Quando gli esami di Stato possono essere una farsa. Lettera

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Inviato da Giuseppe De Carlo – Ogni anno nei primi giorni di giugno anche i docenti (oltre agli studenti) aspettano con ansia le nomine dei commissari esterni per gli esami di stato nella scuola superiore.

C’è chi non è interessato e spera di non essere nominato e c’è invece chi lo spera ma finge di non esserlo.
Il criterio principale che viene utilizzato per la nomina dei commissari esterni è innanzitutto l’anzianità di servizio. Come dire, l’esperienza è più importante di tutto, anche del merito, ma va bene, considerato che trattasi di una questione annosa da sempre dibattuta. Ma è evidente che a qualche commissario più giovane non resta che aspettare che i più anziani vadano in pensione.

Ci sono però un paio di questioni che a mio parere sono indecenti, per di più avvallate dalla normativa.
La prima questione è che per legge i compensi dei commissari esterni per gli esami di stato si compongono di due aliquote. Una quota fissa legata alla funzione di commissario esterno (911 euro) e una seconda quota legata alla distanza tra la residenza o sede di servizio e la sede di nomina per gli esami. Se il tempo di percorrenza con mezzi pubblici è inferiore a 30 minuti la quota è di 171 Euro, tra 30 e 60 minuti 568 Euro, tra i 61 e 100 minuti 908 euro, oltre 100 minuti 2270 Euro.
Indovinate un po’ dove un commissario esterno ambisce a svolgere gli esami? Voi direte che giustamente a sede d’esami più distante debba corrispondere una quota maggiore per il maggior disagio. Guarda caso quasi tutti i docenti preferiscono il maggior disagio e nella maggior parte dei casi lo ottengono pure grazie all’anzianità. Personalmente ritengo molto triste che la funzione docente, in questo caso di commissario esterno all’esame di stato, passi come qualcosa di accessorio o secondario. A dire che in fin dei conti ciò che conta non è l’esame in sé ma ben altro.

Ma vi è una seconda questione ancora più triste. Per legge non è possibile fare il commissario esterno due anni di seguito in una stessa scuola. Ad esempio i docenti di matematica nei licei scientifici sono per prassi consolidata nominati un anno commissari esterni e l’anno successivo commissari interni. Al terzo anno quando tornano a fare i commissari esterni, potrebbero perciò essere nominati nella stessa sede di due anni prima senza alcuna difficoltà. Considerato che le nomine dei commissari esterni devono avvenire all’interno della provincia di servizio, nelle piccole province uno stesso docente si ritrova a dover fare l’esame di stato spesso e volentieri in un’altra scuola che può anche essere la stessa di due anni prima. Insomma ti può anche capitare di dover fare il commissario esterno a intervalli di due anni sempre nella stessa scuola, al punto che si diventa di casa (come accade nelle piccole realtà), e a molti capita proprio così. Non credo che nelle province più grandi succeda diversamente anche perché sono i docenti che si scelgono le sedi attraverso le preferenze e se uno vuole potrebbe fare il commissario esterno ad anni alterni sempre nella stessa scuola (ricordiamoci che l’anzianità dà il diritto di precedenza nella scelta).

A mio parere, tutto ciò mette in seria discussione la forma dell’esame di stato nel modo in cui è stato concepito (commissioni miste, ma a qual pro se poi non saranno molto diverse dalle commissioni interne?).

A voi una riflessione.

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