Rete degli Studenti Medi e UDU in piazza per cambiare la scuola e l’Università

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Oggi migliaia di studenti in tutta Italia sono scesi in piazza perché stanchi di una politica che non li ascolta e per riscrivere i paradigmi di una scuola diversa più equa e giusta.

Dichiara Giammarco Manfreda, coordinatore nazionale Rete degli Studenti Medi: “Si parla di rilancio del paese, di PIL e di crescita. Il dato che rimane costante è il sottofinanziamento della scuola pubblica. Da un diritto allo studio completamente insoddisfacente, la cui assenza di fronte agli alti costi della scuola, alimenta i tassi di dispersione scolastica, ad una condizione mortificata degli studenti che li vede ogni giorno andare a scuola in condizioni di estrema difficoltà e trovarsi in edifici pericolanti e fatiscenti. Vogliamo una scuola gratuita, accessibile a tutti, che ci stimoli nel nostro percorso di crescita e non siamo più disposti a scendere a compromessi.”

Prosegue Elisa Marchetti, coordinatrice nazionale UDU – Unione degli Universitari: “Come la scuola, anche l’università pubblica è stata frustrata nel suo ruolo: svuotata di docenti e studenti in modo drammatico. Ormai è il luogo dove riemergono le disuguaglianze in modo più netto. Come abbiamo denunciato con forza anche nelle ultime settimane, quello del numero chiuso è sicuramente il primo ostacolo che nega il diritto allo studio, togliendo ogni anno a migliaia di studenti la possibilità di iscriversi alla facoltà scelta. In questi anni, di fronte alla sordità di politica ed istituzioni, abbiamo cercato di smontare questo sistema facendo valere la legge e ottenendo vittorie sempre più importanti. Chi entra all’università, poi, deve essere sostenuto fino al completamento del percorso: esigiamo che tutti gli studenti idonei alla borsa di studio la ricevano e che tutti gli idonei a un alloggio possano effettivamente usufruirne. Ora è arrivato il momento di far cadere una a una le tessere di un domino fatto di sottofinanziamento, carenza di strutture, precarizzazione e scarsità di docenti. E la situazione non migliora quando ci si affaccia al mondo del lavoro: nei tirocini curriculari non sono garantiti i diritti essenziali, così come nei praticantati; per non parlare poi degli anni di precariato che nella maggior parte dei casi si trovano ad affrontare i laureati. Il mondo del lavoro deve vedere i laureati come un’opportunità di sviluppo e non come forza lavoro a basso costo!”

Continua Manfreda: “In tutto questo l’alternanza scuola lavoro continua a presentare le criticità che denunciamo da ormai due anni alle quali il Ministero tarda a dare risposte concrete. Vogliamo un’alternanza scuola lavoro che sia una vera forma di didattica alternativa, di qualità per tutti. Ad oggi continuano a mancare regole che permettano che questo avvenga, criteri che definiscano chi può e chi non può ospitare queste esperienze e siamo stanchi di dover sentire di nostri compagni umiliati in esperienze che di formativo non hanno nulla. Vogliamo subito una Carta dei Diritti degli Studenti e delle Studentesse in Alternanza Scuola Lavoro, siamo già troppo in ritardo!”

Concludono Manfreda (Rete degli studenti medi) e Marchetti (UDU): “Vogliamo guardare avanti e ripensare il senso e l’idea di scuola e per questo paese. Vogliamo una scuola dove costruire la società più giusta ed equa di domani, dove educare alla convivenza e all’integrazione, dove combattere le violenze e le ingiustizie che ogni giorno diventano fatti di cronaca. Oggi siamo in piazza anche per i nostri compagni e amici italiani che il nostro stato non riconosce come tali. Vogliamo un’Università aperta e di massa che metta al centro lo studente e non sia asservita alle necessità del mercato, nella didattica così come nella ricerca. Archiviamo una volta per tutte la competizione sulle risorse e la falsa retorica del merito.
Siamo in piazza perché tocca a noi cambiare la scuola e l’università per cambiare questo paese!”

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