territoriali per l’inclusione che prevedevano l’esonero della docenza per circa 450 insegnanti, gli “esperti” che avrebbero dovuto aiutare le scuole a elaborare il piano di inclusione degli alunni“. Il sottosegretario ha quindi ricordato che si è “lavorato 7, 8 mesi sul tema dell‘inclusione degli alunni con disabilità“: si è trattato di “un impegno che ha visto il governo e me in prima linea“ e quando “mancava pochissimo per organizzare tutto prima dell’inizio dell’anno scolastico” si rischia ora il naufragio: sarebbe “un vero danno, perché – conclude – il decreto è una rivoluzione copernicana“.

Osservazioni pertinenti

Secondo Anief, le osservazioni del sottosegretario Giuliano sono pertinenti, perché in effetti senza i decreti di attuazione le correzioni alla riforma prevista dalla Legge 107/15 non potranno essere adottate. Quello della mancata definizione della formazione del personale è il danno maggiore, anche se poi va ricordato che nella norma originaria della Buona Scuola tutti i lavoratori che operano negli istituti di formazione, e non una nicchia, avrebbero dovuto accedere a un piano formativo almeno di base sulle modalità di trattamento e di supporto degli alunni disabili.

Allo stesso modo, non potrebbe avere attuazione il Gruppo di lavoro operativo per l’inclusione, composto dal team dei docenti contitolari o dal consiglio di classe, con la partecipazione dei genitori dell’alunno con disabilità, delle figure professionali specifiche, interne ed esterne all’istituzione scolastica che interagiscono con l’alunno stesso, nonché con il supporto dell’unità di valutazione multidisciplinare e con un rappresentante designato dall’Ente Locale: un organismo specializzato che avrebbe anche avuto il compito di redigere il Pei e la quantificazione di ore di sostegno settimanale (poi sistematicamente ridotte dall’amministrazione scolastica per motivi di bilancio).

Quello che ora rischia di saltare

Senza decreti attuativi saltano, però, anche altre parti previste nelle modifiche dell’attuale governo. Come l’assegnazione delle ore di sostegno, che verranno decise “d’intesa con le famiglie” e “dove possibile, se maggiorenni, gli stessi alunni con disabilità potranno partecipare al processo di attribuzione delle misure di sostegno”. Rischia di non passare anche il nuovo Piano didattico individualizzato che guarda più da vicino alle caratteristiche del singolo studente. Disco rosso anche alla composizione delle commissioni mediche per l’accertamento della condizione di disabilità ai fini dell’inclusione scolastica, con la presenza di un medico legale che presiede la Commissione, un medico specialista in Pediatria o Neuropsichiatria e un medico specializzato nella patologia dell’alunno.

Inoltre, non si formeranno i Gruppi per l’Inclusione Territoriale (GIT), formati su base provinciale, ovvero nuclei di docenti esperti introdotto per dare supporto alle scuole nella redazione del Pei e nell’uso dei sostegni previsti nel Piano per l’Inclusione, oltre che per verificare la congruità della richiesta complessiva dei posti di sostegno richiesti dal dirigente scolastico all’Usr.

Quello che doveva essere approvato per Anief

Il giovane sindacato ribadisce che anche le misure correttive al decreto legislativo 66/2017 non risultano esaurienti per risolvere gli annosi problemi del sostegno agli alunni disabili. Per Anief le disposizioni da attuare riguardano infatti anche la sfera del personale che deve mettersi a disposizione degli alunni con disabilità certificata: bisognava, infatti, adeguare l’organico di fatto all’organico di diritto, stabilizzare l’organico addetto ai servizi di assistente all’autonomia e alla comunicazione, attribuire le ore di sostegno indicate nel Pei, garantire l’iscrizione all’ultimo anno delle superiori, valutare il servizio pre-ruolo svolto su posti di sostegno nei vincoli relativi alla mobilità richiesta.

Come occorreva introdurre, senza eccezioni, un “tetto” al numero di studenti per classe, non più di 20, al fine di garantire la necessaria personalizzazione degli interventi didattici e una più efficace azione inclusiva del corpo docente e di tutti gli altri membri della comunità educante scolastica. L’aumento di spesa derivante dal maggior numero di classi da formare avrebbe compensato dalla generale diminuzione degli alunni iscritti negli istituti di ogni ordine e grado. Allo stesso modo, si sarebbe dovuto provvedere all’adeguamento della dotazione organica del personale Ata, i quali dovrebbero essere i responsabili della funzione delicatissima dell’assistenza igienico – personale, in carenza strutturale di adeguamento degli organici di diritto e in presenza di clausole di impossibilità di modificare la consistenza numerica di tale personale, allo stesso modo dei docenti di sostegno, pur in presenza di bisogni effettivi maggiori, con i rischi che tutto ciò comporterà.

WhatsApp
Telegram

TFA sostegno IX ciclo. Segui un metodo vincente. Non perderti la lezione in sincrono a cura della Dott.ssa Evelina Chiocca sul Pei