Concorso Dirigenti Scolastici, deludente prova scritta. Lettera

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Inviato da Marco Indellicati – Non ricordo chi lo disse, forse Giuseppe Verdi. Lasciando forzatamente le proprie terre, voltandosi indietro, vide i contadini curare le viti con strumenti e attenzioni rudimentali, del tempo passato e affermò: “voltarsi indietro e guardare la bellezza delle tradizioni, che sia questo il vero progresso?”

Appartengo ad un’altra generazione, quella che ha bisogno di fare citazioni, di trovare la propria ispirazione facendo ricorso al “pensiero” alto, profondo, riflessivo. Ho bisogno di citare Albert Camus e “Il primo
uomo”, Paulo Freire e La pedagogia dell’autonomia e quella degli “oppressi”; e che dire di Daniel Pennac e il suo “Diario di scuola”!

Poi, la passione smisurata per le teorie di Piero Romei e Cesare Scurati, aperti alla vera innovazione, alle alleanze, più precisamente, al Valore dell’alleanza umana e a l’importanza del Fattore Umano; la scuola, le “sue” donne e “suoi” uomini, attente e attenti a diserbare e a solcare con cura
certosina l’intorno della pianticella, perché cresca libera, seguita, accarezzata con passione e rigore al tempo stesso.

Non voglio pensare in 140 caratteri, ne tantomeno riempire dozzinalmente, in 20 minuti, una pagina vuota, rispondere con la piatta sintesi “tecnocratica”, non voglio “dover essere” ad ogni costo, senza se e senza
ma. Volete costringermi a decidere per il male minore?

Sono sempre, nell’anima mia, convinto, con fiducia, amore e riconoscenza per la vita, per la piccola “conoscenza” che mi è stata concessa, con lo sguardo commosso, a rivolgermi verso il Bene possibile.

Dimenticavo, insegno Educazione Fisica, con tutto ciò che vuol dire e significa Educare, portare ALLA LUCE.

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