Rapporto OCSE, Rete Studenti Medi e UDU: Italia fanalino di coda per finanziamenti Scuola e Università

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Comunicato Rete degli Studenti Medi – È uscito ieri il rapporto “Education at a glance 2019”, l’annuale pubblicazione Ocse che analizza i sistemi di istruzione dei paesi membri e di altri stati partner.

Il rapporto presenta dati su vari aspetti, dalla scuola all’università, per quanto riguarda la struttura, i finanziamenti e i risultati dei sistemi d’istruzione dei vari paesi presi in esame e, anche quest’anno, l’Italia si trova ad essere fanalino di coda in molti dei campi di indagine del rapporto.

“I dati che emergono dal rapporto 2019 sono in perfetta continuità con quelli degli anni passati – dichiara Federico Allegretti, coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi – confermando il costante stato di sottofinanziamento del sistema di istruzione in Italia, che diventa ancora piú evidente se paragonato agli altri paesi europei. L’Italia, infatti, spende una media del 3,6% del PIL per l’istruzione, contro una media OCSE del 5%, confermando una progressiva contrazione dei fondi pubblici investiti su scuola e università, registrando un calo del 9% nel periodo compreso tra il 2010 e il 2016. Una lunga serie di politiche scellerate che contrastiamo da anni hanno progressivamente distrutto il sistema di istruzione pubblica: oggi serve una svolta e serve subito.”

“Il nostro paese si riconferma fanalino di coda in Europa per numero di laureati – spiega Enrico Gulluni, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari – a fronte di un misero 19% dei 25-64enni rispetto a una media OCSE del 37%, un evidente dimostrazione della carenza di politiche serie in ambito universitario, rendendo l’istruzione terziaria un appannaggio per pochi, poco accessibile e costosa. Questo dato diventa ancora più preoccupante se letto assieme al numero di giovani NEET nel nostro paese, ovvero coloro che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in un percorso di formazione. In Italia infatti risultano essere il 26% dei giovani tra 18 e 24 anni, la terza quota più elevata tra i paesi OCSE, rispetto a una media del 14%. È evidente che sia necessaria un’inversione di rotta, dal campo dell’istruzione al lavoro giovanile, altrimenti il nostro paese non potrà tornare a crescere.”

Concludono Gulluni e Allegretti: “Questi dati sono l’ennesima conferma di quanto noi denunciamo da tempo: l’istruzione è sempre più ai margini dell’agenda dei diversi Governi, considerata spesso solo come un capitolo di spesa da tagliare quando invece c’è un estremo bisogno di investire sui giovani e sul futuro del nostro paese. La statistica ci dà il quadro scientifico del perché questo Paese sta soffrendo un crisi culturale senza precedenti. È vergognoso che la politica si dimentichi o peggio ancora non abbia intenzione di investire sulle giovani generazioni costruendo percorsi di formazione in grado di fornire gli strumenti necessari per affrontare i grandi processi di cambiamento in atto nel mondo. Chiediamo il ritorno al centro dell’agenda governativa dell’istruzione. Chiediamo più fondi per risanare la voragine che dal 2008 ha ingoiato le risorse dell’istruzione statale. Chiediamo una seria riforma dei processi didattici e dei cicli. Abbiamo l’acqua alla gola e questo è il punto di non ritorno.”

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