Quando l’occupazione costituisce reato

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Attenzione a occupare l’Università e soprattutto attenzione a chi compie questo gesto. A Palermo, l’occupazione dell’Ateneo è finita con l’acclarata colpevolezza di aver commesso reato.

E’ quanto stabilito nella sentenza n.4393 della Corte di Cassazione che ha rilevato una condotta criminosa da parte degli occupanti.

Ad entrare nello stabile di proprietà dell’Università e rimarvi per un periodo erano state alcune persone di un centro sociale. Lo avevano occupato abusivamente per soggiornare, adibendo alcuni locali a dormitorio. Gli inquilini non autorizzati sono rimasti lì fino allo sgombero coatto da parte della polizia e dei vigili del fuoco.

Le forze dell’ordine sono intervenute dietro denuncia da parte dell’Ateneo. Al loro ingresso, quattro persone sono state colte in flagranza, visto che non sono riuscite a giustificare la loro presenza in quel luogo. Negli ambienti universitari erano stati introdotti anche striscioni, attrezzature ginniche e altri materiali non di proprietà dell’Università.

Gli occupanti abusivi sono stati processati e condannati in primo e secondo grado per invasione di edificio.

La Cassazione, con la sentenza, ha considerato il reato di tipo permanente (e non istantaneo), cioè quando gli effetti antigiuridici del reato permangono anche dopo la realizzazione dell’evento.

In sostanzasi legge sul Sole 24 Ore che ha riportato la notizia – chiosano i giudici, il lasso di tempo intercorrente tra la denuncia e lo sgombero, la presenza di oggetti non appartenenti all’ateneo e l’aver adibito alcune sale a dormitorio sono tutti elementi che certificano la partecipazione degli occupanti al reato, anche se costoro non abbiano partecipato all’iniziale invasione.

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