Riforma formazione docenti: Turi (UIL): supplenze simulate nelle scuole, si impara sul campo

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“La prima partita dei docenti precari con almeno tre anni di servizio non è sufficiente, vanno trovate soluzioni e date risposte certe al restante personale, sulla base degli impegni assunti”.

Pino Turi, leader della Uil scuola, non è rimasto soddisfatto dell’incontro di oggi tra Miur e sindacati. Era il primo incontro concordato per definire il nuovo percorso di formazione e abilitazione per i docenti che non parteciperanno o non supereranno i concorsi previsti dal Decreto scuola del 10 ottobre.

Di fatto, non sono ancora emerse proposte concrete, né tempi di realizzazione, né tantomeno requisiti di accesso. “Il tempo degli approcci è scaduto – commenta Turi – vanno bene i tavoli tecnici ma se non si concretizza vogliamo capire se ci sono a monte difficoltà di natura politica”.

Che si tratti di una procedura da definire con urgenza per presentare il disegno di legge come collegato alla Legge di bilancio, è chiaro sia a noi che al Miur”, osserva Turi. “Nella riunione di oggi, invece,  l’amministrazione è arrivata senza una proposta ma col solo scopo di ascoltare i sindacati, per un primo approfondimento, rinviando ad un momento successivo il confronto su un testo definito”. La soluzione trovata nei giorni scorsi in favore dei docenti precari con almeno tre anni di servizio non è sufficiente,vanno trovate soluzioni e date risposte certe al restante personale, sulla base degli impegni assunti.

“Molti sono i docenti rimasti fuori dal concorso straordinario, sia precari dello Stato che delle scuole paritarie, questi, poi si trovano tra l’incudine del decreto Dignità che riduce la possibilità di contratti a termine a 24 mesi e il martello dell’impossibilità ad acquisire una abitazione a meno di non voler appaltare all’estero questa possibilità. E vanno offerte pari opportunità e garanzie a tutti i precari che non rientrano nel concorso straordinario e che, comunque, fanno funzionare la scuola italiana. Diversamente, senza un paracadute, non potranno conseguire l’abilitazione e di conseguenza rimarrebbero esclusi, anche dalla possibilità di una  supplenza. Per la UIL non si può e non si deve giocare sulla pelle delle persone a cui è doveroso dare le risposte attese”.

Un roba non da poco. Ma all’incontro non c’era né il ministro né un vice, sembra di capire.

“E’ stato un incontro tecnico-politico con una delegazione non autorevole per chiudere accordi, adatta per una interlocuzione tecnica. L’amministrazione, rappresentata dal dott. Rocco Pinneri, ha rappresentato l’urgenza di definire il prima possibile un Disegno di legge in modo da presentarlo come collegato alla legge di bilancio. L’amministrazione è arrivata all’incontro senza una proposta ma col solo scopo di ascoltare i sindacati, per un primo approfondimento, rinviando ad un momento successivo il confronto su un testo definito. La UIL scuola ha rivendicato l’accordo col governo e richiamato l’amministrazione all’assunzione di responsabilità, al di là della natura del tavolo se tecnico o politico. Il tempo stringe. Sentiamo l’urgenza di fare una verifica per fare gli accordi. Non ci sono solo precari, questa questione va avanti da troppo tempo. Abbiamo discusso per lungo tempo dei concorsi riservati, dei diplomati magistrale, oggi abbiamo questa cosa qui. Bisogna assolutamente chiudere il cerchio. I precari che sono rimasti fuori dai concorsi riservati devono avere una prospettiva di lavoro, che viene meno se non riescono ad avere un’abilitazione all’insegnamento, perché prima o poi con il concorso ordinario furuto ci saranno tanti docenti che li scavalcheranno. Il concorso ora è abilitante. Dunque chi lo supera va in una lista pretermessa, che viene prima rispetto a quella dei non abilitati. Vogliamo dare una prospettiva a queste persone? La risposta va data e dunque va trovata”.

Si troverà una risposta?

