Renzi “3 mld riforma, ma tutti arrabbiati”. Precariato, mobilità, potenziamento, bonus merito, stipendio inadeguato: i punti nodali

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Non riesce a spiegarsi il Premier il motivo per cui un investimento ingente come quello fatto per la scuola dal suo Governo non abbia sortito gli effetti sperati.

“A differenza dei governi precedenti, abbiamo messo tre miliardi nella scuola. Nonostante questo siamo riusciti a fare arrabbiare tutti. Bisogna essere bravi per riuscirci. Evidentemente qualcosa non ha funzionato”.

Lo ha detto, in conferenza stampa a Palazzo Chigi, il premier Matteo Renzi, durante la presentazione dei mille giorni dell’esecutivo.

I correttivi?

I primi ai quali il Premier starebbe pensando sarebbero gli esclusi dalle assunzioni della legge 107, i docenti abilitati ai quali è stato chiesto di partecipare ad un concorso. Ma l’esito del concorso è stato per molti negativo, e dunque il problema è ancora tutto lì.

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Secondo grande problema: la mobilità dei docenti. Ad essere oggetto di contestazione l’algoritmo, spesso sbagliato (come hanno già dimostrato i giudici) che ha destinato a sedi lontane dalla propria provincia di residenza migliaia di docenti, soprattutto della scuola primaria. Nella legge di Bilancio che sarà approvata nelle prossime settimane un emendamento per la deroga al vincolo triennale permetterà a questi docenti di partecipare nuovamente alla mobilità, ma non si tratterà di una fase straordinaria su tutti i posti disponibili, ma di una fase ordinaria che vedrà a disposizione una quota parte di posti (il resto andrà alle nuove assunzioni). La percentuale sarà probabilmente stabilita nella contrattazione con i sindacati.

Contrattazione per il nuovo contratto che però non decolla. Avendo le OO.SS. chiesto di prevedere nel contratto mobilità da scuola a scuola per tutti, le stesse hanno posto, come pregiudiziale, l’obiettivo di ottenere risposte certe dall’Amministrazione in merito, prima dell’avvio della discussione sull’argomento dell’assegnazione da ambito a scuola. Risposte che non sono arrivate, costringendo i sindacati a sospendere la trattativa e a richiedere l’incontro con il Ministro.

Ma i problemi non sono certo finiti. Ad essere oggetto di contestazione è anche il bonus merito, quella premialità con la quale il Dirigente Scolastico, sulla scorta dei criteri individuati dal comitato di valutazione assegna una tot cifra agli insegnanti “migliori”. Le virgolette sono d’obbligo, perchè sul concetto di insegnante bravo si potrebbero spendere fiumi di parole. Soldi che poi in realtà i docenti non hanno ancora percepito, solo ieri infatti è stata inviata alle scuole la nota con cui si annuncia l’erogazione dell’80% della somma (non è stato possibile erogare il 100% a causa di ricorsi pendenti che potrebbero costringere il Ministero a chiedere indietro le somme anticipate).

Docenti utilizzati sul potenziamento. A poco è servita la nota del 5 settembre 2016, laddove

afferma che anche i docenti individuati su posti di potenziamento possono svolgere attività di insegnamento integrate ad altre attività progettuali. E di conseguenza docenti finora utilizzati solo per l’insegnamento curriculare possono occuparsi, in tutto o in parte, di attività di arricchimento dell’offerta formativa, in coerenza con le competenze professionali possedute. Le testimonianze da noi raccolte parlano di utilizzo indiscriminato per le supplenze, e della perdita di un ruolo definito all’interno della scuola che genera frustrazione. E neanche il Ministero a quanto pare riesce a venirne a capo. Una serie di FAQ esplicative, annunciate più di un mese fa, sono ancora in bozza e saranno ancora riviste dopo le contestazioni dei sindacati.

Stipendio e rinnovo contratto. Forse di questo punto avremmo dovuto parlare sin dall’inizio, perchè su questo continua a poggiarsi buona parte del malcontento dei docenti, e certo il bonus di 500 euro da investire per l’autoformazione e l’aggiornamento non potrà colmare la richiesta di una base stipendiale adeguata al ruolo e alla funzione.

Secondo quanto ha dichiarato il Ministro Madia, la riapertura del rinnovo dei contratti è imminente, anzi, per il Ministro della PA “è un dovere” e non solo un diritto.

L’aumento netto potrebbe essere compreso tra i 40 e i 50 euro, pochi rispetto alla perdita salariale dal 2008 quantificata in 180 euro mensili.

E il personale ATA? Dimenticato (il Ministro aveva annunciato ai sindacati il 10 ottobre un piano straordinario di assunzioni da inserire nella Legge di Bilancio, ma poi alla fine non è stato neanche presentato). I sindacati hanno chiesto un incontro per fare il punto della situazione.

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