Quota 100, Anief: il governo teme fughe di massa e prende tempo, altolà del sindacato

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Comunicato Anief – Le norme dell’anticipo pensionistico arriveranno per decreto, da attuare col nuovo anno: si punta alle pluri-finestre annuali.

Ma secondo il sindacato Anief, le norme o sono giuste o illegittime. In ogni caso, per docenti, Ata e presidi non si possono realizzare uscite scaglionate, perché si esce obbligatoriamente ad ogni inizio di anno scolastico.

Il leader del giovane sindacato, Marcello Pacifico, rifiuta a priori qualsiasi ipotesi di congelamento dell’assegno o della liquidazione differita, né di decurtazione della mensilità: tutte manovrine create ad arte per ridurre la spesa.

La verità è che o si introduce subito e senza penalizzazioni l’uscita anticipata oppure ci si appellerà all’Europa, dove si continua ad andare in pensione in media a 63 anni e con il massimo dei contributi.

Sulla controriforma Fornero, il governo sembra virare: nelle ultime ore, il vicepremier Luigi Di Maio ha fatto sapere che i fondi per quota 100 e per il reddito di cittadinanza arriveranno con la legge di Bilancio, ma le norme attuative verranno inserite in “un decreto” che arriverà “a Natale o subito dopo”. Pubblicamente, la soluzione trovata servirà “per andare più veloci”. L’impressione è che, invece, si voglia prendere tempo per cercare di non fare lasciare il lavoro ad un numero troppo alto di dipendenti, soprattutto della pubblica amministrazione.

L’ammissione è arrivata per bocca dell’altro vicepremier, Matteo Salvini: “Se mi dicono che di botto se ne vanno in pensione centomila persone in settori chiave dell’amministrazione pubblica come le scuole e gli ospedali è ovvio che non possiamo consentirlo”, ha spiegato il leader della Lega, arrivando poi a sottolineare che si sta cercando di “provvedere gradualmente e con giudizio per evitare esodi di massa. Perciò nell’arco del 2019 ci saranno tre o quattro finestre per procedere a scaglioni”.

La scuola, però, ha le sue regole. E c’è poco da fare. L’uscita, ad esempio, è unica ed imprescindibile. Ed è quella dell’inizio dell’anno scolastico. Inoltre, il comparto è stracolmo di ultra 60enni, bloccati dalle ultime riforme, che continuano a rimandare la pensione ed ora rischiano di lasciare alle soglie dei 70 anni. Ora, cosa diciamo loro: andate gradualmente e un po’ per volta, perché altrimenti ci sono problemi di turn over?

Il sindacato rimane quindi fermo a quanto ribadito dei leader di governo: nella legge di bilancio sono previsti 7 miliardi per finanziare la quota 100, misura che permetterà di andare in pensione con i seguenti requisiti: 38 anni di contributi e 62 anni di età. Se dovessero subentrare modifiche disincentivanti, è chiaro che si tratterebbe di un’operazione scorretta, motivata ancora una volta da esigenze di ridurre la spesa, ancora una volta sulle spalle dei cittadini lavoratori.

“È totalmente inutile rifugiarsi dietro la grande platea degli aderenti all’anticipo pensionistico. Se la scuola ha quasi la metà del personale di docenti attorno ai 60 anni è solo colpa dello Stato, non certo degli insegnanti. E nella stessa situazione ci sono anche il personale Ata e migliaia di dirigenti scolastici. La verità è che o si introduce subito e senza penalizzazioni l’uscita anticipata oppure ci si appellerà all’Europa, dove si continua ad andare in pensione in media a 63 anni e con il massimo dei contributi”.  

“Le cose stanno così. Quindi, rifiutiamo a priori qualsiasi ipotesi di congelamento dell’assegno o della liquidazione differita, oppure di decurtazione della mensilità: tutte manovrine create ad arte per scoraggiare chi ha lavorato una vita, ha creduto alle promesse del governo di tornare ad un’età pensionabile decente ed ora rischia di essere messo davanti ad un bivio inaccettabile”, conclude Pacifico. 

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