“C’è stato un rinvio perché l’incontro è stato interlocutorio. Ci ritroveremo lunedi 28 ottobre. Intanto il tavolo di oggi si è ribellato e bisogna fare una verifica politica per vedere se si vuole ottemperare agli accordi. I tavoli non possono durare all’infinito. Se non si vuol chiudere occorre sapere se ci sono problemi politici. Se non ce ne sono, il ministro ci chiami e chiudiamo”

Come dovrebbe esser secondo voi la nuova formazione dei futuri docenti di ruolo?

“Ora si tratta di dare risposte alla fase transitoria, poi a regime ci saranno i concorsi ordinari e la questione dovrebbe finire. In questa fase transitoria occorre trovare soluzioni simili a quelle trovate in passato con i Tfa, per i neolaureati che non avevano mai insegnato, e i Pas, i percorsi speciali per i precari. Stessa risultanza: ti devi abilitare. L’abilitazione dovrebbe essere strutturata in termini di formazione, un pezzo gestita dall’università e un pezzo dalla scuola, con tutoraggio e tirocinio. A scuola: è lì che s’impara a essere docente. Se vuoi capire, devi andare sul campo. Magari capisci che non è il tuo mestiere e te ne vai. Un pilota cambia mestiere se scopre che non gli piace volare. Il tirocinio dovrebbe essere fatto dalle scuole. Nel concorso straordinario si fa infatti non solo il tirocinio ma anche la valutazione finale nell’ambito dell’anno di prova. Si potrebbe usare lo stesso schema usato per i concorsi straordinari”.

Questo presuppone che ci debba essere a una supplenza annuale. E se il casndidato in quel momento non ha un contratto con una scuola, non ha una supplenza in atto?

“Per queste evenienze io propongo una supplenza simulata presso le scuole. Con tirocinio pagato, se c’è la supplenza e magari senza retribuzione se non c’è la supplenza. Già all’università se la pagano i docenti la propria formazione, sono disposti anche a pagarsela. E’ una idea, questa, che mi viene ora. Le idee arrivano se ci si trova attorno a un tavolo, ma questo percorso si deve chiudere. L’incertezza non è una buona consigliera, neppure dal punto di vista politico, perché porta poi alla rabbia e la rabbia genera i mostri”.

Del contratto non si sarà discusso in questa sede. Nel frattempo però prosegue il balletto delle cifre.

“Per il contratto abbiamo chiesto una convocazione urgente al ministro. Quando è pronto lo ascolteremo, ora stanno preparando la Finanziaria. E per uscire dal balletto delle cifre occorre che parli il ministro, è lui è l’interlocutore. E’ lui che sa come stanno le cose”.

Arriva la notizia della morte del piccolo Leonardo, caduto dalle scale in una scuola di Milano. Pino Turi, è una tragedia che si poteva evitare?

“Attendiamo con rispetto il responso delle indagini che dovranno accertare le cause del drammatico incidente, ma vogliamo anche rivolgere a tutto il Paese l’appello a considerare con la dovuta attenzione le condizioni di sofferenza in cui versano le nostre scuole da Nord a Sud. Spesso inadeguati gli edifici scolastici, carenti gli organici del personale docente e ATA, insufficiente la vigilanza, assenti i controlli sull’idoneità degli ambienti vissuti quotidianamente da bambini e ragazzi dai 3 ai 19 anni. Non è questo il momento per denunciare le colpe di una politica spesso distratta sulle sofferenze della scuola, lo abbiamo fatto innumerevoli volte: vogliamo invece interrogarci su quanto lavoro dobbiamo ancora fare come sindacati della scuola e come lavoratori, per ogni ruolo ricoperto come docenti, dirigenti, personale ATA, organi collegiali, per fare un vero esame dei rischi che quotidianamente si vivono nella scuola. Non è più sufficiente fare continue segnalazioni alle autorità locali, quasi sempre con risposte tardive o inesistenti, né possiamo pensare di limitarci a delegare la sicurezza agli esperti, ben consapevoli delle responsabilità che comunque attengono al nostro lavoro e che non possono essere certo delegabili. La morte del piccolo alunno di Milano richiama una necessità che comunque investe l’intera comunità scolastica, quella di assumere con ancor più consapevolezza, nel progettare e nell’agire, la centralità dei temi riguardanti la sicurezza a scuola”.

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